È il dilemma del centrodestra. Il partito di Berlusconi, alleato con la Lega e FdI, vince le elezioni locali ma non permette a Salvini di prendersi i consensi che restano al Cavaliere, quel 10% che consentirebbe al ministro dell’Interno di scaricare i 5 Stelle e puntare al governo. Se ne parlerà dietro le quinte dell’assemblea di Forza Italia oggi a Roma. Giovanni Toti è stato il primo alfiere di un patto organico con la Lega salviniana, fin dalla vittoria in Liguria nel 2015. Ma non ci sarà. Impegni istituzionali. Però manda l’ennesima frecciata al gruppo dirigente “autoreferenziale e incapace di rinnovarsi” che sta affossando e bloccando il partito. Il fatto è che vie d’uscita alternative, per ora, non se ne vedono.



Quanto dura questo governo?

Non sottovaluterei l’istinto di sopravvivenza sia del Parlamento che del Governo. E poi le esperienze finiscono quando si ha un’alternativa reale, soprattutto un’alternativa più allettante.

E lei la vede?

Al momento no. Né per la Lega né per M5s.

Quando Salvini dice che la legislatura dura ancora 4 anni lei ha paura o è contento?



Sto a vedere. La legislatura dura quattro anni per fare qualcosa di buono per il paese? Ci provino. Per il momento vedo luci e ombre: qualche luce c’è, ma anche molte ombre. La legge sulla legittima difesa la considero buona, la politica di contenimento degli sbarchi anche. L’economia invece non funziona.

Quali sono le sue critiche?

Vedo prevalere velleitarismo e faciloneria. I dossier principali sono fermi. Infrastrutture, Alitalia, competitività delle imprese, piano energetico nazionale, politica industriale. Su Piaggio Aeropsace, che conosco bene perché riguarda Genova, l’incertezza è totale.



Lei critica da tempo l’inerzia di Forza Italia. Eppure il centrodestra vince. Allora meglio l’inerzia.

Il centrodestra vince perché ha una tradizione di buon governo nazionale e locale. Quando il centrodestra ha vinto in Liguria nel 2015 la Regione aveva una tradizione di centrosinistra, noi governavamo il 30% dei comuni e la sinistra il 70. Oggi ne governiamo l’80%.

La si accusa di alimentare liste locali con il proposito di togliere voti a FI per portarli alla Lega. È così?

No. Io ho costruito e alimentato liste locali per la banale ragione che esiste un buon numero di elettori e amministratori locali che non hanno più intenzione di partecipare all’elaborazione politica di un partito come FI perché lo considerano governato da un’élite autoreferenziale e incapace di rinnovarsi.

Dunque è vero quello che sta facendo.

Il moltiplicarsi di queste esperienze ha preceduto la ricomposizione del centrodestra, non il contrario.

Con lei a mediare tra liste civiche, Lega e FdI.

Le civiche provengono soprattutto dall’area moderata, sono un arricchimento che non deve andare disperso. È una geometria politica che nasce dal basso, non è riproponibile con il pantografo a livello nazionale.

Oggi c’è l’assemblea nazionale di FI. Qual è il suo messaggio alla “élite autoreferenziale”?

Quello che vedono tutti: il centrodestra vince, ma la sua parte moderata, quella che ha fatto da baricentro della coalizione per due decenni, oggi è in grave sofferenza, mentre Lega e FdI, che hanno saputo rinnovarsi, a torto o a ragione, in termini di personale politico, di regole di ingaggio e di proposta, crescono.

Cosa ne pensa del memorandum Italia-Cina firmato dal governo? Le rotte della Via della Seta riguarderanno anche Genova.

Un evento sovrastimato, segnato da una polemica sterile. I porti della Liguria rappresentano già il primo sistema portuale del paese e a Genova operano le maggiori compagnie del mondo, da Moller-Maersk numero uno al mondo a Cosco (cinese, ndr), che ha una partecipazione del 30% nello scalo di Vado Ligure mentre la Psa International Pte di Singapore ha una quota ancor più incisiva nello scalo di Genova Pra.

Rimaniamo un paese povero di investimenti.

L’Italia non è povera di investimenti perché non ha risorse, ma perché non siamo capaci di mobilitare quelle che abbiamo. Si sono programmati miliardi di euro di investimenti sia pubblici che privati in Italia, andando a sbattere contro due nemici fatti in casa: la nostra burocrazia e le nostre leggi.

E le mire espansionistiche di Pechino?

La Cina è un paese molto grande ed economicamente molto aggressivo. Occorre vigilare, come fanno tutti, usando la necessaria prudenza sugli asset strategici. Detto questo, molte polemiche sono tardive. In questo paese è stato fatto shopping da parte di tanti altri molto prima che arrivassero i cinesi.

Gli imprenditori del Nord si lamentano contro M5s che blocca le opere.

E hanno ragione. Al di là di quello che uno pensa del Tav, e io ne penso tutto il bene possibile, se in un territorio Confindustria, Confcommercio, Confesercenti, Coldiretti, Ance, insomma tutti, parti datoriali e sindacati, ritengono l’opera importante, insistere a non volerla mi pare il massimo dell’arroganza e della miopia politica.

Lei è favorevole a un referendum sul Tav?

Io sono disponibile a fare referendum su tutto, però i referendum costano soldi e richiedono tempi lunghi. La politica farebbe prima ad assumersi le sue responsabilità.

Quali sono esattamente?

In un paese serio le grandi opere programmate nel passato, a meno che non ci siano cause serissime, non possono essere ripensate a ogni governo, perché se ogni governo rifà l’elenco delle priorità nazionali a suo piacimento finisce che non abbiamo più priorità nazionali.

Insomma M5s non sa governare. E blocca tutto.

Ora chi blocca sono loro, però a rallentare le opere prima di M5s è stata una certa sinistra che per anni ha strizzato l’occhio al peggiore ambientalismo per quattro voti. La sinistra non ha esattamente il pedigree migliore per ergersi a paladina delle grandi opere. Poi possiamo anche buttar la croce addosso a Toninelli, che fa del suo meglio per salirvi sopra.

Salvini mollerà il governo dopo il successo alle europee?

Starei attento a fare previsioni. Il risultato segnerà una tendenza, ma non darei per scontato che il risultato di un eventuale voto politico a ridosso delle europee abbia lo stesso risultato. Negli ultimi tempi il paese ci ha riservato sorprese e cambiamenti repentini.

La situazione appare bloccata, Salvini non sembra avere alternative. Perché?

Fino a quando il centrodestra non si ridarà un suo equilibrio e non cambierà registro, non sarà facile per Salvini sganciarsi dal matrimonio con Di Maio.

È questo il punto decisivo, la partita interna al centrodestra?

È uno dei fattori…

(Federico Ferraù)