Dopo l’Abruzzo anche la Sardegna: il crollo dei 5 Stelle sembra inarrestabile e c’è chi si domanda se si allargherà anche al resto d’Italia. Per Mauro Suttora, giornalista, scrittore e profondo conoscitore del Movimento 5 Stelle, “si sta ormai andando verso una caduta a livello nazionale. Al Nord ad esempio, “la parte dell’Italia che conta, i 5 Stelle sono oggi intorno al 10% rispetto al 20% che avevano raggiunto”. Sembra poi sempre più vicina una scissione: da una parte Luigi Di Maio e dall’altra i parlamentari e la base guidata dal presidente della Camera, Roberto Fico, che “è di estrema sinistra” dice ancora Suttora. Il futuro del Movimento 5 Stelle sarà deciso dall’esito delle prossime elezioni europee.
I 5 Stelle sono crollati prima in Abruzzo e poi in Sardegna: sono solo situazioni locali o la tendenza si sta propagando in tutto il Paese?
Questa caduta dei consensi è una tendenza che sta toccando tutta l’Italia. Presto si voterà in Basilicata, ci saranno le comunali in Sicilia e le regionali in Piemonte, queste ultime in contemporanea con le europee, e questi appuntamenti elettorali ci confermeranno il sospetto che si tratti ormai di un trend nazionale inevitabile.
Di Maio sta cercando disperatamente un rilancio dopo queste sconfitte. Da tempo parla di trasformazione del movimento in partito tradizionale. Secondo lei, può funzionare?
Il vero nodo che pongono i dissidenti, cioè quel 41% che ha votato contro Salvini sul caso Diciotti, non è tanto avere venti segretari regionali, come sembra si voglia proporre nei prossimi giorni, ma chi li elegge. Di Maio li vuole nominare lui, mentre giustamente i dissidenti dicono che devono essere eletti dalla base regione per regione.
Questo cosa significa?
E’ una cosa mai successa nel Movimento, perché all’idea di strutturarsi in partito c’è sempre stato prima il rifiuto di Casaleggio padre e ora del figlio Davide.
Sta dicendo che Di Maio rischia di prendere un sonoro schiaffone dalla base?
Sì, e possiamo già contare i mesi ormai prima che si arrivi alla scissione. Scissione che poi sarà indicata da Casaleggio, a seconda della posizione che prenderà. Lui è di destra, mentre i dissidenti come Fico sono di estrema sinistra. Assisteremo a una guerra totale.
Una scissione tra l’anima di sinistra e quella più governativa?
Secondo me, avverrà più per il metodo che per il merito. L’unico che è rimasto fedele all’anima del Movimento, nel caso del voto su Salvini, è stato Nicola Morra.
In che senso?
Nel senso che nel M5s, che da dieci anni sostiene la politica dei manettari, adesso si sono messi a fare i garantisti con Salvini. Anzi, più che manettari, direi forcaioli. Hanno tradito la loro stessa anima, è evidente a tutti.
Quanto vale Fico?
Lui cerca di accreditarsi quel 41%, in realtà di coloro che usciranno allo scoperto nella votazione su Salvini sono solo in 4. Fino alle europee staranno tutti zitti per la paura folle di essere espulsi. Rimarranno tutti fedeli a Salvini in nome del potere, della poltrona e dello stipendio.
Insomma, c’è una differenza netta tra gli eletti e la base, è così?
Sì, una differenza totale, sono due cose completamente diverse. Molti degli eletti non sono stati scelti con le parlamentarie, ma direttamente da Di Maio, come nel caso di personaggi come il comandante De Falco, che si è rivelato persona onesta e tutta d’un pezzo, ma neanche questi gli garantiscono fedeltà.
Alle europee che cosa farà il M5s?
Vorrei sottolineare un aspetto curioso: nessun organo di stampa ha approfondito chi sono i personaggi con cui Di Maio ha stretto alleanza in vista delle europee. Forse perché si tratta di signor nessuno, sono una barzelletta. Dei quattro alleati, due non sono neppure presenti nei rispettivi parlamenti nazionali, uno è un rocker fascista polacco impresentabile. Sono tutti personaggi assurdi, peggio dei gilet gialli. I 5 Stelle non hanno nulla in comune con nessuno di loro.
E che programma presenteranno i 5 Stelle?
Sono alla disperata ricerca di qualche parola d’ordine forte, che gli faccia recuperare qualche voto, visto che Di Battista, dopo le figuracce che ha fatto da quando è tornato in Italia, è stato messo a tacere.
Lo scenario più plausibile?
Se vanno sotto il 20% sarà un crollo. Se invece riescono a dire che hanno gli stessi voti del 2014, il 21%, potranno sperare di tirare avanti ancora un po’.
Fino a una inevitabile crisi di governo?
La crisi di governo probabilmente ci sarà: quando in una coalizione uno dei due partiti crolla e l’altro raddoppia, nonostante tutta la buona volontà, non si può più stare insieme. E poi il classico centrodestra con Lega e Forza Italia sta funzionando benissimo. Il Piemonte darà un’indicazione decisiva: al Nord i grillini sono ormai al 10% rispetto al 20% raggiunto alle politiche. E quando sei al 10% nella parte che conta dell’Italia sei già morto e finito.