Sta facendo discutere la nuova proposta di legge che vede come primo firmatario Alessandro Morelli sulla necessità di riservare ai palinsesti radio una canzone italiana su tre. Nelle ultime ore molti utenti hanno manifestato il loro parere contrario su Twitter, ma nelle dichiarazioni rilasciate all’AdnKronos, il presidente della commissione Trasporti ha sottolineato come oggi la quota di repertorio italiano sulle nostre emittenti sia inferiore al 23%. «La musica non è solo un passatempo ma un racconto della nostra vita, della nostra cultura, dei momenti della vita, dei luoghi e dei sentimenti», ha confermato Morelli, «Promuovere la musica italiana significa sostenere l’industria della cultura del nostro Paese e quindi le tante persone che ci lavorano». È importante, continua inoltre l’ex direttore di Radio Padania, «interrogarsi su che fine fa la musica italiana per 365 giorni all’anno, quando si chiude il sipario dell’Ariston». (Agg. di Fabiola Iuliano)



“Lo scopo è quello di puntare sulla nostra musica”

Impropriamente viene già chiamata “legge anti-Mahmood” ed è una proposta legislativa, lanciata dalla Lega, che fa alquanto discutere dopo le polemiche già piuttosto aspre in merito al vincitore di Sanremo e al particolarissimo regolamento che ha ribaltato del tutto la scelta del telefoto popolare. Il primo firmatario della proposta di legge è il leghista Alessandro Morelli (Presidente della Commissione Trasporti e Telecomunicazioni alla Camera, già direttore di Radio Padania, ndr) e la richiesta è alquanto semplice: almeno una canzone italiana su tre in tutte le radio nazionali. La proposta proverebbe ad spingere le emittenti radiofoniche a conservare un terzo della loro intera programmazione giornaliera alla “mera” musica italiana: «Lo scopo è quello di puntare sulla nostra musica, dare spazio agli esordienti, tutelare la nostra tradizione». La proposta di legge – già firmata dai leghisti Maccanti, Capitanio, Cecchetti, Donina, Fogliani, Giacometti, Tombolato e Zordan – si intitola «Disposizioni in materia di  programmazione radiofonica della produzione musicale italiana» e all’articolo 2 scatta la proposta che sta dividendo già il web e gli addetti ai lavori «le emittenti radiofoniche, nazionali e private debbano riservare almeno un terzo della loro  programmazione giornaliera alla produzione musicale italiana, opera di autori e di artisti italiani e incisa e prodotta in Italia, distribuita in maniera omogenea durante le 24 ore di programmazione».



BUFERA SULLA PROPOSTA DI LEGGE “ANTI” MAHMOOD

Non solo, secondo il disegno di legge che la Lega presenterà nelle prossime settimane, sarebbe anche prevista una quota pari al 10% della programmazione giornaliera da dedicare esclusivamente ad artisti e produzioni italiane emergenti. Nella proposta di legge, da ultimo, si stabilisce poi che la vigilanza sulla applicazione della legge sarà affidata all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni la quale potrà «in caso di reiterata inosservanza delle disposizioni di legge, sospendere l’attività radiofonica da un minimo di otto ad un massimo di trenta giorni». Secondo Morelli, intervistato dall’Adnkronos, «La vittoria di Mahmood all’Ariston dimostra che grandi lobby e interessi politici hanno la meglio rispetto alla musica. Io preferisco aiutare gli artisti e i produttori del nostro Paese attraverso gli strumenti che ho come parlamentare». Primissimo a commentare è Al Bano Carrisi che va ben oltre la proposta leghista, «Solo una canzone italiana su tre è poca cosa. Almeno sette su dieci».

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