Il presidente Cinese Xi Jinping è arrivato ieri in Italia in visita ufficiale, durante la quale il governo firmerà, dopo un confronto acceso tra M5s e Lega, il controverso Memorandum of understanding. “Gli Stati Uniti – dice al Sussidiario Marco Zanni, europarlamentare e responsabile esteri della Lega – rimangono partner prioritari in campo commerciale e strategico, dalla politica alla difesa”. E ammette: “la condivisione con M5s non ha funzionato come avremmo voluto. M5s è alla ricerca di una proiezione internazionale che oggi non ha”. Sul metodo, “andremo a vedere caso per caso quali opportunità la Cina è in grado di offrirci. Se l’atteggiamento è predatorio, alzeremo le barriere e diremo no”. In vista delle europee, avverte M5s: “cambi il suo approccio in Ue”.
Salvini ha manifestato pubblicamente le proprie preoccupazioni, mandando un segnale a Conte e Di Maio. Che cosa non vi è piaciuto?
Che un tema così delicato non sia stato condiviso nei tempi opportuni con tutto il governo. Ci siamo trovati a dover valutare il memorandum quando il negoziato era già in fase approfondita. Diciamo che la condivisione non ha funzionato come avremmo voluto, soprattutto su un tema così delicato.
Non è un trattato, ripete Conte.
Non è un trattato e pertanto non è vincolante, ma rimane un atto politico. In termini di rapporti internazionali, indica una direzione.
Agli Usa la decisione di aderire alla “One Belt One Road” non è piaciuta.
Noi della Lega abbiamo rassicurato i nostri alleati tradizionali: gli Stati Uniti rimangono partner prioritari in campo commerciale e strategico, dalla politica alla difesa. Mi auguro che questo valga per tutto il governo.
Perché questa accelerazione verso la Cina di M5s?
La Lega è un partito che si è trasformato profondamente ma che esiste da quasi trent’anni, ha diverse esperienze di governo alle spalle e ha costruito nel tempo una rete di relazioni internazionali. Tutte cose che mancano ad un partito giovane come M5s. Per i 5 Stelle andare verso alleati non tradizionali che cercano una sponda in Italia è stato probabilmente il modo più facile per crearsi una proiezione internazionale che oggi non hanno.
Resta il fatto che un paese del G7 si apre per primo alla Cina. Qualcuno vi ha rimproverato di non avere consultato i partner europei.
Se a livello europeo si facesse un’analisi sera di come stanno le cose, si scoprirebbe che Germania, Francia e Regno Unito hanno consolidato da anni solide relazioni con la Cina. C’è molta ipocrisia su questo punto, come su tutto quello che riguarda l’Unione. Nel 2014 Renzi e Padoan hanno venduto il 35% di Cdp Reti, che vuol dire Snam e Terna, a China State Grid. Senza alcun dibattito e senza polverone mediatico.
Conte offre rassicurazioni snocciolando standard europei, da Agenda europea 2030 ad agenda 2020 di cooperazione, ma questa Ue appare sempre più in crisi. D’altra parte anche l’Italia è più debole che in passato. Ci conviene fare da soli un accordo di questa portata?
Le rispondo guardando a quello che ci attende. La leadership europea attuale ha fallito e il 26 maggio vedremo che gli equilibri sono destinati a cambiare. Probabilmente non ci sarà lo choc sognato da alcuni o temuto da altri, molto più realisticamente assisteremo all’inizio di un percorso nel quale emergerà una nuova leadership. In questo contesto chi chiama a raccolta le forze contro i “sovranisti” distruttori fa ancora una volta esercizio di ipocrisia, perché già oggi, nonostante i discorsi di Macron, a prevalere sono gli interessi nazionali. Accade da anni su tutti i dossier di politica estera e di politica commerciale e in prima fila ci sono proprio gli Stati che le ho citato prima.
Dobbiamo fare anche noi come loro?
Dobbiamo essere pragmatici e tutelare il nostro interesse nazionale. Ci hanno fatto credere che farlo sia un male; niente di più sbagliato. Invece siamo rimasti indietro proprio perché l’Unione è servita a mascherare gli interessi dei più forti. L’Italia è l’ultimo paese che può essere accusato di scorrettezza, proprio per questo è ora di invertire la rotta.
Quale ruolo vede per il nostro paese?
La Cina è una potenza mondiale e non farci i conti sarebbe miope. Dall’altra parte del mondo l’amministrazione Trump sta cambiando gli Usa e cerca nuovi alleati. L’Italia, per la sua posizione, la sua storia e per il fatto di avere il primo governo populista in Europa, può essere la sponda degli Usa e un nuovo alleato forte per l’Uk nell’Europa post-Brexit.
