«Ogni centesimo che ho guadagnato mi è stato sequestrato per pagare le cause civili dell’Unità al posto di un editore che nel tempo si è fatto nebbia»: Concita De Gregorio, ex direttrice dell’Unità, conduttrice e oggi collaboratrice di Repubblica, dopo i tweet al veleno di qualche giorno fa torna sul caso drammatico (a livello economico) delle cause per diffamazione intentate da Berlusconi contro il quotidiano fondato da Antonio Gramsci. Lei ha diretto l’Unità tra il 2008 e il 2011, in piena bufera “bunga-bunga” sull’allora premier Berlusconi, ma i suoi guai cominciano quando si licenzia per andare a Repubblica come semplice redattrice: «Quando la Nie, il mio editore, chiude con un concordato preventivo, tramite il quale cede la testata alla cordata guidata dall’imprenditore Pessina (e partecipata anche dal Pd, tramite la Eyu, ndr.) dismette la responsabilità civile per le cause di diffamazione. In quanto direttore, e in base alla legge sulla stampa del 1948, rispondo in solido per tutte le cause civili. Pago io, quindi, al posto dell’editore», spiega oggi in una intervista al Fatto Quotidiano. Le cause non riguardano suoi articoli bensì pezzi degli allora suoi giornalisti in redazione: Berlusconi, la famiglia, Confalonieri, Emilio Fede, Mediaset, in tanti in quegli anni si rivalgono con cause per diffamazione contro l’Unità (con condanne ufficializzate legittimamente dai giudici) ed è a quel punto che il problema sorge visto che l’editore di fatto “sparisce” e rimane solo Concita De Gregorio a dover rifondere tutto.



LE ACCUSE AL PD

«Io posso rivalermi su Nie, una sentenza del 2017 mi ha dato ragione su questo. Ma a chi mi rivolgo? In quella scatola non c’è nessuno che si assuma la responsabilità», confessa amaramente la De Gregorio ancora al Fatto, prima di attaccare il Partito Democratico «Ne ho parlato con Lorenzo Guerini e Luca Lotti. La risposta è stata la stessa: tecnicamente non siamo gli editori e la legge non ci impone nulla. Ma qualcuno può davvero sostenere che il Pd non fosse l’editore dell’Unità?». Con Renzi poi non sia è arrivati all’accordo e di fatto, da anni, la vicenda giudiziaria di quelle sentenza ricade quasi esclusivamente sull’ex direttrice De Gregorio: le persone che accusa, con nome e cognome, vengono poi fatte in un’altra intervista, questa volta su Open «L’editore del giornale che mi ha assunto, Renato Soru, è oggi europarlamentare del Pd. Chi ha fatto la trattativa con Massimo Pessina per riaprire l’Unità è stato Matteo Renzi. L’Unità tecnicamente non era partecipata del Partito Democratico, ma di fatto era il giornale del Pd. Perlomeno delle spese legali avrebbe dovuto farsi carico. Probabilmente non era “dovuto” tutelare il direttore e i giornalisti del proprio giornale, ma era certo una prova di responsabilità». Concita De Gregorio chiede una legge che possa tutelare lei ma soprattutto i tanti giornalisti che lavorano con “editori volatili”, «La minaccia economica è invisibile ma potente. La Federazione della stampa non esiste, l’Ordine dei giornalisti non esiste. Santo Della Volpe, ex presidente dell’Fnsi, è morto con le mie carte in mano. Nessuno della nostra categoria ha più alzato un dito dopo di lui». L’unica finora intervenuta a difesa della De Gregorio è stata Marianna Madia, l’ex Ministro della Pubblica Amministrazione: «Mi prendo la mia parte di responsabilità come parte di una comunità politica, ma questa storia va affrontata e risolta come partito».

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