Il re è morto. Viva il re. È partita dunque oggi l’era zingarettiana del Pd, in un’assemblea affollatissima, forse la più partecipata di sempre con oltre 2mila persone tra delegati e ospiti, che rispecchia i valori in campo alle primarie con le truppe del neosegretario in netto vantaggio (con il 66 per cento) sull’ex maggioranza renziana.



Baci e abbracci sono fioccati proprio dai nuovi “ZingaRenziani”, in primis Maria Elena Boschi rientrata in direzione nazionale, ma forse un’analisi più attenta la meritano proprio le dichiarazioni del protagonista della giornata e del grande assente Matteo Renzi.

Il fratello di Montalbano ha spiegato come dovrà cambiare il Pd: “Dobbiamo cambiare tutto, penso a un nuovo statuto da scrivere insieme. Credo in un partito aperto e pluralista, aperto al civismo e al volontariato, basta con il correntismo esasperato che ha lasciato fuori troppe persone. A noi serve un Pd forte ma anche una rete di corpi intermedi. Dobbiamo costruire un campo democratico largo più allargato e inclusivo, senza settarismi. Potranno farne parte anche forze diverse, forze civiche ma anche di orientamento liberale, persino nobilmente conservatrici che sono ugualmente lontane da Salvini”.



In buona sostanza blindiamo con un nuovo statuto il partito a sinistra e impediamo scalate ostili filocentriste con alleanze che estendano il campo democratico ancora più a sinistra. Questa mattina i toni dei tweet di Renzi erano stati addirittura melliflui: “Oggi Nicola Zingaretti inizia il suo lavoro come Segretario Nazionale del Pd. Un abbraccio a lui e a tutta la squadra che lavorerà con lui. L’Italia si aspetta dal Pd una risposta allo sfascio di Salvini e Di Maio, non più polemiche interne. Avanti tutta! Buon lavoro, Nicola”

Nulla di più facile che tanta disponibilità dall’una e dall’altra parte suoni come una tregua in attesa di poter ridispiegare le forze della palude franceschiniana del partito che in questa fase hanno giocato per Zingaretti ma che sono famose per la loro volubilità e “voracità”. 



Nicola Zingaretti e Matteo Renzi: la partita è aperta. 

Questa mattina sempre su Twitter l’ex ministro della Difesa del governo Letta, Mauro, proponeva un curioso anagramma: “Nicola Zingaretti = Litigata con Renzi”. Il tempo scioglierà l’enigma del redivivo Partito democratico.