Non c’è mai un momento di pace, a viale Mazzini. Un po’ perché le crescenti turbolenze tra i due partner di governo si riflettono sulla governance della Rai, e un po’ perché sembra che l’Amministratore delegato Salini, non proprio ben consigliato dalla società di consulenza di turno, se le stia andando a cercare da solo. Nell’ultima seduta della Commissione di Vigilanza Rai, il Presidente Foa, voluto a suo tempo con grande insistenza da Salvini, è stato duramente attaccato da Gianluigi Paragone, già leghista doc (fu direttore della Padania e vicedirettore di Libero) che poi, dopo essere stato vicedirettore di reti Rai e aver condotto talk show di discreto successo in Rai e alla 7, è passato armi e bagagli al Movimento 5 Stelle riuscendo a farsi eleggere al Senato, dopo essere stato giudicato dal deputato del Pdl Stracquadanio come uno “abile a salire sul carro dei vincitori”. Così, per la competenza accumulata lavorando in tv, a buon diritto siede ora in Commissione di Vigilanza Rai dove ha cominciato a criticare duramente Foa accusandolo di non svolgere alcun ruolo di garanzia e di giocare addirittura a fare l’Amministratore delegato ombra.
Dal canto suo il vero Amministratore delegato sostiene di muoversi in tutta autonomia, andando però a sbattere contro il potente sindacato dei giornalisti UsigRai e contro un nutrito numero di esperti e appassionati di cinema, che non hanno gradito il progetto di chiudere il canale digitale in chiaro Rai Movie fondendolo con Rai Premium. E di cambiare inoltre la programmazione di Rai 4, per dare vita a due canali “costruiti tenendo conto della profilazione riguardante generi e fasce di età: uno più orientato al pubblico femminile e uno al pubblico maschile” come recita il comunicato della Rai.
Secondo il sindacato interno, chiudere Rai Premium e Rai Movie significa spingere un bel po’ di pubblico verso i canali a pagamento, facendo un favore a piattaforme come Netflix e soprattutto Sky, dove, secondo alcuni malpensanti, Salini sembrerebbe voler tornare – finito il suo mandato in Rai – in una posizione di vertice. Altra osservazione tutt’altro che peregrina contenuta nella nota dell’UsigRai è che la divisione dell’offerta per generi è antistorica, in quanto non è detto che gli uomini non possano essere interessati ad argomenti di cucina e le donne a film d’azione o argomenti riguardanti i motori. Tra l’altro Yoda si domanda, dati i tempi che corrono, come mai non sia stato rivendicato un canale dedicato a gay e lesbiche, argomento considerato molto di moda da diverse società di consulenza, che oggi diffondono ricerche secondo le quali le aziende che promuovono la cultura arcobaleno venderebbero di più e farebbero addirittura aumentare il Pil. Si vede che la società di consulenza cui Salini si è rivolto per progettare la complessa riorganizzazione del nuovo piano industriale non la pensa così.
E anche su questo Yoda si domanda: ma come mai questi manager di oggi non sanno fare un passo senza farsi consigliare dall’esterno e per di più a costi non indifferenti? Per individuare poi soluzioni che scatenano critiche non ideologiche e in certi casi più che ragionevoli? Mah, intanto, come Yoda ha già ricordato, pur potendo decidere in autonomia, Salini viene dissuaso dal riempire le caselle delle nuove potenti direzioni previste dal piano industriale appena approvato, in attesa dei risultati delle elezioni europee, suscettibili – secondo i leghisti – di dare più peso alle ambizioni della Lega a ulteriori posti di potere in Rai. Vuoi vedere che stavolta Paragone potrebbe avere ragione?