Vi avevamo raccontato qui sotto la genealogia di una (tentata) censura: bene, dopo qualche ora, possiamo anche togliere quel “tentata” visto che a seguito delle fortissime polemiche sorte contro Blangiardo, il Presidente dell’Istat ha deciso di rinunciare ad andare a Verona domani scusandosi anche per il “caos” generato. Ieri in serata è apparso questo tweet striminzito sui canali ufficiali dell’Istat: «a fronte del clamore suscitato da una sua eventuale presenza come studioso al Congresso di Verona, ha rinunciato a partecipare, al fine di evitare che una decisione del tutto personale possa essere interpretata come una decisione del presidente #Istat». Fine della storia: in Italia un Presidente di un Istituto di Statistica non può partecipare ad un Congresso e si deve anche scusare provando a dire che era una scelta personale. Provate un attimo, solo un attimo, ad immaginare se Blangiardo fosse stato invitato ad un evento Lgbt, femminista o qualsivoglia altro congresso, e fosse stato costretto a rinunciarvi con pubblico “pentimento”: bene, si sarebbe gridato allo scandalo e alla censura, alle “intromissioni della Chiesa” e quant’altro. Invece oggi è tutto normale, tutto giusto, tutto corretto. O no?
LAVORATORI ISTAT CONTRO BLANGIARDO RELATORE A VERONA
L’Istat è in subbuglio: sono stati sbagliate delle statistiche? Le previsioni sul Pil sono riviste? L’economia italiana non è più in recessione? No, nulla di tutto questo: il Presidente Giancarlo Blangiardo sarà tra i relatori del Congresso Mondiale delle Famiglie in programma a Verona tra il 29 e il 31 marzo. Tanto basta per far scattare la reazione e polemica fortissima da parte dei sindacati dei lavoratori dell’Istituto Nazionale di Statistica: non bastavano gli scontri interni al Governo (M5s vs Lega), in Parlamento (“laici” contro cattolici) e nella cultura-società dove ormai il Congresso di Verona viene visto come il raduno mondiale delle “streghe e dei demoni” che vogliono riportare in Italia il Medioevo (non la stiamo “sparando”, fatevi un giro in qualsiasi momento di una media trasmissione tv di queste ultime settimane..). Ora anche la scelta di Blangiardo – già contestato al tempo della nomina a n.1 Istat in quanto “troppo vicino alla Lega” – basta per far scatenare un’autentico caso nazionale: «I lavoratori e le lavoratrici dell’Istat non possono e non devono essere rappresentati dal loro presidente in un Convegno che si propone di discutere la soppressione di diritti fondamentali», si legge nel comunicato pubblicato oggi dalla Flc Cgil.
LA BUFERA PER UNA SCELTA (LIBERA)
Non solo, il sindacato più diffuso d’Italia attacca ancora «Blangiardo si renda conto che, per il ruolo che ora riveste, non può più partecipare a manifestazioni politiche esplicitamente di destra come quella di Verona, che nulla hanno di ‘accademico’ o ‘scientifico’. Avevamo stigmatizzato il comportamento del professore che negli scorsi mesi, durante il processo di nomina, aveva continuato a partecipare a eventi politici, come la scuola di formazione politica della Lega. Oggi le nostre preoccupazioni si rivelano fondate». Blangiardo parteciperà ad una tavola rotonda dal titolo “Protezione della vita e crisi demografica” assieme al senatore Pillon (Lega, altro “nemico” dell’opinione pubblica per il suo ddl sull’affido e il diritto di famiglia) lo psichiatra Alessandro Meluzzi, e Giovanni Serpelloni, ex capo del dipartimento anti droga della presidenza del Consiglio: ma per femministe, gruppi Lgbt, sindacati, colossi mondiali dell’aborto (come Planned Parenthood) tutto questo non va bene. Per Monica Cirinnà (Pd), «La partecipazione del Presidente dell’Istat al Congresso di Verona è gravissima e vergognosa. Il rappresentante di una istituzione così fondamentale per la vita della Repubblica ha il dovere di mantenersi imparziale, per garantire il prestigio dell’Istat stesso». La censura è già partita per una scelta, libera, di aderire ad un invito in cui l’apporto dell’analisi del presidente Istat può essere messa a disposizione del tema in discussione nella tavola rotonda del Congresso Famiglie: la Cgil, e dietro tutte le sigle più o meno note, ritengono «indecoroso per l’ente essendo quello di Verona un summit politico contro i diritti delle donne e dei gay». La “sentenza” del tribunale mediatico è già scattata: non resta che vedere quali saranno le conseguenze..