Un vertice a quattro a Palazzo Chigi previsto per questa mattina: Giuseppe Conte, Matteo Salvini, Luigi Di Maio e il ministro per le Infrastrutture e i Trasporti, Danilo Toninelli, per chiarirsi e chiarire le idee sulla Tav ad ormai pochi giorni dalla data dell’11 marzo, ultima scadenza per far partire i bandi. La prima uscita pubblica di Nicola Zingaretti da segretario Pd al fianco di Sergio Chiamparino a favore della Tav ha messo ulteriormente alle strette l’esecutivo, chiamato ora ad esprimere una posizione unitaria sul tema. Certo le tensioni non mancano e lo scenario di una crisi non è da escludere categoricamente. Basta leggere le dichiarazioni del grillino Stefano Buffagni, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, ospite oggi di Agorà su Rai Tre, che ha dichiarato:”Guardi io non mi occupo di trovare il compromesso (sulla TAV, ndr). Detto ciò se bisogna andare a casa perché noi non vogliamo buttare soldi per opere vecchie io non vedo il problema”. Di segno opposto le parole di Edoardo Rixi, viceministro delle Infrastrutture, che a Rai Radio 1 ha detto:”Se Chiamparino utilizzasse meno la Tav per la campagna elettorale, darebbe una mano a tutti. Detto questo credo che i bandi vadano fatti, altrimenti il rischio di perdere 300 milioni di euro è concreto. Bisogna fare i bandi, dopodiché ci sarà tempo per andare a discutere con la Francia e con l’Europa. Mi auguro che il governo esca con una sintesi”. (agg. di Dario D’Angelo)



TAV, CONTE CONVOCA VERTICE

La Tav è il simbolo di un Paese in ginocchio secondo Nicola ZIngaretti, Pd in pressing sulla Torino-Lione mentre il governo dialoga per trovare una soluzione. Il Movimento 5 Stelle continua a dire no all’Alta Velocità, mentre la Lega spinge per sbloccare la situazione. Come riporta il Corriere della Sera, è previsto nelle prossime ore un vertice tra il premier Giuseppe Conte e i suoi vice Luigi Di Maio e Matteo Salvini: convocato il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Danilo Toninelli al fine di trovare una exit strategy per evitare guai seri alla tenuta dell’esecutivo gialloverde. L’obiettivo è quello di confermare la pubblicazione dei bandi per l’11 marzo, per poi prendere tempo nel successivo periodo di sei mesi quando verranno presentate le manifestazioni di interesse per gli appalti. Tra la tregua richiesta dai grillini e la spinta delle imprese del Nord sul Carroccio, la partita è apertissima… (Aggiornamento di Massimo Balsamo)



SALVINI AL M5S: “PREVALGA BUONSENSO”

Nicola Zingaretti in pressing sulla Tav, Matteo Salvini lancia un messaggio agli alleati di governo del Movimento 5 Stelle. Intervenuto in conferenza stampa alla Camera, il segretario federale della Lega non ha scelto mezze misure: «Prevalga il buonsenso». Il ministro dell’Interno ribadisce il suo appoggio alla Torino-Lione, sottolineando che il Governo «ci sta lavorando: vedo un punto di incontro ogni mattina, l’esecutivo non rischia assolutamente. Ne parliamo da domani in avanti». Non è tardata ad arrivare la replica da casa grillina, ecco il commento del sottosegretario Stefano Buffagni riportato dal Corriere della Sera: «Salvini fa bene a dire quello che vuole, io resto della mia idea: è un progetto obsoleto che si può superare facendo altre cose, utilizzando quello che già esiste investendo quei soldi su progetti che possono servire, ha un costo spropositato comunque lo si guardi». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)



“CRIMINALE INTERROMPERE BANDI”

Nicola Zingaretti in Piemonte per incontrare il governatore Chiamparino e discutere della Tav: il primo passo del neo segretario Pd ha una chiara valenza politica e pochi minuti fa è giunto al termine il vertice. Ecco le parole del governatore del Lazio riportate dall’Ansa: «I bandi non si interrompano: sarebbe criminale pensare di perdere centinaia di milioni di investimenti e migliaia di posti di lavoro». Prosegue Zingaretti: «L’Italia deve ripartire: abbiamo alle nostre spalle nove mesi di propaganda, di confronti, di selfie, ma questo Paese è di nuovo in ginocchio. La produzione industriale è crollata, il fatturato delle aziende è fermo come lo sono i cantieri del Paese. La Tav è un simbolo di come non ci si deve comportare rispetto alle aspettative di futuro». E sottolinea: «Per nascondere una divergenza politica ogni settimana se ne ascolta una e intanto il cantiere è fermo. L’Italia sta pagando il costo della incertezza di una maggioranza parlamentare che non è unita e questo è inaccettabile». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)

