Ma quindi ha vinto la Lega o il M5s nella maxi-bagarre sulla Tav? Ad oggi potremmo dire nessuno dei due, o meglio: entrambi guadagnano sul fatto che prima delle Europee non fanno “scoppiare” il bubbone della distanza Sì-No Tav, rimandando tutto a dopo il voto con la “mossa” proposta dal Premier Conte nella sua lettera alla Telt. Va detto che però, al netto delle scelte “di stallo” attuali, è il Movimento 5 Stelle forse a “pagare” lo scotto di chi ha sempre sostenuto che l’Alta Velocità Torino-Lione non andava fatta e invece ora vedrà partire i bandi, pur con la “clausola di dissolvenza” immessa dal Governo italiano nell’incontro-scontro con la Francia (sempre ammesso che Macron e Ue accettino, ndr). Il Presidente del Consiglio ha però spiegato questa mattina in un lungo colloquio col direttore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio quali sono i motivi di questa scelta e perché in questo modo la Tav è tutt’altro che pronta da fare: «L’ho detto e lo ripeto: finché ci sarò io a Palazzo Chigi non permetterò a nessuno di condizionare le mie decisioni per ragioni di parte o ideologiche. È l’unico metodo che può garantire i soldi e gli interessi dei cittadini italiani. Nel mio colloquio odierno con il direttore del Fatto Quotidiano, Marco Travaglio (lo trovate sulla mia pagina Facebook) le ragioni della lettera che ieri ho inviato a Telt, la società incaricata della realizzazione della Torino-Lione», ha scritto su Instagram il Premier Conte, lanciando una sfida-scontro a distanza con il Ministro degli Interni.



LO SCONTRO CON SALVINI E LA “MOSSA” ANTI-LEGA

Salvini da par suo alla sua festa di compleanno è stato chiaro ieri: «Mi sembra che l’opera non sia stata bloccata: Conte non potrà bloccarla, le procedure vanno avanti, e i bandi o come li vogliamo chiamare non si possono fermare con una lettera. Ma soltanto tramite un voto del Parlamento, visto che si parla di un trattato internazionale, o con un atto del Consiglio dei ministri». Conte però non è dello stesso avviso e lo dimostra al Fatto Quotidiano: «l’analisi costi-benefici ha retto allo stress test messo in atto da Salvini e dai suoi. Se la relazione non avesse retto avrei detto sì a Salvini e no a Di Maio, anche se sapevo che avrei messo in grave difficoltà il M5s. Ma io ho l’obbligo di decidere ciò che è meglio per gli italiani, non per i 5 Stelle». Conte spiega come sono andati gli ultimi giorni, specie sulla riunione tecnica dove la Lega «e i suoi tecnici non sono riusciti a smontare lo studio su costi e benefici. Far finta di nulla adesso sarebbe una presa in giro e io non sono un pagliaccio».

LE PROSSIME MOSSE

Il Premier ha scritto alla Francia e alla Ue e ora la data da segnarsi non è più l’11 marzo (domani, dove i bandi di Telt inizieranno senza problemi) bensì il 31 marzo ovvero entro quando l’Ue chiede che i lavori vengano ufficialmente iniziati altrimenti verranno persi i 300 milioni di fondi già stanziati. «Telt conferma come si possano avviare le dichiarazioni di interesse senza far partire i bandi di gara per alcuni mesi, senza il rischio di penali o di altri oneri per lo Stato e senza perdere gli eventuali finanziamenti europei, che servirebbero solo se l’opera andasse avanti. Ora viene il difficile: convincere Francia e Commissione Ue delle nostre buone ragioni illustrate dall’analisi costi-benefici, che indica una perdita di 7-8 miliardi per tutti e tre, non solo per l’Italia», conclude ancora Conte. Lo “scacco” al momento è garantito da quella norma del Codice Appalti in Francia – la clausola di dissolvenza – per la quale è concesso di «dichiarare senza seguito una procedura di gara già pubblicata, ma per la quale nel frattempo siano venute meno le volontà politiche di procedere». Questo basta per arrivare (forse) dopo le Elezioni di maggio, ma dopo andrà certamente definito una volta per tutte se l’Italia farà la Tav, oppure no, senza più “dissolvenza” o “rinvii”.

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