E sono sei. Dopo i risultati delle elezioni in Molise, Friuli-Venezia Giulia, Trentino, Abruzzo e Sardegna, il centrodestra a traino leghista ha fatto filotto anche alle elezioni regionali in Basilicata, regione tradizionalmente rossa. E sono sei anche le regioni perse dal centrosinistra dopo il 4 marzo 2018. Le proiezioni dello scrutinio lucano, che sarà completato soltanto nella mattinata di oggi, mostrano che si ripeterà il medesimo schema già visto nelle ultime occasioni: centrodestra nettamente avanti, centrosinistra al secondo posto (in realtà territoriali dove il radicamento storico si è sfilacciato ma non è venuto meno) e 5 Stelle al terzo con percentuali inferiori al 20. Cosa che fino a novembre in Basilicata era impensabile: anzi, il candidato grillino Antonio Mattia era considerato il favorito numero uno. Ora Vito Bardi (centrodestra) veleggia attorno al 41 per cento, Carlo Trerotola (centrosinistra) insegue al 33-34 per cento mentre Mattia arranca al 20. Buona l’affluenza, pari al 53,6 per cento, in linea con le ultime tornate elettorali.



Che cosa cambia ora? Il ribaltone nell’amministrazione regionale della Basilicata dopo 24 anni ininterrotti di giunte rosse conferma che il centrodestra mantiene una forte presa sull’elettorato anche cambiando l’ordine dei fattori: stavolta il candidato presidente, Vito Bardi, generale in pensione della Guardia di finanza dotato di ben 4 lauree, è stato voluto da Berlusconi, a differenza che nelle ultime occasioni in cui il “frontman” era stato indicato a turno da Lega e Fratelli d’Italia, e il patto ha tenuto. Tra i partiti continua a prevalere la Lega, ma è tutta la coalizione a mostrare compattezza. Che ci sia un governatore leghista, azzurro o vicino alla Meloni, il traino salviniano continua a crescere in regioni del Mezzogiorno dove non si era mai visto un consenso simile per le forze di centrodestra, e in particolare per la Lega.



L’altro dato è la conferma del progressivo sgretolamento grillino, soprattutto al Sud, che era stata la zona d’Italia più generosa con i 5 Stelle alle elezioni politiche. In Basilicata un anno fa il M5s era al 44 per cento, oggi è dimezzato, così come è successo in Sardegna e Abruzzo. Ormai i rapporti di forza del 4 marzo sono invertiti nel Paese, con la Lega saldamente sopra il 30 per cento e i pentastellati ad annaspare attorno al 20. La parabola sembra irreversibile per un motivo semplice: il popolo della protesta ha trovato un rappresentante più efficace e credibile in Matteo Salvini piuttosto che in Grillo, Di Battista o Di Maio, travolti dalle difficoltà del governare e dello scendere a compromessi. Stavolta poi i leader del movimento si sono tenuti a debita distanza dalla Basilicata in campagna elettorale per non essere costretti a farsi carico dell’ennesima sconfitta.



Conseguenze sul governo al momento non ce ne saranno. Il vero mezzogiorno di fuoco saranno le elezioni europee. Ma questi due mesi che ci separano dal 26 maggio saranno comunque 60 giorni tormentati perché Lega e 5 Stelle radicalizzeranno le rispettive posizioni e metteranno a durissima prova le capacità di mediatore del premier Giuseppe Conte, che continua a mantenere un buon credito tra gli elettori. Alle europee non si votano le coalizioni, come alle regionali dove partiti omogenei possono fare fronte comune: il 26 maggio si vota con il proporzionale puro, cioè tutti contro tutti. E inevitabilmente le divergenze tra gli alleati di governo saranno sempre più evidenti.