L’ultima pensata di Orfini? Una lettera ai segretari regionali in cui si chiede di fare le liste per le europee. Una trovata anti-Zingaretti

Matteo Orfini è un presidente del Pd assai anomalo, nel senso che ha interpretato sin dall’inizio questo ruolo di “super partes” con lo stesso piglio di un guastatore solitario.



Conquistata la poltrona lasciata libera da Gianni Cuperlo, che rifiutò la carica per non finire ostaggio di Renzi, ne ha sempre fatto un uso a dire poco discutibile, causando in varie occasioni le proteste delle opposizioni interne. 

Indimenticabili nel suo “curriculum vitae” più recente – cioè senza scomodare i suoi primi passi da dalemiano più dalemiano dello stesso D’Alema – la disfatta romana provocata dal suo diktat imposto ai consiglieri comunali del Pd di firmare da un notaio la sfiducia al sindaco Marino e la successiva avventura di candidare Giachetti contro la Raggi. Si sa come andò a finire.



Nel frattempo la sua componente si è ridotta di molto e ad oggi manca un quadro esatto dei suoi reali sostenitori. Questa esigua pattuglia sembra essere stata però decisiva nel convincere Maurizio Martina a sfidare Nicola Zingaretti, un altro romano che evidentemente Orfini non ama.

Il Sussidiario ha ricevuto per sbaglio la lettera che ieri sera, a tarda ora, Orfini ha inviato ai segretari regionali e che è diventata in poche ore causa di un gran putiferio interno.

Cosa propone il presidente ai 20 plenipotenziari a poco più di 3 settimane dalle primarie con cui si sceglierà il nuovo segretario?



Orfini invita – o meglio, ordina – di dare avvio alla preparazione delle liste per le europee di maggio.

Anzi, indica perentorio “nel 20 febbraio la data entro cui vanno convocate le direzioni regionali” per predisporre rose di proposte di candidati, così tanto per portarsi avanti con il lavoro.

Sarà poi sua cura (di chi, sua sua?) di sottoporre al nuovo segretario il frutto di questo importante lavoro.

Premesso che non vi è alcuna urgenza, nel senso che il nuovo segretario e i nuovi organismi dirigenti avranno più di un mese di tempo per predisporre le liste, imbarazza il modo come questo personaggio minore pensa di risolvere la complessa discussione apertasi da mesi su come il Pd si debba presentare alle prossime elezioni e se sia utile accogliere la proposta di Carlo Calenda di creare un fronte comune delle forze europeista.

La fretta dell’ultimo Matteo rimasto in campo è invece da ricondurre più prosaicamente ad un tentativo maldestro di scaricare sul futuro segretario le oggettive difficoltà del partito che vedrà ridursi drasticamente il numero dei papabili parlamentari europei, considerato l’inevitabile passaggio dal 41% ottenuto nel 2014 al più misero e prevedibile 17%.

Il furbo Orfini si sarà detto “facciamo esplodere prima del voto qualche bel conflitto tra le file dei sostenitori di Zingaretti”, visto che ormai la stragrande maggioranza del gruppo dirigente – ultimo in ordine di tempo l’endorsement del fondatore del Pd Romano Prodi – si sta schierando con il governatore laziale, spingendolo verso un successo pieno.

È probabile che una nuova circolare nelle prossime ore sconfesserà la lettera e si dirà che è stato interpretato male il pensiero dell’autore.  Ma sarà ormai troppo tardi per il presidente con le ore contate: ha fatto giusto in tempo a collezionare l’ultima tremenda figuraccia.