In una lunga intervista a “In mezz’ora in più” per Lucia Annunziata, il Ministro Giovanni Tria prova a tirare le somme di una settimana (passata) fibrillante e in vista di un’altra settimana (la prossima) in cui il Def è atteso al vaglio del Parlamento: il tutto, mentre l’economia italiana non decolla e le crisi internazionali rendono più complesso l’avvicinamento alle prossime Elezioni Europee. No manovra correttiva e patrimoniale, sì a Flat tax ma solo se progressiva: l’agenda è “stilata” ma come sempre per il Ministro dell’Economia fondamentale sarà non tanto l’opinione del Premier ma il vaglio di Lega e M5s alle sue ricette. «Con questo Def abbiamo voluto dare il messaggio di stabilità, nel senso che intanto il quadro macroeconomico che abbiamo presentato è completamente condiviso con tutte le istituzioni», è il primo “messaggio” lanciato dal Governo secondo il Ministro Tria. Il secondo è presto che detto, «nell’anno in corso, come sempre abbiamo detto, non ci saranno manovre correttive». In merito al dato finale della crescita, altamente ridimensionata rispetto al Def dello scorso autunno, è ancora il titolare del Mef ad affermare collegato con Rai 3 «Per quest’anno stimiamo una crescita dello 0,2%, ma consideriamo che questo implica una crescita sostenuta già nel secondo semestre di quest’anno, altrimenti non si può raggiungere questo livello».



L’AGENDA DI TRIA

Da tante parti però si alza il coro di economisti, analisti e “fronde” interne ai partiti (specie nella sinistra radicale e nell’area più sinistrorsa del Pd) che richiedono a gran voce l’utilizzo della patrimoniale per provare a ridurre le spese della nostra economia e introiettare maggiori guadagni: «Sono molto contrario a una patrimoniale. Colpirebbe al cuore gli italiani e avrebbe un impatto distruttivo su crescita e consumi. Solo parlarne crea incertezza e danno», recita perentorio Tria mentre si dice assai più possibilista sulla misura centrale del programma Lega (e Centrodestra), ovvero la Flat tax. «Per me concettualmente va bene. Prima di diventare ministro ne ho anche scritto a favore. Ovviamente si deve mantenere quella progressività che è anche nel dettato costituzionale», spiega il titolare delle Finanze, aggiungendo che il vero problema è sempre «agire attraverso una riforma progressiva».

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