Senza dimenticare che siamo nel mezzo di una nuova guerra fredda tra due superpotenze. Concretamente come pensate di comportarvi?
Andando a vedere quali opportunità la Cina è in grado di offrirci. Se in certi settori strategici l’ingresso della Cina è problematico e il nostro interesse nazionale è a rischio, quei settori non si toccano. Se invece possiamo aumentare l’interscambio e aprire alle imprese italiane nuovi mercati, queste opportunità vanno colte. I nostri standard devono essere rispettati. Se l’atteggiamento è predatorio, alzeremo le barriere e diremo no.
“L’unico modo per conservare la nostra sovranità – ha detto Prodi – è stare insieme nell’Unione Europea”. E’ la stessa tesi di Draghi: “l’Ue è la costruzione istituzionale che ha permesso agli Stati membri di essere sovrani”. Come commenta?
E’ la spiegazione di quello che è successo in Europa negli ultimi vent’anni: la difesa di un astratto interesse europeo si è tradotta nel perseguimento degli interessi dei paesi più forti a discapito di quelli più deboli. L’Italia deve cooperare con i partner europei ma “in condizioni di parità con gli altri Stati”, come dice l’articolo 11 della nostra Costituzione. Che l’Italia abbia adottato il Bail-in perché Saccomanni è stato ricattato dal ministro delle Finanze tedesco, come ha rivelato Tria, è un fatto di una gravità inaudita. Questa non è la mia Europa.
Macron?
Parla di Rinascimento europeo ma poi nella realtà è più protezionista di Trump.
Annegret Kramp-Karrenbauer, la nuova leader della Cdu tedesca?
Rimanda al mittente le proposte di Macron sulla riforma dell’Europa dicendo che continuerà a fare gli interessi dei tedeschi.
La fusione Deutsche Bank-Commerzbank?
Siamo arrivati al redde rationem. DB è una banca con i bilanci truccati perché nessuno sa quanto valgano gli asset che ha in pancia ed è il motivo per cui nemmeno la Bce può fare un’analisi oggettiva. Se la facesse, dovrebbe dichiararne il fallimento. La fusione con Commerz aggrava la situazione perché crea un gigante ancor più malato e pericoloso. Però la vigilanza, la Bce e la commissione preferiscono puntare il dito contro le piccole banche italiane e i nostri crediti deteriorati.
Sarà necessario un intervento dello Stato tedesco.
Sì ma con l’aiuto dei soldi italiani andati al Meccanismo europeo di stabilità (o Fondo salva-Stati, ndr), di cui l’Italia è stato il più grande contributore netto. Spero che prima o poi giungeremo anche alla fine della retorica per cui qualcuno ha pagato per l’Italia. Falso: sono i soldi italiani ad essere stati usati per salvare le banche tedesche e francesi.
Cosa farete verso il Ppe?
La sua leadership ha responsabilità gravi nelle scelte che hanno prodotto questa Ue. Noi guardiamo con interesse ad alcune delegazioni che non vogliono una riedizione del matrimonio forzato popolari-socialisti, condannano il centralismo di Bruxelles e le politiche della Merkel degli ultimi 7-8 anni. Con questa parte siamo pronti a dialogare.
E di chi si tratta?
Dell’Sds dell’ex premier sloveno Jansa, del partito (Gerb, ndr) del primo ministro bulgaro Borisov, di Orbán… Nel Ppe c’è un mondo che ha fatto un esame serio di coscienza, crede che i popolari siano un’esperienza ormai logora e guarda con interesse a Salvini.
L’obiettivo?
Sfruttare ogni mutamento che possa permetterci di avere una massa critica sufficiente a far valere la nostra agenda nelle istituzioni Ue. Non solo in Parlamento, anche in Consiglio, dove siedono partiti che nei loro paesi sono al governo.
Ha parlato di agenda. Ci dica alcuni punti.
Predominanza delle costituzioni sui trattati europei, ritorno della sovranità in capo agli Stati, meno centralizzazione a Bruxelles.
Nel vostro campo c’è posto anche per i compagni di viaggio di M5s?
M5s deve decidere cosa fare. Credere di poter creare una terza via tra gli euroscettici e i macroniani vuol dire non aver capito il nocciolo della questione europea e imbarcarsi in un tentativo velleitario senza spazio e senso politico. Faremo due campagne distinte.
E dopo?
Se i 5 Stelle capiranno che per la loro sopravvivenza è meglio fare altre politiche, valuteremo una cooperazione.
(Federico Ferraù)