Restano gravi ma stabili le condizioni dei due bambini di 8 e 10 anni rimasti feriti nel grave incidente stradale avvenuto nei pressi di Porto Recanati. Nello schianto hanno perso entrambi i genitori: Gianluca Carotti e la moglie Elisa Del Vicario. Il ministro dell’Interno Matteo Salvini in conferenza stampa dalla Camera ha affrontato la questione, che si lega al suo disegno di legge per contrastare lo spaccio di droga. «Episodio pazzesco. Quel papà e quella mamma, alla guida della macchina, erano nel posto sbagliato al momento sbagliato, e hanno incrociato lo stronzo sbagliato», ha dichiarato il vicepremier. «Un tossico, ubriaco, senza patente e senza assicurazione. Cosa ci faceva a spasso? Mi chiedo: cosa devi fare in Italia per commettere un reato legato alla droga e stare in galera?», prosegue Salvini. Il leader della Lega ha spiegato che il 35enne era indiziato lo scorso autunno. «È stato coinvolto nel sequestro di 225 chili di droga e ‘sto stronzo era a spasso. Non è possibile. Il nostro disegno di legge prevede il raddoppio delle pene per chi spaccia sostanze stupefacenti, pene detentive ed economiche. Non esiste modica entità».



“FAMIGLIA DISTRUTTA DA UNO STRONZO INFAME”

Ma Matteo Salvini, restando sull’attualità e quindi sull’incidente di Porto Recanati, ha colto l’occasione per attaccare chi non si è occupato dal punto legislativo di queste vicende. «Secondo me c’è qualcuno che dovrebbe farsi un serio esame di coscienza. Ci soni due bambini di 8 e 10 anni che hanno perso i genitori perché c’era un infame che doveva essere in galera, in Italia o nel suo Paese, che guidava ubriaco, tossico, senza patente e senza assicurazione». Per questo il ministro dell’Interno si sente in dovere di modificare «le leggi che non funzionano». E spiega: «A me prudono le mani, quindi devo modificare le leggi che non funzionano. Ora sentirò le autorità marocchine per fare in modo che il mantenimento in galera di questo infame non sia a spese dell’Italia». Infine, ha spiegato che chiederà la documentazione al ministro della Giustizia Bonafede riguardo il fatto che al 35enne erano stati concessi prima i domiciliari e poi l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. «Se un soggetto del genere era libero dopo pochi mesi evidentemente la legge non funziona».



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