Dal 2009 la sanità della Calabria si trova in piano di rientro dal disavanzo e dal 2010 è a riguardo commissariata dal governo nazionale. Allora venne accertato un debito di 2,2 miliardi di euro, coperto fino a 2 miliardi: 1,1 miliardi di risorse prelevate dal Fondo per le aree sottoutilizzate e 900 milioni provenienti da un mutuo trentennale della Regione con il Tesoro. I restanti 200 milioni dovevano essere azzerati attraverso la chiusura di 18 ospedali su una sessantina (compresi quelli privati), il taglio lineare dei servizi e il blocco del turnover del personale. 



Lo scorso 4 aprile il Tavolo interministeriale di verifica ha certificato che adesso il disavanzo sanitario della Calabria sfiora i 170 milioni all’anno e il gettito fiscale è di 60 milioni in meno. In base alle norme vigenti, ciò comporta che fino a dicembre del 2020 non si potranno rimpiazzare i medici, gli infermieri e le altre figure in pensione. Il ministro della Salute, Giulia Grillo, è all’opera, insieme al governo e ai dirigenti ministeriali, per trovare soluzioni possibili ed evitare il danno ai calabresi.

I dati ufficiali indicano che dal 2014 ad oggi il disavanzo del Servizio sanitario della Calabria – 7 su 9 le Aziende in perdita – è più che triplicato, ma con grave peggioramento dell’assistenza, il che è un paradosso. Inoltre la mobilità passiva ha raggiunto la cifra record di circa 320 milioni annui, secondo la Corte dei conti. Ancora, è emerso che gli uffici regionali non hanno mai verificato i costi delle prestazioni erogate dalle strutture sanitarie di Nord e Centro.

Da poco l’Asp di Reggio Calabria è di nuovo commissariata per infiltrazioni di ‘ndrangheta, l’Asp di Catanzaro è sotto accesso antimafia e all’Asp di Cosenza, in passato sciolta per ingerenze criminali, manca il rappresentante legale a causa delle recenti dimissioni del commissario nominato dal governatore regionale, Mario Oliverio, in sostituzione del predecessore, a sua volta dimissionario. 

In sintesi, la sanità calabrese è nell’abisso più profondo, sommersa da un mare di problemi: carenze croniche di organico e specialistica, precarietà strutturale di tanti ospedali, contenziosi milionari con le cliniche private, contabilità e gestioni disinvolte, clientelismo politico diffuso, interessi malavitosi e riconferma, da parte dalla giunta regionale, di buona parte dei manager responsabili dei passivi aziendali, perfino premiati con un lauto bonus di risultato. Si aggiunga che per errori delle ultime due amministrazioni regionali (di centrodestra e centrosinistra) non c’è traccia dei nuovi ospedali che dovevano essere realizzati in virtù dell’accordo del 2007 tra la Regione e il ministero della Salute, frutto dello stato di emergenza causato dalla morte di tre minori per malasanità: Federica Monteleone, Flavio Scutellà ed Eva Ruscio. 

Pertanto, su impulso del ministro Grillo, entro una decina di giorni il governo giallo-verde varerà un decreto che consentirà ai propri commissari di scegliere i vertici delle Aziende del Servizio sanitario della Calabria e di controllare gli appalti tramite stretta collaborazione con Anac, Procure e Prefetture.