Due facce della stessa medaglia. È questo il senso dell’attuale dialettica tra le due forze politiche al governo: Lega e Movimento 5 Stelle. Matteo Salvini e Luigi di Maio. I toni si alzano in vista della campagna elettorale per le europee. Le contraddizioni della maggioranza sembrano orientare il governo ad una probabile implosione. Ma il senso di questo scontro è invece dal punto di vista della comunicazione politica solo quello di erodere consenso alla credibilità delle opposizioni, che non hanno alcun ruolo in uno scenario in cui le forze di governo si sfidano già praticamente su ogni argomento.



Oggi la sfida verso cui andiamo è quella dell’Europa e non è vero quello che dice Walter Veltroni che oggi lo scontro è tra sinistra e destra. Vale ancor di più oggi quello che cantava Gaber: non esiste più destra, non esiste più sinistra, come documenta chi ci governa. Lo scontro oggi è tra chi mette al centro della vita sociale la sicurezza e chi invece è per le aperture – tutte: sociali, politiche, giuridiche. Su questo dovrebbe dirigersi chi si dispone ad essere leader di una plausibile opposizione, perché questo aspetto della visione politica arriva a coinvolgere come ognuno di noi concepisce se stesso, e quindi può fare opinione. 



Contro la visione dei partiti comunque “cattivisti” di oggi, sarebbe necessaria una visione che difenda la realtà, sicuramente non trascurabile, di chi aspira a un’Italia “tranquilla”. Ma certo né il Pd, né Forza Italia mostrano di aver compreso la situazione e limitandosi a scimmiottare grillini e leghisti si condannano all’insignificanza. 

La conseguenza è che nessuno sente nostalgia del vecchio. Perché nel nuovo sono rappresentate tutte le istanze, anche quelle più distanti. Solo a parti rovesciate ed anche dopo il voto di Basilicata il consenso del blocco di governo rimarrà intorno al 50 per cento.