Perché lo Stato italiano deve finanziare “ad hoc” un singolo editore privato? Perché lo Stato italiano deve affidare in appalto un servizio d’informazione di pubblica utilità quando esso è già gestito in concessione da un altro editore, controllato dallo Stato e finanziato per via fiscale attraverso un canone? Perché questo editore “ad hoc” è lo stesso da 25 anni, senza mai un’alternanza con altri editori attraverso trasparenti gare d’assegnazione? Perché lo Stato italiano finanzia “ad hoc” un editore controllato – letteralmente – da una “lista”, da una forza politica attiva e regolarmente partecipante alle elezioni nazionali ed europee? Perché un editore partecipato in via rilevante da un importante gruppo industriale privato pretende condizioni di sopravvivenza esclusivamente ancorate a sussidi pubblici, senza sollecitare l’impegno da parte dei propri azionisti privati o di nuovi investitori?



Sono state queste le domande cui Vito Crimi, il sottosegretario alla Presidenza con delega all’editoria, si è trovato a dare una risposta riguardo Radio Radicale: alla quale – ha confermato ieri Crimi – il governo in carica non intende confermare uno storico appalto di informazione radiofonica parlamentare.



Già da tempo il caso Radio Radicale è divenuto un emblema delle polemiche contro le (presunte) tendenze illiberali del governo Di Maio-Salvini, anche sul terreno della libertà di stampa. Un attacco contro il (presunto) “servizio di tutela democratica” che Radio Radicale svolgerebbe al pari di altre grandi testate, meritando per questo sussidi statali.

E’ prevedibile che il casus belli diventerà ora più rovente e non è difficile intravvedere quanto si presti anzitutto a una polemica politica tutt’altro che spicciola: la “lista Pannella” (che detiene oltre il 60 per cento) di Radio Radicale, è di fatto in lizza alle imminenti elezioni europee sotto le insegne di +Europa. Ed Emma Bonino – ex commissaria Ue con Mario Monti – è un terminale attivo e importante di una rete politica anti-sovranista in Europa. Un soggetto – l’area radicale, sempre perfettamente comunicata dalla sua Radio – che ha sempre avocato a sé il monopolio di ogni “vera” battaglia libertaria.



Il caso resta comunque sul tavolo degli Stati Generali dell’Editoria appena aperti dalla Presidenza del Consiglio: se lo Stato può (deve) aiutare l’editoria giornalistica in crisi, quali criteri strategici ed operativi vanno elaborati e applicati? Quale crisi va davvero affrontata? Chi sono gli editori e i giornalisti da aiutare?