Francesco Desogus, candidato presidente del Movimento 5 Stelle, non sembra aver convinto gli elettori della Sardegna ad eleggerlo governatore della regione. Rispetto al dato delle elezioni politiche del 4 marzo i pentastellati sembrano avviarsi verso una vera e propria debacle: dal 42% del voto nazionale al 14,5-18,5% fotografato dagli exit-polls di Opinio Italia diffusi in serata dalla Rai. Desogus è dietro rispetto a Solinas e Zedda in tutte le sezioni che hanno completato lo spoglio: nei due seggi del Sulcis e dell’Oristanese il candidato del movimento capeggiato da Luigi Di Maio è fermo all’11,85%, lontanissimo da centrodestra e centrosinistra. Proprio questo risultato così al di sotto delle aspettative potrebbe comportare dei problemi per il capo politico: nel 2009, Walter Veltroni lasciò la segreteria del Pd dopo la sconfitta alle regionali sarde. Ricorso storico in vista? (agg. di Dario D’angelo)



DESOGUS, “NOI O I CORROTTI”

Elezioni regionali in Sardegna, è Francesco Desogus il candidato presidente del Movimento 5 Stelle: subentrato a Mario Puddu, che ha rinunciato alla candidatura per una condanna in primo grado a un anno per abuso di ufficio, l’agronomo classe 1959 ha ricoperto diversi incarichi nella pubblica amministrazione, tra cui il ruolo di direttore del servizio Parchi e Giardini del comune di Cagliari. In casa M5s sarà riflessione in caso di flop, che seguirebbe quello dell’Abruzzo, ma i pentastellati schierano i “pezzi forti” per tentare di sovvertire i pronostici: venerdì Luigi Di Maio è stato in Sardegna per chiudere la campagna elettorale. Lo stesso Desogus ha voluto elogiare l’appoggio dei vertici grillini: «Assieme a lui hanno avuto un ruolo importante anche diversi ministri che hanno potuto conoscere da vicino la nostra realtà, affrontando temi importanti come quelli della sanità, della cultura, dei trasporti e dello sviluppo».



L’ATTACCO AGLI IMPRESENTABILI

«Potete scegliere le coalizioni piene di inquisiti e condannati o scegliere il vero cambiamento del MoVimento 5 Stelle», così Francesco Desogus a pochi giorni dalla consultazione elettorale: il candidato governatore M5s si è scagliato contro gli otto impresentabili segnalati dalla Commissione Antimafia (cinque nelle liste di centrodestra, due in quelle di centrosinistra, uno nel Partito dei Sardi). Ecco le parole di Desogus: «Corruzione, concussione aggravata, perfino traffico di stupefacenti. I partiti tradizionali non hanno veramente ritegno. Perché solo la vecchia politica ha il coraggio di presentare agli elettori dei candidati sotto processo per reati così gravi. Lo sapevamo già ma ora a dirlo è anche la Commissione Antimafia che ha scovato nelle liste diversi “impresentabili”, le cui candidature non sono conformi al Codice di autoregolamentazione che la stessa Commissione ha fissato». E ha aggiunto: «Viviamo in un paese che garantisce a tutti la presunzione di innocenza fono al terzo grado di giudizio ma una cosa è la giustizia altra la politica, che dovrebbe avere ancora più rigore nel scegliere le persone che andranno a sedersi nelle istituzioni. I candidati dovrebbero essere “candidi”, trasparenti, integerrimi. Invece centrodestra e centrosinistra abbiamo visto che se ne infischiano, pur di tutelare se stesse e i loro esponenti».



FRANCESCO DESOGUS TRA REDDITO DI CITTADINANZA E ZONA FRANCA

Intervistato da Vistanet, Francesco Desogus ha parlato del reddito di cittadinanza, provvedimento bandiera M5s su cui ha puntato molto nel corso della campagna elettorale: «Intanto si immetterà una massa monetaria in più che verrà circuitata nell’economia sarda e questo smuoverà inevitabilmente il mercato del lavoro. Sono 226mila i sardi che accederanno, in misura diversa, al reddito di cittadinanza. Le persone che lo percepiranno, in attesa di ricevere proposte di lavoro concrete, non staranno a casa, presteranno servizio presso le istituzioni, comuni e province. Questo farà acquisire esperienza ai beneficiari del reddito e darà una mano agli enti pubblici sempre a corto di personale. E poi se non accettano una delle tre proposte di lavoro, in 18 mesi perderanno il reddito di cittadinanza». Una battuta sul rebus indipendenza-insularità-zona franca: «Di cosa ha bisogno la Sardegna? Zona franca: bisogna fare chiarezza, però, se parliamo di dazi export-import va bene. In zone ben delimitate ci possono essere attività estero su estero detassate. Ma ovviamente chi parla di zona franca come una situazione in cui il cittadino fa benzina e anziché spendere 1.50 euro al litro spende 70 centesimi, ci sta prendendo in giro. Perché è proprio con quelle accise che si finanziano molte attività regionali. Quanto all’indipendenza, noi siamo già indipendenti. Siamo già nazione, siamo un isola lontana dal resto del paese, abbiamo lingua, tradizioni, storia e cultura nostri, e soprattutto lo siamo politicamente, perché siamo a statuto speciale. Pensare di staccarci completamente e diventare totalmente autonomi è un’utopia. Non abbiamo le risorse e francamente non penso siano così tanti i sardi che lo vogliono. I sardi piuttosto dovrebbero essere uniti, pensare a un interesse comune, non essere divisi».