Matteo Salvini

“assolto” dagli iscritti del Movimento 5 Stelle per il caso Diciotti. Secondo la maggior parte degli attivisti che hanno votato sulla piattaforma Rousseau, il ministro dell’Interno non dovrebbe essere sottoposto a giudizio. I risultati della votazione sono usciti da poco. I votanti sono 52417. Di questi il 59,05 per cento ha votato sì, quindi contro l’autorizzazione a procedere (“Si, il ritardo dello sbarco è avvenuto per la tutela di un interesse dello Stato, quindi deve essere negata l’autorizzazione a procedere”). Il 40,95 per cento dei votanti ha votato no (“No, non è avvenuto per la tutela di un interesse dello Stato, quindi deve essere approvata l’autorizzazione a procedere”). Pertanto la maggioranza degli iscritti ha deciso che il fatto è avvenuto per la tutela di un interesse dello Stato, di conseguenza deve essere negata l’autorizzazione a procedere nei confronti del vicepremier. (agg. di Silvana Palazzo)



DISSIDENTI M5S CONTRO QUESITO-SALVINI

Una polemica subito “smontata”, almeno in forma ufficiale, dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte dopo alcune indiscrezioni pubblicate dall’Adnkronos in merito ad presunte dichiarazioni del Premier sul voto online ancora in corso sulla Piattaforma Rousseau. Si è infatti diffuso nel pomeriggio la notizia secondo cui Conte si sarebbe detto assai contrario al voto online sul caso Diciotti e su altre vicende del genere: dopo quasi un’ora è però giunta la smentita ufficiale di Palazzo Chigi che smentisce di aver espresso, «anche solo in modo informale una posizione o un commento in ordine alla consultazione in corso sulla piattaforma Rousseau. Quel che aveva da dire lo ha già dichiarato ufficialmente nel documento che è stato inviato al ministro Salvini e allegato agli atti che sono all’attenzione della competente Giunta del Senato. In particolare il presidente non intende in alcun modo influenzare le espressioni di voto degli iscritti, né tantomeno intende interferire nelle autonome valutazioni che spettano ai senatori». Intanto i dissidenti M5s (e non solo loro) si scagliano contro le inefficienze della piattaforma online nel giorno forse più importante degli ultimi mesi per il sistema della Casaleggio e Associati: «L’associazione Rousseau usufruisce di 90mila euro di soldi “pubblici”, versati dai parlamentari dai loro stipendi, dal mese di marzo 2018. Quindi ha ottenuto circa un milione di euro per implementare la piattaforma. Ad oggi non è dato di avere né una fattura o una ricevuta del versamento né un rendiconto puntuale di come sono stati impiegati questi soldi. Almeno dovrebbe funzionare come un orologio svizzero. Non riesco neanche a connettermi», scrive su Facebook la senatrice M5s Elena Fattori.



GRILLO, “FIDUCIA IN DI MAIO”

Gli attivisti del M5s hanno tempo fino alle 21.30 per votare su Rousseau il “futuro” di Matteo Salvini sul caso Diciotti. Nelle ultime ore è montata la polemica sulla via scelta dal partito guidato da Luigi Di Maio, con le parole di Beppe Grillo che ha innescato un feroce dibattito in casa pentastellata. Il comico genovese ha tenuto a precisare nelle scorse ore: «Quella di ieri era solo una battuta, piena fiducia in Di Maio». Ma il caos non si placa, anzi. Diverse le prese di posizione nelle ultime ore in casa grillina, con il ministro ai Beni Culturali Alberto Bonisoli che ha commentato: «Voterò dallo smartphone sulla piattaforma Rousseau. La mia scelta? Mi sento coimputato: partecipai insieme al governo alla decisione». Vito Crimi, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ha invece parlato di «voto non fondamentale», sostiene Repubblica. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)



SALVINI: “SONO TRANQUILLO, NON MOLLO”

«Sono tranquillo: gli italiani sanno che ho fatto il loro bene, difendendo i confini e la sicurezza nazionale. E non mollo!»

