Le primarie del Pd devono ancora iniziare ma già c’è l’allarme brogli, in particolare in Sicilia. Chi teme un voto irregolare sembra essere il team di Nicola Zingaretti. Marco Miccoli, suo delegato in Commissione congresso, ha denunciato:”Sono preoccupato per quanto sta avvenendo in Sicilia in particolare a Palermo ed Enna. Decine di seggi cancellati, composizione degli stessi non concordata con le mozioni. Così viene meno la possibilità di garantire un’alta partecipazione al voto e si rischia soprattutto di non poter garantire la trasparenza e la correttezza del voto. Ho chiesto l’immediata convocazione della commissione nazionale per cercare di evitare che la regolarità delle primarie sia compromessa”. Queste perplessità sono state respinte dal segretario del Pd metropolitano di Palermo, Carmelo Miceli:”Le parole di Miccoli sono offensive per le tante persone che, da volontari, si stanno impegnando in tutta la Sicilia in queste ore per organizzare la grande festa democratica delle primarie. Quanto alla composizione dei seggi, Miccoli sa benissimo che qualsiasi mozione ha diritto di partecipare con propri rappresentanti in ogni seggio, per cui ciascun rappresentante può vigilare sulla regolarità del voto. Non c’è ragione per continuare ad avvelenare i pozzi, questi attacchi fanno solo male al partito”. (agg. di Dario D’angelo)
RENZI, “NON FARO’ GUERRIGLIA”
Matteo Renzi torna a parlare con una enews straordinaria alla vigilia delle primarie del Pd. L’ex segretario non annuncia per chi voterà ma chiarisce fin da subito che il suo sarà un atteggiamento collaborativo nei confronti del vincitore:”Auguri ai tre candidati: Martina, Zingaretti, Giachetti. Mi fa piacere che tutti e tre abbiano escluso accordi coi Cinque Stelle e ritorni al passato. Chiunque vinca non dovrà temere da parte mia alcuna guerriglia come quella che io ho subito”. Renzi poi precisa:”Alcuni media dicono che si deve andare a votare “contro Renzi”. Io penso che sia il riflesso condizionato di chi a sinistra combatte da sempre il Matteo sbagliato. Le primarie del PD sono per l’Italia; al massimo sono contro Salvini e Di Maio. Ok, anche se votasse meno gente dell’altra volta non significa nulla: il PD è l’unica forza politica che si affida alla democrazia, altro che piattaforma Rousseau. Grazie ai volontari dei gazebo!!”. (agg. di Dario D’angelo)
MARTINA, “ARRIVIAMO AD UN MILIONE DI ELETTORI”
Ultimo comizi elettorali dei candidati alla segreteria del Pd, prima delle Primarie in programma domenica 3 marzo. Maurizio Martina, ex ministro, ha parlato con Repubblica dicendosi fiducioso in vista della tornata elettorale in programma fra meno di 48 ore: «Sono fiducioso – le parole dell’ex titolare delle Politiche agricole – penso di poter vincere domenica, l’importante è che tanti partecipino. Penso che potremo arrivare al milione di persone, siamo gli unici che portano un milione di persone a votare». E se sarà lui a vincere, promette una segreteria «unitaria con esponenti giovani, amministratori locali del Pd di valore». Due sono i nomi citati dal candidato alla presidenza Dem: «Federico Romeo, giovane presidente del municipio di Valpolcevera, a Genova, e Valeria Mancinelli, prima cittadina di Ancona, premiata come sindaco modello a livello internazionale». Dopo la vittoria chiamerebbe i due sfidanti, Zingaretti e Giachetti, proponendo loro «di ricostruire una nuova stagione». Martina afferma infatti che i suoi avversari non sono i due candidati del Pd bensì «Salvini, Di Maio e Berlusconi. Abbiamo bisogno di tutti, anche di Renzi». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
PRIMARIE PD: GLI ULTIMI SONDAGGI
La domanda è sempre quella da ormai parecchi anni: vince Bersani alle Primarie Pd, ma Matteo Renzi cosa fa? Poi ne vince due consecutivi e quindi ci si interrogava sul peso interno al Partito Democratico e sulle sfide prima al Governo e poi sul Referendum Costituzionale. Poi ora, dopo aver perso tutte le battaglie politiche alle Elezioni, le nuove Primarie Pd non vedono né lui né un suo diretto fedelissimo (neanche Roberto Giachetti che pure si può definire “renziano” rappresenta completamente il Renzi-pensiero), ma la domanda rimane: cosa farà Matteo Renzi? Secondo gli ultimi sondaggi (che trovate qui sotto, ndr) Nicola Zingaretti è strafavorito per la conquista del ruolo di Segretario domenica 3 marzo (si vota dalle ore 8 alle ore 20, qui il mini-vademecum), con Martina e Giachetti in netto svantaggio: il Governatore del Lazio è il più lontano, certamente, dalle idee e dalla politica dell’ex premier e il rischio forte di un rientro in campo dei nemici di sinistra anti-renziani (ex Leu e via discorrendo) rimette al centro il futuro del “senatore semplice” di Firenze. Se ne andrà dal partito? Aspetterà le Europee? Rimarrà come “corrente” nel nuovo Pd zingarettiano? «Il Pd è la sua casa e tale rimarrà finché sarà possibile», risponde a Rep il renzianissimo Luciano Nobili, mentre altri fedelissimi sempre a Repubblica commentano «E comunque, se dovesse strappare, non lo farà prima di fine anno: a maggio ci sono le Europee, subito dopo le amministrative, deve tutelare i tanti candidati a lui vicini che correranno per Strasburgo o nei comuni».
GLI ULTIMI SONDAGGI
La partita nella partita, insomma, con le Primarie che tra due giorni porteranno – se uno dei candidati supererà il 50% dei voti ai gazebo, altrimenti sarà sfida ballottaggio tra i primi due votati direttamente in Assemblea Nazionale con il voto dei soli delegati – una nuova guida interna al Partito Democratico in vista dell’imminente scadenza delle Elezioni Europee. I giochi sono fatti, i confronti pure e l’impressione di una partita giocata con toni “bassi” e non “accesi” è servita: gli ultimi sondaggi confermano di fatto quanto emerso negli scorsi mesi di campagna pre-Primarie Pd. Nicola Zingaretti è il favorito n.1 alla guida del Congresso, con i sondaggi stilati da a Emg Acqua per Agorà su Rai 3 che incoronano con il 58% il Governatore del Lazio. Martina segue al 32% mentre Roberto Giachetti insegue staccato al 10%: nel sondaggi ci sono però cifre che agitano il Pd visto che il 64% degli elettori dem non andrà a votare, contro un 21% che ha già deciso di esprimere la sua preferenza, indeciso il 15% degli elettori intervistati. In quel 64% non c’è però Matteo Renzi che nelle scorse ore durante la presentazione del suo libro ha spiegato, «Andrò a votare e poi darò una mano»: resta da capire chi aiuterà, se il Pd o qualche altro soggetto politico..