La legittima difesa è diventata legge mentre i 5 Stelle si sono legittimamente difesi dalla nuova normativa guardandosi bene dal presentarsi in aula al momento del voto. Tra i banchi del governo c’erano soltanto leghisti esultanti per avere portato ad approvazione una riforma che era una bandiera di tutto il centrodestra, sventolata con convinzione anche dagli ipergarantisti di Forza Italia. A prima vista, quello che colpisce sono i vuoti lasciati dai grillini. Ma a ben guardare, dietro le quinte della legittima difesa si è giocata una partita più sottile e più nascosta.



Oggi per Matteo Salvini il vero interrogativo da risolvere non è se mandare avanti o no il governo con i 5 Stelle, che è più stabile di come lo dipingono i giornali, ma potrebbe vacillare pericolosamente dopo le elezioni europee e soprattutto dopo l’estate, quando verranno al pettine tutti i nodi insoluti dell’economia e si dovrà varare la nuova manovra, probabilmente gravata dal rincaro dell’Iva rinviato a fine 2018. Ma per queste prospettive c’è tempo. Il problema immediato non è dunque la tenuta dell’esecutivo, ma il destino del rapporto con Forza Italia. Di cui la legge sulla legittima difesa è un emblema: gli azzurri rivendicano l’approvazione anche come un loro successo. In teoria è vero, ma in pratica non si parla altro che di Salvini.



Il vicepremier oscura tutto il resto. Molti hanno esaltato la vittoria in Basilicata, ma pochi hanno osservato che la Lega rimane il secondo partito dietro M5s mentre Forza Italia ha superato l’11 per cento e con le due liste civiche di riferimento arriverebbe al 17, a un passo dai voti raccolti dai leghisti. Silvio Berlusconi non corregge la sua rotta: Salvini non tradirà, garantisce il Cavaliere, e il centrodestra sarà ancora unito.

Ma nel partito azzurro si sta radicalizzando la divisione tra coloro che credono ancora nella buona fede del leghista e quanti invece non si fidano più e cercano di convincere Berlusconi a uscire dal cono d’ombra di via Bellerio. Una di questi è Mariastella Gelmini, capogruppo alla Camera, e un altro è il fedelissimo avvocato Niccolò Ghedini, che continuano a denunciare i rischi connessi al cedere sempre più terreno all’alleato-rivale. Perché Salvini avrà forse rassicurato Berlusconi, ma la tentazione di fare da solo è fortissima, anche perché sa che è il Cavaliere a non potere rompere con il governo: ha già i grillini contro, e se le cose andassero male anche con la Lega, per le aziende di famiglia sarebbero tempi durissimi. Come tiene in vita il governo, così Salvini tiene Forza Italia attaccata a un respiratore. E al momento opportuno staccherà la spina.