Settimana delicata per il governo Conte: lunedì la disputa sulla flat tax, ieri il caso della nave Mar Jonio, oggi il Cdm sul decreto sblocca-cantieri e il voto in Parlamento sul caso Diciotti, domani la mozione di sfiducia contro Toninelli e sabato la firma dell’accordo con la Cina sulla Nuova Via della Seta. Non c’è il rischio che la coalizione giallo-verde vada a infrangersi contro uno di questi scogli? “Il rischio c’è sempre – risponde Stefano Folli, editorialista di Repubblica -, ma queste cose accadono solo se c’è una volontà politica di farle accadere. E’ difficile che una crisi di governo esploda così, solo per una serie di circostanze avverse. Di solito è necessario che vengano utilizzate politicamente. La domanda è: in questo momento c’è l’interesse di uno dei due a provocare una crisi di governo?



E la sua risposta?

Secondo me, no. Questo non significa, però, che il governo abbia un futuro, anzi, penso sia arrivato ormai alla fine del suo percorso. Sta sopravvivendo. Non si può, ovviamente, escludere un incidente parlamentare, ma gli incidenti parlamentari, quando non c’è la volontà politica, sono molto rari. In questo momento sia Lega che M5s hanno l’interesse a non provocare una crisi di governo.



Le continue scintille tra Lega e 5 Stelle più che deflagrare in un incendio sono un fuoco che coverà sotto la cenere fino alle europee?

Penso di sì. E’ evidente che non c’è più una coesione vera tra Lega e M5s, si stanno allontanando, per mille ragioni, e non solo perché hanno interesse a condurre una campagna elettorale per le europee ben distinta. Credo proprio che abbiano perso lo slancio, non vedo margini per fare altre cose insieme. Prima delle europee, però, non ci dovrebbe essere una crisi di governo, fermo restando che, pur molto raramente, può capitare un incidente parlamentare.



Sul decreto sblocca-cantieri il M5s, Di Maio in testa, continua a fare da tappo. Eppure di investimenti e di infrastrutture il Paese ha bisogno come l’aria…

Mi pare chiaro che sulle scelte di sostanza, quelle che richiedono investimenti o iniziative che vadano al di là della mera risonanza mediatica, questo governo sia ormai paralizzato, del tutto incapace di decidere qualcosa di realmente significativo sul piano economico. Tutto richiede un’enorme fatica e il governo riesce ad andare sulle pagine dei giornali o per i rinvii o per la paralisi oppure per fenomeni come il caso della nave Mar Jonio.

La Lega ha buttato sul tavolo la carta della flat tax. E’ una mossa solo elettorale? E se così fosse, Salvini, che da mesi ha il vento in poppa, aveva bisogno di giocarsi proprio adesso questo jolly per guadagnare ulteriori consensi?

Credo che l’abbia giocata in maniera un po’ frettolosa, per ragioni politiche, perché voleva consolidare un consenso che prima della vicenda Mar Jonio si era un po’ esaurito proprio sul tema dell’immigrazione, cavalcando il quale aveva raggiunto un eccellente risultato. Mantenere questo gradimento a livelli così alti, circa il doppio dei voti raccolti il 4 marzo 2018, richiede però una tensione particolare, e questa tensione stava venendo meno. Quindi la flat tax è stata proposta per questa ragione, anche per attrarre quell’elettorato di centrodestra che finora Salvini non era ancora riuscito a sedurre. Non credo tuttavia che ci saranno le condizioni per applicare la flat tax in questo momento.

A proposito di immigrazione, la vicenda della nave Mar Jonio può rappresentare per Salvini un intralcio? E oggi ci sarà il voto sul caso Diciotti…

Sul caso Diciotti, salvo clamorosi e al momento imprevedibili colpi di scena, il Parlamento salverà Salvini. Quanto alla nave Mar Jonio, sebbene, da un lato, come tutte le situazioni simili, metta un po’ in difficoltà il ministro dell’Interno, dall’altro lo stesso Salvini utilizzerà la vicenda politicamente.

