L’Italia è stata commissariata dagli alleati. Questo il risultato netto di avere preparato gli accordi con la Cina senza avere preventivamente consultato Usa e Ue.

Infatti la settimana scorsa c’è stato a Roma un vertice a otto a Roma sulla Libia, che è una questione di sicurezza e di economia centrale per l’Italia, a cui hanno partecipato persino Belgio e Repubblica Ceca, e il governo del premier Giuseppe Conte ne è stato accuratamente tenuto fuori.



Ovvero: se l’Italia vuole decidere su cose delicate senza consultare gli altri, gli altri parleranno di cose delicate, comprese le cose italiane, senza l’Italia. In più il fatto di tenere il vertice sulla Libia a Roma è un doppio schiaffo perché dice che questo governo è una specie di lavapiatti in casa propria.



Per gli italiani la cosa può essere spiacevole, ma che Conte e i suoi abbiano cercato di tenere la cosa nascosta dimostra che sanno di dovere ingoiare e basta. Di, fatto giustamente o ingiustamente, Usa, Ue e altri paesi del Nordafrica si riuniranno, senza l’Italia, per decidere cosa fare dell’Italia.

È un male? Una disgrazia nazionale? A un governo patrio di inetti quasi tutti preferiscono una direzione altrui che eviti pasticci. Solo che il direttorio esterno non sembra intenzionato a entrare per gestire l’infernale garbuglio di problemi interni.

Nasce però un problema: come si fanno a gestire i problemi interni senza poteri sull’esterno? In un paese dove l’export è vitale, il rapporto con l’euro questione di vita o di morte, essere tagliati fuori dalla politica estera è il viatico per la distruzione.

Quindi l’Italia, le sue aziende, la gente che paga le tasse e teme l’aumento dell’Iva e l’arrivo di una patrimoniale, deve riprendere in mano la politica estera. Oppure gli Usa dovranno gestire in tutto anche i problemi interni italiani. Tra le due opzioni è più facile pensare che gli Usa possano rimettere a Roma il suo mandato di politica estera, ma certo non a Conte e Moavero.

Quindi di fatto la crisi di governo in Italia è già cominciata. Premier e ministro degli Esteri sono nei fatti sfiduciati. Se i due partiti di maggioranza non li cambiano, l’Italia non riavrà poteri su sé stessa.

L’ulteriore problema è che M5s e Lega sono nel pallone, con l’ansia di performance per le elezioni europee, dove i primi dovrebbero crollare e i secondi trionfare. Ma nessuno poi sa se sarà davvero così e in che misura.

Quindi nessuno governa o governerà fin dopo i risultati delle europee e magari dopo i risultati delle elezioni politiche che seguiranno. In questo periodo, nella divisione dei compiti, gli esteri e la direzione generale spetteranno agli Usa e l’economia alla Ue. Nei fatti ciò potrà comportare un aumento progressivo e forse geometrico della confusione interna, vista la distanza dei centri di comando dalla realtà da comandare.

In tale frangente, può allora il presidente Sergio Mattarella intervenire e chiedere un ricambio al governo che metta comunque un freno al delirio in corso?

La domanda è delicatissima e riguarda i poteri del presidente che Mattarella ha sempre voluto esercitare con il massimo riserbo, ma la situazione forse è grave come non lo è mai stata in Italia dalla fine della seconda guerra mondiale.