Giovedì 21 febbraio la Corte di Cassazione ha reso definitiva la condanna per l’ex presidente della Lombardia Roberto Formigoni per il reato di corruzione nella vicenda che ha visto coinvolte le fondazioni Maugeri e San Raffaele, riducendo a cinque anni e dieci mesi la pena inflitta dalla Corta di Appello (sette anni e mezzo), in quanto alcuni reati sono caduti in prescrizione.



Da varie parti si sta commentando il fatto segnalando come la sentenza, di fatto, giudichi il “modello di governo lombardo” sviluppato nell’arco dei 18 anni di presidenza Formigoni, svelandone i limiti in termini di efficienza, efficacia e sostenibilità nel tempo, cioè, in altre parole, in termini di impatto sul benessere dei cittadini lombardi passati, presenti e futuri e di tutti coloro che, a vario titolo, con gli attori pubblici e privati del sistema lombardo sono entrati e intendono rimanere in rapporto.



Niente di più inappropriato. La sentenza non giudica 18 anni di governo.

La prima legislatura Formigoni (1995-2000) costituisce una novità assoluta. Formigoni e la sua giunta hanno infatti il merito storico di proporre e implementare per primi un’ipotesi culturale che diviene visione politica fino al dettaglio della sua realizzazione sul piano amministrativo: la sussidiarietà. E’ in questa proposta fortemente innovativa, capace di integrare dimensione culturale, politica e amministrativa, che si fonda il modello che identifica la Lombardia negli anni successivi e, ancora oggi, in Italia e nel mondo.



Due sono le principali questioni nelle quali si impegna da subito la giunta: la riforma della “macchina” amministrativa regionale e la riforma della sanità. Nell’ambito del clima favorevole a innovazioni istituzionali creato dalle “leggi Bassanini” viene avviato in Lombardia un processo di trasformazione della struttura organizzativa regionale senza precedenti per intensità e continuità di investimenti, coinvolgendo dirigenti e dipendenti tutti nella condivisione di un modo di lavorare orientato alla fiducia nei cittadini.

In una situazione difficile, con performance basse e carenza di strutture (si pensi, ad esempio, alla cardiologia), la riforma della sanità – d’importanza primaria per le Regioni italiane che, in termini di bilancio, sono innanzitutto enti con competenza in campo sanitario – pone sullo stesso piano strutture sanitarie pubbliche e private, affermando il principio della “libera scelta del cittadino”, e introduce la separazione tra gli enti che erogano i servizi (le aziende ospedaliere) e gli enti che li pagano per conto degli utenti che li hanno liberamente scelti (aziende sanitarie locali), recuperando fortemente in termini di efficienza, efficacia e sostenibilità nel tempo degli enti e dei servizi che offrono.

Verso la fine della legislatura si avvia anche un processo di valorizzazione del ruolo pubblico della famiglia che porterà, tra altre politiche, all’introduzione del “Buono scuola”, ossia a un meccanismo concreto di sostegno alla libertà di scelta in campo scolastico, non marginale in una regione dove gli studenti iscritti alle scuole non statali sono poco meno del 10% sul totale degli iscritti.

In sintesi, come segnalato sopra, il punto di non ritorno che la legislatura lascia alla Regione e al Paese tutto è la pratica della sussidiarietà, soprattutto di quella orizzontale: le persone non sono solo destinatari degli interventi di policy, ma anche protagonisti e attori delle soluzioni.

Nella seconda legislatura Formigoni (2000-2005) Regione Lombardia, grazie alla riforma del Titolo V della Costituzione, passa da essere ente di amministrazione a essere ente di governo, divenendo così soggetto governativo e legislativo, capace di delegare incombenze amministrative alle Province, ai Comuni e alla società civile. In questo contesto, la giunta e il consiglio colgono appieno le nuove opportunità concesse, soprattutto in campo infrastrutturale, dove vengono avviate le realizzazioni della Pedemontana, della Bre.Be.Mi, della tangenziale esterna, delle autostrade regionali, di nuove linee ferroviarie e dove viene realizzato, in soli 30 mesi, il nuovo polo fieristico di Rho-Pero, e in campo internazionale, dove i nuovi poteri vengono utilizzati per promuovere nel mondo il sistema produttivo lombardo.

La terza legislatura Formigoni (2005-2010) è caratterizzata dall’incessante richiesta di ulteriori spazi di autonomia e competenze, in base all’art. 116.3 della Costituzione, da parte del consiglio e delle forze sociali ed economiche regionali al governo nazionale.

La richiesta di regionalismo differenziato va fortemente nella direzione della promozione dell’interesse nazionale, le ragioni addotte sono ben motivate e le soluzioni prospettate attentamente studiate. E’ la miopia dei governi centrali a frenare questa promettente prospettiva.

Pur in questo contesto di inconcludente dialettica con i governi nazionali e negli anni della crisi economica, vengono realizzati oltre 700 interventi, con oltre quattro miliardi di investimenti in campo sanitario e la realizzazione di sette nuovi ospedali, e procedono le costruzioni di Pedemontana, Tangenziale Est Esterna di Milano, Milano-Brescia, Bre.Be.Mi. Si riforma il mercato del lavoro, valorizzando il ruolo dei soggetti pubblici e privati, superando l’idea del “vecchio” ufficio di collocamento e si riforma il sistema educativo di istruzione e formazione. Si promuove lo sviluppo locale con gli “accordi quadro di sviluppo territoriale”, uno strumento innovativo, dove i percorsi sono co-progettati insieme ai soggetti del territorio, e si prova a contrastare la crisi economica con una legge sulla competitività.

Nel corso della quarta legislatura Formigoni (2010-2013), la giunta risponde alla crisi economica con un importante accordo con il governo nazionale sugli ammortizzatori sociali e un prestito di 500 milioni dalla Banca europea per gli investimenti a sostegno delle imprese. Soprattutto risponde aumentando l’efficienza: la “macchina” amministrativa costa 21 euro per abitante, contro i 133 di media nazionale, con un costo del personale che incide per lo 0,9% sulla spesa corrente (a fronte di una media nazionale del 4,3%). Il bilancio della sanità è in pareggio dal 2001. La legislazione riordinata in testi unici. Regione Lombardia paga i propri fornitori entro 60 giorni dalla fattura, sempre. Non vi è altra parte del Paese dove siano in avanzata costruzione (e nei tempi previsti) tante nuove infrastrutture come in Lombardia: 181 chilometri di autostrade, 101 chilometri di ferrovie, 43 chilometri di nuove metropolitane. Si inaugura Palazzo Lombardia. Il nuovo palazzo consente ogni anno un risparmio di 6 milioni di euro. Il suo ammortamento costa infatti 20 milioni di euro, a fronte dei 26 milioni che costavano i canoni d’affitto delle 21 sedi esterne ove era situata buona parte degli uffici.

No. Questa sentenza non giudica 18 anni di governo.