Toninelli “salvato” in Senato dalle mozioni di sfiducia presentate da Forza Italia e Partito Democratico. Non mancano le polemiche, con l’opposizione sul piede di guerra: in particolare i dem mettono nel mirino lo “scambio” tra M5s e Lega dopo il voto a favore di Salvini della giornata di ieri. Teresa Bellanova ha spiegato: «Do ut des. Ieri il M5S ha salvato Salvini. Oggi la Lega salva Toninelli. Su questo si regge il Governo del cambiamento. Uno scambio continuo e imbarazzante tra contraenti. E poco importa a chi governa se il Paese collassa economicamente, bloccato e abbandonato a se stesso». Queste, invece, le parole di Laura Garavini su Twitter: «In Senato va ora in scena penoso scambio di favori tra gialloverdi. 5 stelle hanno salvato Salvini. Oggi Lega salva Toninelli da mozione sfiducia. A rimetterci sono gli italiani. Che si ritrovano due pessimi ministri a guidare settori cruciali». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
BOCCIATA SECONDA MOZIONE, MA ASSENTI MINISTRI LEGA
Dopo la mozione Pd, anche quella a firma Forza Italia viene bocciata dal Senato che dunque “salva” la posizione del Ministro dei Trasporti Danilo Toninelli: la maggioranza è scesa ancora, con i favorevoli nel secondo voto che sono stati 157, 110 i contrari al Ministro e 5 gli astenuti. Ignazio La Russa (FdI) fa notare in Aula la carenza dei numeri del Governo: «Il governo merita nel complesso la sfiducia. Infatti sull’autorizzazione a procedere su Salvini senza il voto di Fratelli d’Italia e di Forza Italia, il governo sarebbe caduto non avendo raggiunto il numero prescritto di senatori per accogliere la proposta della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari. Contate i numeri, non siete arrivati a 161, c’è poco da fare. Non avete più i numeri per governare». Il problema sarà importante e decisivo per le prossime battaglie in Aula, a cominciare dal Decretone, chiudendo con Legittima Difesa, Sblocca Cantieri e Def. Non solo, oggi non sono state secondarie le “assenze” viste ai banchi del Governo: c’erano Lezzi, Di Maio, Fraccaro e poi anche il Premier Conte, ma nessuno dei Ministri della Lega si sono fatti vedere in Senato per il voto di fiducia da rilanciare al titolare dei Trasporti Toninelli. Un “messaggio” sul fronte Tav? Lo fa notare anche Marcucci, del Pd, e non è certo “tenero” «Signor Ministro, lei si ricorda come ha cominciato? Ha cominciato con l’intervista di un sottosegretario in televisione che non sapeva chi era il suo ministro. Quel sottosegretario che oggi non è al suo fianco oggi, come non c’è il ministro Salvini. I Ministri che sono al banco sono solo del MoVimento 5 Stelle. Sarà un dato casuale? Signor Ministro, se lo domandi».
BOCCIATA PRIMA MOZIONE PD
Il titolare dei Trasporti supera la prima mozione di sfiducia (a firma Pd) in Senato: L’Aula di Palazzo Madama ha respinto con 159 voti a favore di Danilo Toninelli i 102 voti contrari (19 gli astenuti) di fatto “approvando” la gestione sul caso-Tav da parte del Governo gialloverde. In serata si estenderà anche la seconda mozione di sfiducia, questa volta presentata da Forza Italia, ma attenzione ai numeri che sono assai importanti: nei 159 voti di poco fa mancano alcuni voti del Governo, “salvati” da quelli di Fratelli d’Italia che ha deciso di astenersi e da LeU che ha votato a favore di Toninelli perché non identificava questo voto come una indicazione “pro-Tav”. I voti della Meloni però questa sera andranno a favore della mozione di Forza Italia e quindi potrebbero esserci nuovi problemi per Toninelli che dovrà recuperare qualche altra manciata di voto per vedersi respinta anche la seconda mozione di sfiducia.
DUE MOZIONI DI SFIDUCIA CONTRO TONINELLI
Sono cominciate in Senato questa mattina le discussioni sulle due mozioni di sfiducia avanzata dal Pd e da Forza Italia contro il Ministro dei Trasporti Danilo Toninelli per la gestione del caso Tav, per l’Analisi Costi Benefici “orientata” verso il sentimento no-Tav e per il “balletto” di rinvio con la Francia per evitare di dover scegliere Alta Velocità sì o no prima delle Elezioni Europee. Intervenendo a Palazzo Madama dopo le richieste dei due relatori è lo stesso Ministro M5s che nel suo discorso parte dai successi del suo Ministero, in primis sulla gestione delle immigrazioni. La mozione del Partito Democratico è stata presentata dal senatore Margiotta, mentre quella di Forza Italia è stata illustrata da Alessandra Gallone: in particolare i forzisti sono stati protagonisti di una piccola protesta con l’esposizione dei cartelli “Toninelli lo facciamo per te” per chiedere ufficialmente le dimissioni del Ministro dei Trasporti e Infrastrutture. La Presidente Casellati ha sospeso la seduta per qualche minuto riprendendo i colleghi del suo stesso partito per la provocazione del tutto gratuita.
IL GOVERNO TIENE DOPO IL VOTO DICIOTTI?
Le due mozioni a firma Marcucci (Pd) e Bernini (FI) puntano dritto sulle mancanze presunte di Toninelli nel caos-Tav: come spiega Rai News, «Entrambi i documenti, citando l’Alta Velocità Torino-Lione, si concludono con la medesima richiesta di sfiducia al titolare del dicastero, con le sue immediate dimissioni». Sul documento presentato dal partito di Berlusconi, si legge «i comportamenti del ministro stanno bloccando le grandi opere e riducendo la nostra credibilità»; quello del Pd è molto simile e rilancia «il ministro avrebbe mentito al Parlamento e al Paese nonché al Governo francese e all’Unione europea, sottoponendo all’attenzione di tutti un’analisi del rapporto tra costi e benefici palesemente infondata e ora oggetto di ‘aggiustamenti’ da parte del presidente del Consiglio dei ministri». Il Governo è chiamato per il secondo giorno consecutivo a “tenere serrate le fila” per “salvare” due propri autorevoli esponenti: ieri col caso Diciotti e il processo negato a Salvini la maggioranza Lega-M5s ha tenuto senza problemi, oggi è chiamata a fare lo stesso con la posizione delicata del Ministro Toninelli. Per il ribelle ex M5s Gregorio De Falco «Toninelli si deve dimettere, non per la Tav ma perche’ sono mancati dignità e onore. Il ministro – ha concluso – ha latitato e dovrebbe dimettersi perchè è stato assente dai suoi specifici compiti e ha lasciato la gestione della portualità e le vicende connesse coi naufragi all’incompetenza del ministro Salvini».