Cresce la tensione all’interno del governo dopo le parole di Luigi Di Maio ed Elisabetta Trenta, che hanno ipotizzato la fine dell’epoca dei “porti chiusi” nel caso di una guerra in Libia. Parole che hanno evidentemente minato la “sovranità” in materia d’immigrazione da parte di Matteo Salvini che, intervenendo all’inaugurazione della prefettura di Monza, ha tenuto a circoscrivere la sua area di competenza e a respingere eventuali “intrusioni” da parte degli alleati. Come riportato dal Corriere della Sera, il leghista ha dichiarato:”Finché faccio il ministro dell’Interno, i colleghi ministri possono dire quello che vogliono, anzi approfitto per rispondere a qualche ministro: per me i porti restano e resteranno chiusi. Possono aprire altri 18 procedimenti penali nei miei confronti, non cambio idea e non cambio atteggiamento“. Salvini ha tirato in causa proprio il capo politico M5s:”Rispetto il lavoro del collega Di Maio che si occupa di lavoro, ma sui temi di controllo dei confini e di criminalità organizzata sono io a decidere. Se il ministro Di Maio e Trenta la pensano in modo diverso lo dicano in Cdm e faremo una franca discussione. I porti con me rimangono indisponibili chiusi e sigillati ai trafficanti di esseri umani. Rispetto il lavoro del ministro Di Maio che si occupa di lavoro e di sviluppo economico e non mi permetto di dargli lezioni su come risolvere le centinaia di crisi aziendali che sono ferme sul suo tavolo, ma chiedo altrettanto rispetto, di ordine pubblico, sicurezza e difesa dei confini me ne occupo io, penso di averlo fatto bene in questi dieci mesi, se qualcuno dei miei colleghi non è d’accordo lo dica, con la differenza che io ci metto la faccia e rischio personalmente. I consigli sono benvenuti, ma ognuno faccia il suo“. (agg. di Dario D’angelo)
L’AFFONDO DI TRENTA E DI MAIO
Lo sfondo è sempre lo stesso, lo scontro tra Lega e M5s, ma cambia il piano di attacco e si annoda ai fili ben più complessi e gravi della guerra in Libia vicino alle coste del Nord Africa: da un lato il Ministro della Difesa Trenta annuncia questa mattina della volontà di riaprire i porti davanti ai molto probabili migliaia di migranti che nelle prossime settimane tenteranno di scappare da Tripoli e dintorni, dall’altro è Di Maio ad approvare la “linea M5s” che inevitabilmente trova l’opposizione serrata dei compagni-rivali di Governo. Ieri sera il Ministro degli Interni Salvini , davanti all’emergenza continua che giunge da Tripoli – oggi è previsto un vertice a Roma con i “nemici” di Haftar del Qatar e di Misurata per iniziare un difficile percorso diplomatico verso la tregua – aveva comunque blindato i confini italiani: «Domani inoltro a tutte le autorità una direttiva che ribadisce che le acque italiane, i cieli italiani si varcano se si ha il diritto di farlo». In Italia si arriva col permesso, sostiene Salvini, «i pochi che scappano dalla guerra ci arrivano in aereo come stanno facendo, ma i barchini, i barconi, i gommoni o i pedalò nei porti italiani non ci arrivano». Poche ore dopo però, la linea all’interno dello stesso Governo si distanza e non poco con l’intervento del Ministro della Difesa, Elisabetta Trenta: «Se in Libia dovesse scoppiare una nuova guerra, “non avremmo migranti ma rifugiati. E i rifugiati si accolgono».
DI MAIO “APPOGGIA” TRENTA CONTRO SALVINI
Non solo, la titolare della Difesa attacca chi ritiene che il conflitto in Libia possa sistemare e risolvere per sempre il problema dei migranti, «è un errore enorme. Le conseguenze in termini di destabilizzazione ricadrebbero soprattutto sull’Italia». A farle eco, in una lunga intervista al Corriere della Sera, è il vicepremier e Ministro del Lavoro Luigi Di Maio: «C’è una crisi in corso. Il governo la sta monitorando giorno dopo giorno. L`obiettivo è garantire la sicurezza del nostro Paese e dell’area, delle aziende italiane e dei nostri militari che svolgono un lavoro straordinario a sostegno della popolazione locale. Bisogna avere testa in questi momenti e lavorare con responsabilità. Quel che sta accadendo non è un gioco, non è Risiko in cui uno si diverte a fare il duro con l`altro. Le parole hanno un peso», punzecchia il titolare del Lavoro con chiaro riferimento al proprio collega vicepremier. Non solo, per Di Maio quella di chiudere i porti per impedire gli sbarchi di migranti «è una misura risultata efficace in alcuni casi ma è pur sempre occasionale». Lo scontro con Salvini è dunque, nuovamente, servito..