Dopo Paola Nugnes, anche Elena Fattori si è soffermata sul ruolo di Luigi Di Maio e sulla presentazione della riorganizzazione del Movimento 5 Stelle. Ecco le parole della dissidente ai microfoni di Askanews: «Di Maio è stato votato quindi deve svolgere il suo ruolo di capo politico. Però secondo me deve fare solo il capo politico che è già un impegno enorme e dovrebbe dimettersi da ministro: non dovrebbe ricoprire tutti gli incarichi che sta ricoprendo. Non perché è un cretino ma perché non ha le forze per fare tutto, nessuno le avrebbe». Prosegue la parlamentare grillina: «Non mi è chiara l’organizzazione che ha presentato oggi, non ho capito come intende procedere. Io comunque resto dell’opinione che ogni riorganizzazione debba essere bottom-up, partire dal basso: non deve decidere lui da solo ma deve ascoltare i territori». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
IL COMMENTO DI PAOLA NUGNES
«Durante la campagna per le politiche quelle 2-3 persone che anche oggi parlano, non contestavano niente perché c’era da essere eletti in Parlamento», questo l’attacco di Luigi Di Maio ai pentastellati “ribelli”, non è tardata ad arrivare la replica di una dissidente “par excellence” come Paola Nugnes. In una nota, riportata dai colleghi di Adnkronos, la parlamentare grillina ha spiegato: «E’ falso che noi ‘critichiamo’ Di Maio perché al secondo mandato. Vorrei ricordare al vicepremier e capo politico Luigi Di Maio che ad aprile 2017 i giornali già si occuparono delle mie posizione critiche su alcune sue affermazioni pubbliche su Almirante, Ong e ius soli. Allora ero ancora al mio primo mandato e da tempo mi opponevo, con altri, a quello che stavamo cominciando a percepire come ad una verticizzazione del potere. Così come feci ancora a settembre nel momento in cui Luigi Di Maio fu eletto capo politico, non perché fosse lui, che era il nostro portavoce di punta, quello su cui avevamo investito tanto, ma perché valutavamo in tanti che mettere il capo politico all’interno di una struttura organizzativa così fragile e fluida avrebbe fatto implodere il M5S. Il capo politico era e avrebbe dovuto restare Beppe Grillo, esterno al partito e non candidabile». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
“NON SIAMO INCOMPETENTI”
C’è un’interpretazione nuova, radicale, dell’impegno politico a giustificare la svolta M5s sul doppio mandato annunciata oggi in conferenza stampa da Luigi Di Maio. Il vicepremier ha spiegato il suo punto di vista, riportato dall’Ansa:”Fare il consigliere comunale non si può pensare sia un privilegio, lo dico in generale non solo per M5s. Oggi un nostro eletto in un comune è presidio di legalità e lotta contro i privilegi e contro la gestione disinvolta dei comuni. Dobbiamo discutere nuove regole: ad esempio affinché il secondo mandato non valga come tale in modo che possano pensare di candidarsi al Parlamento e al consiglio regionale”. Come riferito dall’Huffington Post, Di Maio ha rivendicato:”Nel racconto di ogni giorno c’è sempre il denigrare il Movimento. Non intendo avallare questo continuo comportamento che fa passare il Movimento come una forza politica incompetente. Siamo sempre più forti e coesi, porteremo a casa tutti i punti del contratto”. (agg. di Dario D’Angelo)
DI MIAO, “CON GRILLO NESSUN DIVERBIO”
La riorganizzazione del Movimento 5 Stelle, con l’apertura alle liste civiche e l’addio al tetto dei due mandati, ma non solo: Luigi Di Maio si è soffermato anche sulla situazione del governo e sulla corsa alle elezioni europee. A proposito del caso Diciotti e dei “dissidenti”, il leader grillino ha sottolineato che «il voto degli iscritti va rispettato, il voto sul blog ha mandato i parlamentari in Parlamento e i nostri iscritti decidono. Non sono mai stato così sicuro di una votazione come quella». Una battuta sui rapporti con Beppe Grillo dopo le voci di un diverbio delle ultime ore: «Con Beppe ci siamo sentiti dieci minuti fa, non c’è nessun diverbio, eppure a ogni voto per le amministrative escono frasi e virgolettati. Non c’è nessun problema con lui, basta con queste sciocchezze». Infine, un commento sulle elezioni europee: «Il nostro obiettivo è quello di non far fare 51% al Ppe e Pse: questo è il mio obiettivo dal punto di vista delle Europee. Il nuovo gruppo potrà essere uno degli aghi della bilancia del parlamento europeo e contrastare le politiche di austerity: cambiamo l’Europa per aiutare l’Italia e rimetterla al centro». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
“DIALOGO CON LISTE CIVICHE, VIA TETTO DUE MANDATI”
Luigi Di Maio aveva annunciato delle novità importanti sul futuro del MoVimento 5 Stelle dopo il flop alle elezioni regionali della Sardegna e queste sono arrivate come da previsioni in una conferenza stampa in cui il capo politico ha aperto alla riorganizzazione del M5s. Come riportato dall’Ansa, Di Maio ha spento sul nascere ogni discorso relativo alla messa in discussione della sua leadership, finita nelle ultime ore nel mirino dei cosiddetti “falchi”, che a Beppe Grillo, in qualità di Garante, hanno chiesto proprio la testa del vicepremier:”Il ruolo del capo politico si ridiscute tra 4 anni”. La riorganizzazione del MoVimento, ha dichiarato Di Maio rispondendo ai ribelli “non sarà calata dall’alto” ma decisa su Rousseau, probabilmente con un voto che avrà luogo già domani. Come riporta La Repubblica, Di Maio ha spiegato quali saranno i cardini del rinnovamento pentastellato:”Dialogo con vere liste civiche, non ammucchiate” e la fine della regola del doppio mandato per i consiglieri comunali, senza escludere che “possano candidarsi anche al consiglio regionale, o in Parlamento”.
DI MAIO, “ELEZIONI NEL 2023”
Di Maio ha ribadito il suo convincimento sul fatto che il flop M5s in Sardegna nulla abbia a che vedere con una crisi sul piano nazionale tale da ripercuotersi sul governo:”Le amministrative non si possono paragonare alle politiche” e non avranno “nessun impatto sulla vita né del M5s né del governo. (…) Sono concentrato – ha detto – per creare i presupposti perché l’Italia possa crescere in tutti i settori nei prossimi 4 anni. Non sto pensando al mio terzo mandato”. Di Maio ha ribadito:”Quelle due persone su 330 che hanno parlato contro di me non hanno il problema di essere rieletti in Parlamento. Il centrosinistra dal 2013 si illude di poter rubare voti al M5S alle amministrative come al mercato delle vacche. Ma i voti sono dei cittadini. Le parole di Tria sulla Tav? Vanno bene le opinioni personali, ma il faro è il contratto e si fa quello che c’è scritto. Le elezioni ci saranno nel 2023″.