Un dibattito tra radical chic che diventa subito “choc”: la lettera inviata alla rivista “Internazionale” suscita polemiche tanto per la “richiesta” quanto per la pronta risposta del direttore Giovanni De Muro, sdoganato anti-salviniano convinto sui temi principali di immigrazione e sicurezza. Le simpatie e antipatie politiche non sono certo un problema (non siamo in un regime, per fortuna), sono però i contenuti di certi “dibattiti” che lasciano quantomeno perplessi (e l’eufemismo i lettori lo annuseranno da lontano, ndr). «Sono una vostra lettrice e trovo i vostri articoli sempre molto illuminanti. Pertanto vi chiedo un’illuminazione! Il mio compagno e io stiamo insieme da sei anni. È raro che parliamo di attualità ma quando capita insorgono terribili discussioni, sul tema dei migranti poi è come parlare con Salvini! Il suo pensiero è povero, pieno di luoghi comuni e disinformazione. Sono terrorizzata. Non si informa, non legge i giornali, ma pretende di giudicare! Aspettiamo un figlio e sono preoccupata all’idea di doverlo crescere con un papà becero»: questa è la lettera inviata da una lettrice di Internazionale. Poteva rimanere senza risposta e non essere mai pubblicata come il 99% delle missive: invece…



IL DIBATTITO E LA “REPLICA”

«La questione che lei pone è importante e la risposta non è semplice. Se la spinta che avvertiamo è alla discordia, forse dovremmo rispondere cercando la concordia. Ma fin dove si può arrivare per ricomporre una frattura? Lei dovrebbe accettare il suo compagno e le sue opinioni? Oppure, al contrario, cercare di fargli cambiare idea e se necessario entrare in conflitto con lui? La separazione può essere un’opzione?», scrive Di Muro appena sotto la lettera inviata sul compagno leghista e la paura di avere figli da lui. «Seminare l’odio e la discordia è, da sempre, uno dei modi per mantenere il potere e per controllare popoli e paesi divide et impera: politici come Matteo Salvini devono il loro successo a questa strategia. Le divisioni attraversano tutta una società, gli spazi pubblici, i luoghi di lavoro, sono spaccature che arrivano fin dentro le case, e spezzano – o rischiano di spezzare – legami anche forti», scriveva poco prima il direttore della rivista, dando di fatto ragione alla lettrice nella consecutio “discutibile” tra fede politica, educazione e relazione tra esseri umani. Il dibattito è già stato aperto e sul quotidiano radical-progressista (che spesso ospita reportage tutt’altro che banali e assai interessanti, va detto) la conclusione è “affidata” ad una citazione di Calvino: «o accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più oppure cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio». Insomma, il “mostro” (che non la pensa come “le menti illuminate”) è servito e l’unica domanda da porsi è se farci o non farci un figlio… Inutile dire che in questo modo lo stesso Salvini ha gioco facilissimo a replicare su Twitter con poche ma semplici parole «Surreale dibattito sul timore di “fare figli leghisti”. Questi stanno impazzendo».

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