Il verdetto delle primarie è stato inequivocabile: la passione politica in Italia esiste ancora, Zingaretti e gli ex Pci hanno trionfato. Mentre Renzi, i riformisti alla Calenda e la gran parte degli ex Dc hanno perso.

Lo scettro torna, anche culturalmente, alla sinistra con l’effetto, assai benefico, di scardinare e semplificare un quadro politico nazionale asfittico.



Una situazione che rende giustizia anche delle mille contraddizioni del Pd renziano, ostinatamente posizionato al centro ma con radici inserite nel partito socialista europeo. Del resto solo un democristiano poteva portare i comunisti italiani a “confondersi” con i socialisti europei.

L’avvento della segreteria Zingaretti sembra rimettere in moto l’Italia politica: il centro si libera, gli estremi si ricompattano (Lega-FdI da un lato e Pd-Leu dall’altro) e qualcosa all’interno “dell’enigma 5 Stelle” sembra non quagliare più.



Il 26 maggio è ancora molto lontano, eppure per tutti sarà il vero banco di prova: per Berlusconi, che deve puntare al centro e sganciarsi definitivamente dalla Lega per sopravvivere, per il Governo dilaniato da opposte sensibilità, per la leadership Di Maio minacciata dal fuoco amico, ma soprattutto per il nuovo segretario del Pd. L’incubo del famoso 40,8% aleggia infatti sovente nelle stanze del Nazareno e mal si concilierebbe con la prospettiva, assai realistica, del terzo partito italiano dopo Carroccio e grillini.

Da quel risultato storico molta acqua è passata sotto i ponti, eppure un passo falso del nuovo segretario metterebbe in discussione, fin da subito, la sua leadership come fu per Bersani nel 2013 in cui – come tutti ricordano – alla cosiddetta “non vittoria” nelle elezioni politiche seguì un travagliato iter per la costituzione del governo Letta, quindi la perdita della segreteria da parte di Bersani, l’elezione di Renzi a nuovo segretario ed il famigerato “stai sereno”.



Anche allora – correva l’anno 2012 – Renzi, da sindaco rampante, fu sconfitto sonoramente dal comunista Bersani ma con il volgere di una stagione tutto cambiò.

Zingaretti può certamente far affidamento su condizioni apparentemente diverse.

Ciononostante, non potrà scherzare troppo!