Dopo Salvini è il n.2 della Lega, nonché uomo-ovunque del Governo gialloverde, Giancarlo Giorgetti a dettare la linea in una lunga intervista a “In mezz’ora in più” con Lucia Annunziata: secondo il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio (di fatto l’uomo-Lega vicino a Conte per far da contraltare al potente Rocco Casalino) «Ricordatevi che per fermare definitivamente la Tav occorre un passaggio parlamentare perché si tratta di un Trattato internazionale approvato dal Parlamento e né Conte né il Cdm può prendere decisioni sopra il Parlamento». Un passaggio parlamentare del genere, secondo Giorgetti, non sarebbe un problema serio per l’esecutivo, «ma aspettiamo fiduciosi il lavoro di Conte». Il n.2 di Salvini ha poi spiegato come il premier voglia ridiscutere il progetto, «non semplicemente escluderlo, ma rivederlo con le autorità francesi. E’ una operazione coerente con il contratto di governo. L’analisi costi benefici – continua Giorgetti – va discussa con il governo francese che dovrà valutare come continuare questa opera. Se c’è risparmio di denaro pubblico, come ad esempio per la stazione di Susa, si può fare. Tra l’altro l’Italia si assume costi maggiori della Francia».



SALVINI, “CONTE NON PUÒ BLOCCARE LA TAV”

«Mi sembra che l’opera non sia stata bloccata: Conte non potrà bloccarla, le procedure vanno avanti, e i bandi o come li vogliamo chiamare non si possono fermare con una lettera. Ma soltanto tramite un voto del Parlamento, visto che si parla di un trattato internazionale, o con un atto del Consiglio dei ministri», spiega Salvini ai suoi interlocutori ieri a Milano per la festa dei suoi 46 anni appena compiuti. Insomma, al netto delle “mosse” dei Cinque Stelle, la Tav si farà secondo il vicepremier leghista, senza se e senza ma. Non sono poi così convinti gli altri alleati del Governo, in primis il Premier Conte che oggi in un colloqui col Fatto Quotidiano ammette «l’analisi costi-benefici ha retto allo stress test messo in atto da Salvini e dai suoi», Se la relazione non avesse retto, spiega ancora il Presidente del Consiglio «avrei detto sì a Salvini e no a Di Maio, anche se sapevo che avrei messo in grave difficoltà il M5s. Ma io ho l’obbligo di decidere ciò che è meglio per gli italiani, non per i 5 Stelle». Messa così, sembra che allora i bandi Tav non stiano per partire: e invece partiranno, ma con clausole particolari che – fino a quando la Francia non le rigetterà – pone una sorta di stallo-tregua tra i due contendenti in campo. (agg. di Niccolò Magnani)



DI MAIO, “SALVINI BASTA FOLKLORE”

Piccola svolta nelle scorse ore in merito alla vicenda Tav. Il presidente del consiglio, Giuseppe Conte, ha scritto alla Telt, la società incaricata per la costruzione della Torino-Lione, autorizzando di fatto l’opera, ma nel contempo, riuscendo a guadagnare altri sei mesi. In poche parole il premier ha voluto mettere due piedi in una scarpa, accontentando il ministro Matteo Salvini, da sempre sostenitore del “Si-Tav”, nonché il collega Di Maio, che sta provando a svincolare i soldi del governo. Ed è stato proprio quest’ultimo a commentare la presa di posizione dell’esecutivo, scrivendo un lungo posto su Facebook: «La Tav è stata messa in discussione – sostiene il grillino – con un’analisi che ha più costi che benefici». Quindi la frecciatina “all’amico” della Lega: «Non possiamo pensare che ci sia sempre la narrazione della crisi di governo: ‘andiamo fino in fondo’, ‘vediamo chi ha la testa più dura’. Questo è folklore, non stiamo parlando di quello che ci chiedono gli italiani». Stizzita la reazione dell’opposizione, a cominciare dal presidente del parlamento europeo, Antonio Tajani, in quota a Forza Italia: «Non decidere significa isolare il nostro Paese e perdere centinaia di milioni di euro e lavoro». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