, così Matteo Salvini su Twitter nel giorno del voto degli attivisti M5s sulla piattaforma Rousseau a proposito del caso Diciotti. Forza Italia, che ha annunciato il voto contrario all’autorizzazione a procedere contro il ministro dell’Interno, ha attaccato i pentastellati: «La “democrazia” diretta da una piattaforma di una società privata è un pericolo per la democrazia reale, quella vera!». Duro anche il Partito Democratico, questo il commento di Andrea Romano: «Il voto online sulla Piattaforma Rousseau sull’autorizzazione a procedere per Matteo Salvini? Solo una farsa per salvare la poltrona di Di Maio e dei suoi colleghi». Infine, l’analisi di Alessia Morani: «Se i senatori del M5s non sono in grado di prendere da soli la decisione sul processo a Salvini, cosa stanno a fare in Parlamento? Per cosa sono pagati? Così la rappresentanza viene completamente svuotata di senso e viene palesemente violato l’art 67 della Costituzione». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)

M5S, VOTO ONLINE ROUSSEAU SUL CASO DICIOTTI

È ufficialmente slittata di un’ora la conclusione della votazione sulla piattaforma online del Movimento 5 Stelle visto che non sono stati pochi i disservizi di Rousseau nella prima ora di apertura voto questa mattina: gli iscritti M5s potranno votare fino alle ore 20, mentre le polemiche politiche non accennano minimamente a diminuire. Silvio Berlusconi a Mattino 5 ha rincarato la dose di quanto già annunciato sempre a Mediaset ieri sera «Se fossi un elettore grillino mi sentirei preso in giro. Si tratta semplicemente di un tentativo di scaricare sulla loro base la responsabilità della decisione e hanno lanciato sulla loro base degli avvertimenti ricattatori. Dicono ‘attenzione perché se Salvini dovesse essere rinviato a giudizio cadrà il Governo’. E’ un ricatto evidente rivolto ai loro sostenitori e ai loro parlamentari. E credo che anche la Lega dovrebbe tener conto di questi atteggiamenti». Sull’ambiguità del quesito è poi intervenuto il leader M5s Di Maio che ai cronisti ha ricordato «Da capo politico sosterrò il risultato della consultazione online sul caso Diciotti. Qualcuno si è lamentato del quesito ma è lo stesso che verrà posto in Giunta per le autorizzazioni. Non parlo sui se e sui ma». Nel frattempo, chi ha votato già su Rousseau stamattina avrà notato una leggera modifica sul testo presentato agli iscritti: “Si, è avvenuto per la tutela di un interesse dello Stato, quindi deve essere negata l’autorizzazione a procedere” si legge nella prima opzione, mentre la seconda recita “No, non è avvenuto per la tutela di un interesse dello Stato, quindi deve essere approvata l’autorizzazione a procedere”.

SINDACI M5S VS SALVINI

Il voto è iniziato alle ore 10, il Governo – garantiscono da Lega e M5s almeno in forma ufficiale – non cadrà a prescindere da qualsiasi risultato arriverà dalla votazione su Rousseau: in realtà, le manovra delle differenti basi politiche sono numerose e molto ancora potrebbe succedere da qui al momento in cui si sapranno i risultati (anche se come previsto saranno non moltissimi a partecipare al voto visto l’esiguo numero degli iscritti M5s rispetto all’elettorato italiano). I sindaci “vip” del Movimento 5 Stelle hanno preso tutti posizione in queste ore e rappresentano un coro abbastanza in linea con gli umori della “pancia” grillina: «Le responsabilità, anche politiche, devono restare personali. E’ giusto che siano i giudici a esprimersi» hanno spiegato al Fatto Quotidiano Chiara Appendino, Virginia Raggi e Filippo Nogarin. Forti critiche invece continuano a piovere sulla modalità “ambigua” di un quesito ancora poco chiaro e assai molto discusso: «Il M5s prima di governare urlava giustamente contro chi godeva dell’immunità per non farsi processare. Ora senza pudore tentenna per salvare il capo dell’alleanza Salvini e fa votare iscritti con un quesito imbarazzante. Che si fa pur di stare attaccati alle poltrone. Onestà, onestà!», attacca il Sindaco di Napoli Luigi De Magistris, mentre il Presidente dell’Europarlamento Antonio Tajani sottolinea il pericolo di «dittatura del web che decide del destino della politica». Intanto, sul fronte votazioni, già emergono le prime difficoltà con la piattaforma Rousseau che in molti casi viene segnalata lentissima se non addirittura irraggiungibile per i troppi accessi: non proprio un ottimo viatico per un voto considerato “cruciale” per il destino del Governo.

