L’intervista di Fabio Fazio al presidente francese Emmanuel Macron è stata preceduta da immancabili polemiche, anche piuttosto pretestuose, come quella del costo del viaggio, che Fazio ha poi spiegato essersi pagato da solo. Semmai c’era da chiedersi qual è stato il motivo che ha spinto Fazio a farla. Una prima risposta potrebbe essere che il conduttore, già da un po’ sotto tiro incrociato a opera di vari esponenti della maggioranza di governo, abbia voluto alzare il livello dello scontro, per apparire poi come perseguitato e vittima in caso di rimozione o rottura di contratto. E non a caso pochi giorni fa ha dichiarato pubblicamente che il suo contratto con la Rai dura ancora due anni.
C’era inoltre ben altra questione da sollevare, mai risolta: per quale motivo con 1760 giornalisti alle sue dipendenze, la Rai permette a Fazio di intervistare politici in trasmissione, e addirittura va a intervistare il Presidente della repubblica francese? In passato, proprio il Presidente dell’Ordine dei giornalisti, Carlo Verna, si è dichiarato “impotente di fronte all’anomalia rappresentata da Fazio. Il quale non è un giornalista professionista e due anni fa ha anche restituito la tessera da pubblicista”.
Il Presidente e i Vicepresidenti del Consiglio non hanno proferito parola, forse per un probabile fair-play suggerito dal massimo Colle. Di Maio era meglio stesse zitto dopo la gaffe commessa andando ad abbracciare i gilet gialli, mentre Salvini ha scelto il silenzio anche immaginando che Macron avrebbe difeso la Tav a spada tratta. L’unica che ha sciolto la lingua è stata Giorgia Meloni, sempre tagliente e diretta: “ho una richiesta ufficiale: chiedi conto nel servizio pubblico italiano delle politiche neocoloniali che la Francia porta avanti in Africa. E chiedi conto della ragione per la quale la Francia non consente a queste nazioni di crescere, salvo poi fare a noi le lezioni di morale perché non siamo ‘abbastanza accoglienti’ con gli africani“.
Richiesta sacrosanta, ma puntualmente inevasa, anche perché, entrando nel merito, Yoda si sente di affermare che si è trattato di un bell’esempio di intervista in ginocchio, come si usa dire quando non c’è alcuna domanda scomoda, alcun contraddittorio, e le brevi generiche domande costituiscono solo il pretesto per concedere all’intervistato di fare i suoi pistolotti.
Così, con la sua aria da pinocchietto travestito da giornalista, Fazio ha chiesto a Macron quali sono i suoi legami con l’Italia, consentendo al Presidente francese – che ha una lingua sciolta e veloce – di volare alto lodando i Fori, il Colosseo, Napoli, Eduardo de Filippo, e citare Stendhal. Accennando alla questione dei gilet gialli, ha detto trattarsi di malintesi da superare, dando a intendere che la sortita di Di Maio è stata una ragazzata che lui ha già perdonato, dall’alto della sua grandeur.
Ma è sulla questione dei migranti che i due hanno mostrato una faccia tosta davvero superlativa. Il tema è stato preso molto alla larga, quando Fazio ha parlato della “paura dell’altro”. Permettendo a Macron di prenderci tutti quanti in giro sostenendo che “l’Italia è stata lasciata sola dall’Europa nella sua sfortunata posizione geografica che la espone agli sbarchi, che occorre ripensare alle nostre relazioni con l’Africa, che occorre lottare contro i trafficanti, che nessuno può opporsi agli altri chiudendosi in se stesso”. Roba da non credere. E Fazio neanche un plissé, nemmeno un accenno ai respingimenti di migranti, anche minori, a Ventimiglia o a Claviere. Niente. Sui rapporti con la Germania, serenamente Macron ha affermato che “l’Europa sta bene solo se Francia e Germania vanno d’accordo”!
Qua e là Fazio ha approfittato per disseminare tutto il suo veleno contro Salvini, accennando più volte alle paure create ad arte, mescolando antisemitismo con anti-islamismo e razzismo, offrendo continui assist a Macron, che ha risposto con un enfatico “Con la paura non si costruisce il futuro“. Sull’inevitabile questione della Tav, Macron ha ricordato con aria di superiorità, come uno che scaccia una mosca, che gli accordi internazionali vanno rispettati e che sicuramente grazie all’innovazione e all’ecologia (ma che avrà mai voluto dire?) si sarebbe arrivati a una soluzione positiva e condivisa. In conclusione, Fazio ha chiesto a Macron di rivolgersi direttamente ai telespettatori con un suo appello finale.
Ebbene, niente di più generico: ci ha ammollato un appello a prendere in considerazione di più ciò che ci unisce di quello che ci divide (questa l’abbiamo sentita più volte), richiamo agli antichi legami, ci ha invitato a sostenere un’Europa più forte e più giusta, per finire addirittura con l’amore e con il cuore al di là dell’ostacolo. C’est tout.
Dopo tanto rumore per nulla, che cosa ci siamo portati a casa? Un non giornalista che ha fatto una non intervista al Presidente della repubblica francese che, nonostante sia ai minimi storici di popolarità nel suo Paese, ha pensato bene di intortarci con il suo scilinguagniolo e con quelle che gli anglosassoni chiamano buzzwords, vale dire “paroloni”.
Yoda già si immagina il Fazio trionfante per gli alti ascolti sicuramente dovuti alla legittima curiosità. E non si dà pace sul fatto che circa 4 milioni di italiani guardino regolarmente questo piccolo venditore di fumo, che ha pure dato l’opportunità al Presidente di un Paese che ha molto da farsi perdonare (dalla Libia, ai migranti, allo strapotere in cruciali imprese italiane) di venderne ancora di più.