TAV, LA MOSSA DI CONTE PER GUADAGNARE 6 MESI

E’ giallo sui bandi Telt per la Tav Torino-Lione. Il Movimento 5 Stelle e Giuseppe Conte hanno annunciato il rinvio a settembre, ma la società italo-francese incaricata di realizzare l’Alta Velocità ha chiarito: «In assenza di atti giuridicamente rilevanti che comportino istruzioni di segno contrario abbiamo previsto che il Cda fissato per l’11 marzo 2019 autorizzi la direzione a pubblicare gli ‘avis de marchés’ (inviti a presentare candidatura) relativamente agli interventi dei lotti francesi del tunnel di base, in modo da rispettare il termine del 31 marzo», riporta Repubblica. Duro il governatore della Regione Piemonte Sergio Chiamparino: «Siamo alla repubblica delle banane. Il governo lascia aperto uno spiraglio non chiaro. Se i bandi partiranno è un piccolo passo avanti ma con una spada di Damocle non da poco. Se i bandi non partono senza se e senza ma, si assumano la responsabilità e il governo vada a casa», annunciando il ricorso al referendum in caso di mancata risposta. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)

IL COMMENTO DEL PREMIER CONTE

Il M5s ha annunciato il rinvio dei bandi di Telt, la Tav verrà ridiscussa con la Francia. A confermarlo il presidente del Consiglio Giuseppe Conte: «Oggi è stata una mattinata di intenso lavoro che ha prodotto i suoi frutti. Ho inviato una lettera alla Telt, società incaricata della realizzazione della Torino – Lione, invitandola ad astenersi, con effetti immediati, da qualsiasi ulteriore attività che possa produrre ulteriori vincoli giuridici ed economici per lo Stato italiano con riguardo ai bandi di gara». Prosegue il premier ai microfoni del Corriere della Sera: «Ho chiarito che questo Governo e le forze politiche che lo sostengono si sono impegnati a “ridiscutere integralmente” questo progetto e che abbiamo intenzione di interloquire con la Francia e con l’Unione europea alla luce delle più recenti analisi costi-benefici da noi acquisite. Ovviamente non vogliamo che nel frattempo si perdano i finanziamenti europei già stanziati». E sottolinea: «La società Telt mi ha appena risposto confermandomi che i capitolati di gara non partiranno senza l’avallo del mio Governo e del Governo francese e che, al momento, si limiteranno esclusivamente a svolgere mere attività preliminari, senza alcun impegno per il nostro Stato».

SI VA VERSO RINVIO DEI BANDI

Nelle ultime ore si è parlato molto di un’intesa tra Lega e M5s sulle clausole di dissolvenza per la Tav, ma arrivano nuovi aggiornamenti da Palazzo Chigi: come riporta Repubblica, si va verso un rinvio per la Torino-Lione. Lunedì i bandi Telt non dovrebbero partire: stop all’approvazione di avvisi per la costruzione del tunnel di base dell’Alta Velocità. La società italo-francese ha commentato: «Tra Palazzo Chigi e Telt è in corso una interlocuzione, il cui obiettivo è quello di rispettare le indicazioni dei governi in vista del consiglio d’amministrazione di lunedì». Luigi Di Maio ha affermato su Facebook: «Sulla Tav la situazione si sta risolvendo positivamente. Quindi ora parliamo di altro e andiamo avanti. Andiamo avanti con altre opere, con Quota 100, con investimenti produttivi per le imprese, con il Reddito di Cittadinanza e con tutto ciò di cui il Paese ha bisogno, ora. Ce lo chiedono gli italiani. Le “teste dure” o frasi come “vediamo chi va fino in fondo” non mi appartengono, sono folklore che non fa bene all’Italia».

TAV, SALVINI: “REVISIONE PROGETTO DOVEROSA”

Come riporta Tg Com 24, Matteo Salvini ha tenuto a ribadire: «Non si può fare una mezza Tav evidentemente. O si scava o non si scava sotto la montagna. alcune grandi mega strutture pensate nel passato oggi sono fuori dal tempo. Quindi una riduzione e una revisione è sicuramente doverosa, anche una ridiscussione dei finanziamenti». Lega e M5s ferme sulle proprie posizioni, questo il commento del viceministro dell’Economia Laura Castelli: «Abbiamo ottenuto il rinvio dei bandi per il Tav che partiranno tra 6 mesi solo se Italia Francia raggiungeranno un accordo serio. Tutto questo senza nessun costo per lo Stato e senza toccare i soldi degli italiani. Questo governo prosegue forte del rispetto del suo contratto fondatore per realizzare le cose che servono all’Italia». Attesi aggiornamenti nelle prossime ore, tra la possibile crisi di governo e la risoluzione dell’affaire…