La Sardegna ha votato. Ma già domenica in serata gli exit poll preparavano la narrazione anti-salviniana del voto. “Testa a testa tra Zedda e Solinas”, “La Lega non sfonda”,”Il governo gialloverde a rischio”. Il tambureggiare della disinformazione non si è placato neppure di fronte alla flagranza dei risultati. Solinas, senatore leghista e capo del Partito Sardo d’Azione ha stravinto. Altro che testa a testa. Il Pd è sul 13,5%, la Lega all’11,4%, Forza Italia all’8%, il Partito Sardo d’Azione al 9,9% e FdI al 4,7%.
Una classifica parziale che al momento dà il primato al Pd, che partiva però dal 22% delle regionali del 2014 ed è in leggero ritardo anche sul risultato delle politiche del 4 marzo scorso (14,8%). La Lega, che debutta in Sardegna alle regionali per la prima volta con queste elezioni, supera il 12% ma alle politiche aveva ottenuto con il partito di Solinas circa il 10% ed oggi il risultato dei due alleati supera il 22%. Forza Italia in netto calo: dal 18% di cinque anni fa è passata al 14 delle politiche e ora si attesta sul 9% circa. Tra i partiti della coalizione di centrodestra, FdI mantiene il 4% delle politiche confermando un +2% rispetto al voto regionale del 2014.
La Lega di Salvini dunque non solo vince ma egemonizza il centrodestra in chiave sovranista e al contempo per paradosso ingloba gli indipendentisti sardi. Salvini capisce al volo la trappola mediatica condivisa sulle televisioni pubbliche e private dall’asse Pd-Berlusconi e spara a palle incatenate: “se questo è un flop vorrei farlo tutti i giorni”.
Non è un flop. Salvini fa sempre più paura. A tutti. Ed in particolare all’uomo di Arcore che ripete ossessivo la sua litania, riecheggiato da Tajani e Carfagna: la Lega faccia cadere il governo e torni a casa. Ma la nuova strada intrapresa dal vicepremier e ministro degli Interni porta diritto al cuore dell’Europa. E sarà il flop più clamoroso: si dice oltre il 35%…