TAV PRIMA MOSSA DA SEGRETARIO PD PER ZINGARETTI

La prima mossa da Segretario del Pd sarà quella di andare in Piemonte dal Governatore dem Chiamparino per ribadire l’impegno del Partito Democratico sulla Tav: «La mia prima mossa da segretario sarà simbolica e importante: andrò a visitare i cantieri della Tav il prima possibile» ha fatto sapere in un colloquio con il Messaggero Nicola Zingaretti, mentre si attendono ancora i risultati ufficiali delle Primarie che lo danno vincente tra il 67% e il 69% dei voti totali. «Se la mia segreteria sarà unitaria? Ancora non ci ho pensato. Voglio essere comunque inclusivo. Ora – assicura il neo segretario dem – cambierò tutto e volteremo pagina. Voglio un campo largo in cui non sarò il capo ma il portatore di tante istanze». Su Renzi, l’apporto ci sarà e per Zingaretti le porte non si chiudono a nessuno: nel pomeriggio è previsto l’arrivo del Governatore del Lazio con la prima conferenza stampa da Segretario dem prevista per le ore 15. Il sostegno al collega Chiamparino (protagonista delle Regionali del 26 maggio, in concomitanza con le Europee) e il rilancio del Pd: come ha spiegato anche a Radio 1 stamattina, «Mi auguro che sia un Pd unito ed io farò di tutto perché sia così. Credo che dobbiamo tenere insieme due parole: unità e cambiamento per costruire un cambio di passo».

VINCE CON QUASI IL 70% DEI VOTI

Quasi 2 milioni di elettori, un nuovo Segretario che “svolta” rispetto alla sconfitta delle Elezioni Politiche del 4 marzo 2018 e due sfidanti (più il “terzo”) che si dicono disposti a collaborare con il vincitore per far ripartire il partito: le Primarie Pd incoronano Nicola Zingaretti dopo la giornata di voto di ieri, con un successo maggiore di quanto ci si potesse aspettare da un partito che soffre ancora la crisi post-elettorale con il consenso dei gialloverdi ancora nettamente maggiore di quello dem. «Io non mi intendo capo, ma leader di una comunità in campo per cambiare la storia della democrazia italiana e il Pd sarà unità e ancora unità, cambiamento e ancora cambiamento. Grazie all’Italia che non si piega e che vuole arginare un governo illiberale e pericoloso», ha fatto sapere il Governatore del Lazio (che intende rispettare il proprio mandato da Presidente di Regione, ndr) dopo la vittoria-incoronazione di ieri, ribadendo subito dopo «Penso ai delusi, a chi ci ha criticato, a chi ci ha frainteso e ha votato altre forze politiche che si sono presentate con idee suggestive. Molti sono tornati, stanno tornando e torneranno nel nuovo Pd e nella nuova alleanza, un nuovo campo unitario e combattivo per voltare pagina in questo Paese. E’ un inizio, non illudiamoci, la destra è rocciosa, forte, radicata, non cederà il potere in maniera semplice».

RENZI, “AIUTERÒ ZINGARETTI”

Proprio quell’accenno ai “delusi” alcuni nel Pd l’hanno già letta come un richiamo alla base dem degli “scappati” in LeU, Sinistre e quand’anche Movimento 5 Stelle: Zingaretti parla di elettori, ovviamente, ma non è difficile immaginare che alcuni interlocutori possano essere quegli ex Pd che con l’avvento di Renzi si sono allontanati dal Partito Democratico. Ha sfiorato il 70% dei consensi Zingaretti e per questo motivo ora ha il sacrosanto diritto di impostare e navigare il Pd verso le Europee e non solo: in attesa dei risultati definitivi, secondo i dati di YouTrend, infatti, Zingaretti si è affermato con il 68,15% al Nord, con il 66,53% nella “zona rossa” (Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Marche) e con il 59,43% al Sud. Delusa la componente di Matteo Renzi che vede definitivamente allontanarsi la guida del partito dopo due Assemblee consecutive: al momento l’ex Premier si dice comunque contento dell’elettorato che è tornato a “votare” Pd, spiegando alla Stampa «Da parte mia, Zingaretti non ha nulla da temere. Io non chiedo niente, siamo pronti a dare una mano. Io le scissioni non le ho mai fatte: le ho subite. Come segretario – osserva ancora Matteo Renzi -, lo vedremo alla prova dei fatti, in Regione Lazio, Nicola è abile a tenere insieme un fronte ampio che va dai moderati agli estremisti di sinistra». Parlando poi col Messaggero, lo stesso ex Segretario promette «farò una battaglia educativa e culturale dentro il partito. Il grillismo si sta sgonfiando […]. Darò una mano a Nicola», anche se esclude il rientro “dei fuoriusciti” e accordi futuri con i grillini. Insomma, le “condizioni” per – forse – evitare la scissione dal Pd.