In che senso?

Il fatto che al comando di questa nave ci sia un esponente dei no global come Casarini servirà a Salvini per schiacciare la sinistra del Pd sulle posizioni più estreme dei centri sociali e dei no global. Userà questa carta e quello che può apparire un problema di Salvini, in realtà, metterà più in difficoltà la sinistra moderata, che dovrà prendere posizione: sarà quella di Minniti, che adesso è vicino a Zingaretti, o assumerà una posizione diversa, più orientata all’apertura dei porti? Casarini spinge il Pd su questa posizione di netta e definitiva ripresa dei flussi migratori.

Domani ci sarà la mozione di sfiducia contro Toninelli. E’ prevedibile uno “scambio di cortesie” tra Lega e M5s?

La politica è sempre fatta di scambi, ma non è sempre così esplicito. Salvini non verrà messo sotto accusa, perché sarebbe un atto di autolesionismo della maggioranza, che – lo ripeto – non ha alcun interesse ad aprire una crisi. Quanto a Toninelli, non succede mai che un ministro venga sfiduciato su iniziativa delle opposizioni. La maggioranza lo difende. Quindi non costruirei castelli di carta su questi scambi.

Dalla Cina arriva in visita in Italia il presidente Xi Jinping e sabato è prevista la firma del Memorandum of Understanding sulla Nuova Via della Seta. L’accordo può far bene all’Italia? Ed è stato un errore, che il nostro Paese potrebbe pagar caro, il non aver avvisato gli Stati Uniti di questa scelta?

Nel merito l’accordo con la Cina può dare risultati positivi per i nostri commerci. Contiene, però, un elemento di pericolosità notevole, di carattere geopolitico, che non va sottovalutato. Noi siamo un Paese molto debole sul piano internazionale e agire all’insaputa o contro la volontà degli Usa mi sembra una mossa rischiosa. Sulla bilancia è giusto mettere tutti gli interessi in gioco, quelli economico-commerciali, ma anche quelli geopolitici, per non isolarci ulteriormente dal nostro principale alleato.

Il Pd sembra uscito dal cono d’ombra e sembra intenzionato a lavorare per arrivare al voto anticipato…

A parte il fatto che per statuto un partito d’opposizione chiede il voto anticipato, il Pd non ha altre strade. Che fa, rimane a bagnomaria per un altro anno, magari altri due o tre? Zingaretti ha tutto l’interesse ad andare al voto anticipato, anche per non trovarsi in uno stillicidio di difficoltà quotidiane, come il caso della nave Mar Jonio. Viceversa, le elezioni anticipate possono aiutarlo a recuperare perché può sfruttare l’enorme difficoltà che sta vivendo il M5s. E’ l’unica strategia credibile per il Pd.

E riuscirà a centrare l’obiettivo?

Il voto anticipato non dipende dal Pd, dipende da quanto la maggioranza potrà entrare in crisi, non da oggi, ma dopo le europee. Considerando le difficoltà crescenti e considerando che la prossima legge di bilancio sarà terribile, e ho l’impressione che anche Salvini si renda conto di questo, se Salvini dovesse ottenere un largo successo alle europee non mi stupirei fosse lui stesso a cercare il voto anticipato per ricavarne il massimo vantaggio per sé e per la Lega. A quel punto l’interesse del Pd sarebbe assolutamente speculare.

Dopo le Europee Salvini potrebbe tornare nell’alveo di un centrodestra magari senza Berlusconi?

Sì, potrebbe, in forme che adesso non si possono prevedere. Ma nell’ipotesi che stiamo contemplando avremmo un Salvini molto forte dopo le europee e come tale in grado anche di correre da solo alle elezioni anticipate, senza fare alleanze prima, per poi giocarsi le carte dopo il voto.

(Marco Biscella)

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