E’ alta tensione tra Partito Democratico e Movimento 5 Stelle: la notizia dell’iscrizione al registro degli indagati di Nicola Zingaretti per finanziamento illecito ha sollevato un polverone. Grillini all’attacco, dem al fianco del neo segretario: ad alimentare lo scontro il voto al Senato sul caso Diciotti e l’arresto di De Vito. Ecco l’affondo di Eugenio Comincini: «Ricapitoliamo: i M5S salvano Salvini dal processo, ma basandosi su dichiarazioni prive di riscontri chiedono a Zingaretti di dimettersi. Poi si svegliano e trovano uno dei loro agli arresti… Noi: garantisti sempre. Loro: facessero il piacere…». Queste le parole della nuova vicepresidente dem Debora Serracchiani: «Mentre al Parlamento i gialloverdi fanno fronte per evitare che Salvini risponda alla magistratura su caso Diciotti esce la notizia di Zingaretti indagato a 48 ore dall’insediamento alla segreteria Pd. E i M5S si ricordano di essere giustizialisti». Infine, il commento di Romina Mura: «La doppia morale a 5stelle. In Senato salvano Salvini da processo su caso Diciotti e poi chiedono che Zingaretti si dimetta? Ho ragione a dirlo. Oltre che incapaci siete in malafede! Dite sempre di non essere come altri. Siete peggio. Senza vergogna». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
ZINGARETTI INDAGATO PER FINANZIAMENTO ILLECITO
Secondo i rumors lanciati dall’Espresso (con fonti a Palazzo Clodio) il neo Segretario del Pd Nicola Zingaretti sarebbe indagato per finanziamento illecito: avrebbe beneficiato di erogazioni in contanti per la sua attività politica dall’imprenditore Fabrizio Centofanti, già arrestato lo scorso febbraio 2018. Sempre secondo le anticipazioni – finora senza conferme – dell’Espresso quel Centofanti in passato è stato capo delle relazioni istituzionali dell’imprenditore Francesco Bellavista Caltagirone che sarebbe in ottimi rapporti con Zingaretti: il neo segretario Pd è tirato in ballo da due avvocati siciliani che, si legge sull’Espresso, «da mesi stanno facendo tremare magistrati, politici e giudici del Consiglio di Stato. L’inchiesta riguarderebbe un presunto giro di tangenti per le sentenze del Consiglio di Stato». Gli stessi rumors riflettono però anche una mancanza di qualsivoglia traccia per tali erogazioni per cui i pm potrebbero anche concludere l’indagine su Zingaretti archiviando la sua posizione. Il tutto a due giorni dalla proclamazione ufficiale a Segretario dem del Governatore del Lazio, con il Pd in netto recupero nei consensi sul M5s, e poche ore prima l’esplosione del terremoto politico a Roma per l’arresto del grillino De Vito. Davanti alle accuse e richieste di dimissioni giunte ieri sera e questa mattina, è lo stesso Zingaretti ad annunciare di essere estraneo ai fatti «nella maniera più assoluta. Non mi faccio intimidire. Se pensano di aggrapparsi alle fantasie di qualcuno sbagliano di grosso».
ATTACCHI DAL M5S “È SEMPRE IL SOLITO PD…”
Leggere la vicenda di Zingaretti con le reazioni avvenute “prima” del terremoto politico esploso a Roma questa mattina con l’arresto del Presidente dell’Assemblea al Campidoglio, il M5s Marcello De Vitoimmediate dimissioni” per il Segretario Pd e Governatore Lazio, poi il sostanziale silenzio da quelle stesse voci quando il giorno dopo un loro autorevole esponente viene arrestato per reati tra l’altro “simili” legati a tangenti e corruzioni. Ora Di Maio e Raggi hanno del tutto scaricato De Vito espellendolo di fatto dal Movimento, mentre le reazioni contro Zingaretti rimangono tali anche davanti al fatto che al momento non esiste alcuna accusa formale consegnata al neo segretario dem. «È sempre il solito Pd. Questo sarebbe il nuovo che avanza? Il neo segretario del Pd, Nicola Zingaretti – se venisse confermato quanto riportato da L’Espresso – sarebbe indagato per finanziamento illecito» avanza Manlio Di Stefano, Sottosegretario agli Affari Esteri, «Cambiano i segretari, ma gli affari oscuri sembrano rimanere di casa nel Pd. Zingaretti abbia il pudore di mollare la nuova poltrona».
LA REPLICA DI ZINGARETTI
Ancora più dura la collega Anna Macina, capogruppo M5s in Commissione Affari Costituzionali della Camera: «Nicola Zingaretti sarebbe indagato per finanziamento illecito, e tra le fila del partito dell’ex segretario Renzi è subito dèjà vu. Un altro aspetto che, purtroppo, non ci sorprende è che nello stesso contesto investigativo venga tirato in ballo anche Silvio Berlusconi. Un parallelismo, quello tra presunti casi di malaffare e vecchi politici, che continua a riproporsi. In ogni caso, adesso Zingaretti chiarisca sulle donazioni e faccia un passo indietro rispetto ai vertici del Pd». È poi il Segretario dem a replicare in prima persona, «estremamente tranquillo perché forte della certezza della mia totale estraneità ai fatti che, peraltro, sono stati riferiti come meri pettegolezzi de relato e senza alcun riscontro, come affermato dallo stesso articolo del settimanale. Mai nella mia vita ho ricevuto finanziamenti in forma illecita e attendo quindi con grande serenità che la giustizia faccia tutte le opportune verifiche per accertare la verità».