Il caso del mercantile El Hiblu 1 potrebbe aver segnato un “cambiamento” nella sempre delicatissima vicenda dei migranti nel Mediterraneo: dopo il dirottamento e lo sbarco a Malta, ora dall’Ue arrivano direttive che provano a ribadire la sicurezza e affidabilità dei porti della Libia, specie a Tripoli. Un battaglia di Salvini non da ieri viene, pare, fatta propria dall’Unione Europea come annuncia il Viminale questa mattina: «La Libia può e deve soccorrere gli immigrati in mare, e quindi è da considerare un Paese affidabile» precisa il Ministero degli Interni chiarendo che i migranti riportati a terra dalla Guardia Costiera libica sono tutelati dalla presenza del personale Oim – l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni – sul territori libico. Ad assicurare il tutto la Commissione Europea che proprio in questi giorni ha ricordato come la Libia ha «ratificato la Convenzione di Amburgo del 1979 e quindi rientri a pieno titolo nel piano globale SAR gestito dall’IMO (Organizzazione marittima internazionale)».



LE NUOVE DIRETTIVE UE

Salvini nelle ultime ore, per rispondere alle tante critiche sulla sua persistita linea dei “porti chiusi” ha ricordato come la Libia «da considerare un Paese affidabile. Dove gli immigrati che vengono riportati a terra dalla Guardia Costiera vengono tutelati dalla presenza del personale Oim, l’Organizzazione internazionale per le migrazioni». Il Ministro fa riferimento appunto alle ultime direttive Ue, con la Commissione che ha in effetti richiamato i successi della Guardia Costiera libica, che nel 2018 (dati OIM) ha salvato 15.358 persone, riportandole in Libia presso i porti di Tripoli, Homs e al-Zawiya, tutti punti di sbarco dove opera l’Oim. Per questo motivo, il Governo italiano con Salvini fa pieno riferimento alla garanzia che l’ente comunitario riserva per i diritti degli immigrati (che non vengano portati ne centri di detenzione-lager che comunque e purtroppo esistono ancora in Libia). A non essere per nulla d’accordo con l’intera linea è la portavoce dell’UNHCR (l’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati), Carlotta Sami: raggiunta da Repubblica commenta «Non consideriamo la Libia un porto sicuro e i rifugiati soccorsi e i migranti non dovrebbero essere riportati in quel Paese. Per quanto riguarda la Libia invece, rimane una priorità per noi portare le persone fuori dalla detenzione, luoghi spaventosi dove non vengono garantiti i diritti mani e assicurare che abbiano accesso alla protezione internazionale. Questo è un imperativo umanitario».

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