VOTO ONLINE SU ROUSSEAU

È il giorno tanto atteso del voto online sulla piattaforma del M5s, Rousseau, con tutti gli iscritti del Movimento chiamati a dare il proprio giudizio sull’intricato caso Diciotti: i giudici del Tribunale dei Ministri di Catania hanno chiesto al Senato di lasciare il via libera al processo contro il Ministro degli Interni per aver “sequestrato” i migranti sulla nave Diciotti lo scorso agosto per alcuni giorni al largo di Catania. Con il voto di oggi, la base M5s è chiamato a dare il proprio Sì-No con il risultato che dovrebbe determinare la conseguente scelta dei senatori M5s prima in Giunta per le immunità e poi direttamente in Aula a Palazzo Madama. Qui finisce l’aspetto “semplice” del voto di oggi e si apre invece il grande mare magnum che si prepara ad esplodere sull’ennesimo capitolo del caso Diciotti: con l’annuncio dato ieri sul Blog delle Stelle, una bufera politica si è abbattuta su Di Maio e Casaleggio per una “bizzarro” quesito con cui viene chiesto parere agli iscritti M5s: «Il ritardo dello sbarco della nave Diciotti, per redistribuire i migranti nei vari paesi europei, è avvenuto per la tutela di un interesse dello Stato? Sì, quindi si nega l’autorizzazione a procedere. No, quindi si concede l’autorizzazione a procedere». In pratica, se si vuole votare “Sì” al processo di Salvini bisognerà opzionare “No” su Rousseau e viceversa, chi vorrà “salvare” Salvini dovrà optare per il “Sì” sulla piattaforma M5s.

IL QUESITO “AMBIGUO”

Le votazioni sono aperte dalle ore 10 alle ore 19, con tutti gli occhi della politica che per un giorno rimarranno sulla Piattaforma online più bistrattata e attaccata (non solo dagli oppositori politici): «Non è chiara – spiega a Repubblica la dissidente Paola Nugnes – bisogna fare uno sforzo per non votare diversamente dalle proprie intenzioni» e le fa eco anche l’altra ribelle grillina, Elena Fattori «il voto online è illegittimo, io dirò sì al processo». Addirittura Beppe Grillo si è permesso di “ironizzare” sull’ambiguità del quesito («Se voti Si vuol dire No. Se voti No vuol dire Si. Siamo tra il comma 22 e la sindrome di Procuste!»), tanto che in serata ieri il Blog delle Stelle ha provato a mettere una “pezza” con ben poco successo: «La questione è semplice. La risposta chiesta agli iscritti a Rousseau per il voto di domani è uguale a quella che sarà chiesta martedì ai senatori della Giunta. Cioè se in quel caso si sia agito o meno “per la tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante ovvero per il perseguimento di un preminente interesse pubblico nell’esercizio della funzione di Governo».

A RISCHIO PIÙ IL GOVERNO DI SALVINI?

Per il M5s, il quesito scelto è stato opzionato in quella forma «perché pone il reale oggetto della questione,  che coinvolge anche le decisioni politiche del presidente Conte, del vice presidente Di Maio e del ministro Toninelli. Non si tratta di decidere se “mandare a processo il ministro dell’Interno” ma di valutare se la decisione di trattenere i migranti qualche giorno a bordo della nave Diciotti è stata presa sulla base di un interesse dello Stato o no». Al netto dei “tecnicismi”, la vera posta in gioco riguarda ovviamente la tenuta del Governo Lega-M5s: fonti dei Cinque Stelle ammettono che se il voto propenderà per il “procedere contro Salvini” potrebbe aprirsi immediatamente una crisi istituzionale di difficile soluzione. L’oggetto interessato sembra l’unico tranquillo (anche in forza del consenso ancora altissimo, «Contrattazione? Non siamo al mercato») mentre Di Maio e gli altri Ministri M5s – che nel tentativo di far sgonfiare la bolla politica si erano autodenunciati con il Premier Conte sul medesimo presunto reato – rischiano grosso per una frattura-imbarazzo interna al Movimento che potrebbe crearsi dalle 19 di questa sera in poi.