Con il solito copione in stile Commedia dell’Arte, in cui i ruoli sono prestabiliti da sempre – Arlecchino, Balanzone, ecc. – ogni tanto si tengono le audizioni della Commissione di Vigilanza Rai in cui i parlamentari oggi all’opposizione attaccano i vertici Rai con gli stessi argomenti di chi era a suo tempo all’opposizione e loro al potere, al Governo e in Rai. Nella riunione più recente, i parlamentari del Pd hanno protestato con il presidente della Rai Foa dimentichi che quando erano loro a comandare sostenevano che il cosiddetto “tempo di parola” dovesse essere suddiviso con un 30% al Governo, un 30% alla maggioranza, e il resto all’opposizione.



Così il presidente Foa, dati alla mano, ha potuto sciorinare con molta soddisfazione i suoi dati: “Con il Governo precedente, a maggioranza e governo è andato il 59% del tempo di parola, quindi 9 punti in più di adesso, alle istituzioni l’8% e alle altre forze il 3%”. Mentre dal giugno 2018 al 31 marzo 2019 “a Governo e maggioranza è andato il 50% del tempo in voce, all’opposizione il 25%, ad altre forze il 5%, alle istituzioni il 10%”. Infine, per quanto riguarda i primi dieci giorni di applicazione della par condicio in vista delle europee, “Governo e maggioranza sono al 51,4%, le opposizioni al 39,6%”. I sondaggi che segnano una grande crescita di Salvini e della Lega spiegano in realtà l’arcano: Salvini e Di Maio hanno praticamente saturato con la loro presenza gli spazi riservati ai loro partiti, e dato che Salvini risulta più abile e più convincente anche nell’integrare la sua presenza in tv con quella sui social, si ha l’impressione che abbia avuto più spazio di chiunque altro.



Quello che in Commissione di Vigilanza non si dice ufficialmente è l’impasse che si sta vivendo a viale Mazzini a proposito delle nuove caselle da riempire dopo una  riorganizzazione in stile “facìte ammuina”, che ha spostato il potere dalle reti ad alcune direzioni centrali cosiddette trasversali. Da varie fonti si apprende che i 5 Stelle sarebbero insoddisfatti dell’Ad da loro indicato, perché troppo indipendente (ma non erano loro a sostenere a gran voce questa caratteristica di Salini?). Altri spiegano che il loro calo d’entusiasmo verso il loro candidato al vertice della Rai dipenda più dall’impressione che Salvini sia troppo presente sulla tv pubblica. I bene informati raccontano un’altra verità: c’è una sorda guerra che viene condotta per acchiappare le caselle della nuova organizzazione che gestisce e controlla tutto; ma chi sta crescendo nei sondaggi tiene tutto fermo fino alle elezioni europee, confidando nel fatto che le suddette caselle potranno essere solo allora distribuite secondo i nuovi “pesi” risultanti dai mutati risultati elettorali.



Bene, doveva essere il Governo del cambiamento, invece è proprio tutto come prima.