Il ribollire attuale di polemiche nel governo intorno al ministro del Tesoro Giovanni Tria pare oggi il fumo di un fuoco ben più ampio e complicato che c’è nel paese.
Tria certo è oggi molto solo. Avrebbe dovuto/voluto essere il punto di mediazione tra certe istanze populiste del governo dei M5s, pulsioni di libero mercato della Lega e le pressioni di disciplina dei conti di Bruxelles e del Quirinale. Era una mediazione difficilissima e spietata, che, fosse riuscita, avrebbe eletto Tria a Bismarck della politica italiana ed europea, ma se fosse fallita lo avrebbe ridotto a tragico Pulcinella servitore di tre padroni.
Che oggi nessuno si stracci le vesti per lui testimonia forse il fallimento dell’arduo compito.
Ma anche se Tria non è Bismarck le polemiche coprono colpe non solo sue. L’Italia è all’inizio di una recessione che nessuno sa quanto sarà profonda o quanto potrà durare. La recessione era attesa e non è stata preparata, ma ciò in fondo è la storia dell’Italia negli ultimi 20 anni.
I partiti sono talmente ossessionati dall’ansia di rincorrere voti alle prossime elezioni comunali-regionali-provinciali che dimenticano i compiti profondi di governo (in questo caso affrontare l’arrivo della recessione) per usare invece i poteri di governo nel comprare consensi di breve periodo, come si faceva un tempo distribuendo pacchi di pasta.
Questo aggrava i problemi di medio e lungo periodo. L’uso di tali strumenti oramai pare così disinvolto e non meditato che, come per il drogato all’ultimo stadio, il beneficio dell’iniezione dura pochi secondi e il danno invece avvicina alla morte a velocità raddoppiata.
In ciò questo governo è solo l’ultimo di una serie. Come gli M5s hanno promesso il reddito di cittadinanza, così Matteo Renzi aveva distribuito gli 80 euro. Ma nel frattempo non solo si è aggravata la condizione del malato/drogato Italia, ma soprattutto l’Italia ha perso quel margine di credibilità/peso internazionale che le consentiva di trattare con l’Europa e con i mercati per trovare una cura di disintossicazione. Cioè: il drogato Italia si è inimicato i medici che lo potrebbero aiutare e salvare.
Il recente accordo di Roma con Pechino, stretto alle spalle di Bruxelles e Washington, toglie molte remore a Ue e Usa nel proteggere l’Italia dall’affondare. Certo, rimane un problema di esposizione dei mercati sul debito italiano, ma anche questo può essere gestito in maniera molto diversa con o senza disponibilità verso Roma.
Infatti, per tutto il mondo e per l’occidente in particolare, la Cina è un problema difficile. Il prossimo vertice Ue-Cina di questa settimana porterà alla luce molti questioni e timori europei verso la Cina – concorrenza sleale, furto di tecnologie, accesso ai mercati eccetera, oltre al tradimento con l’Italia. Qui la danza sarà menata da Francia e Germania, i cui leader hanno già incontrato il presidente cinese Xi Jinping senza l’Italia.
In tale situazione, e con un’Europa sempre più divisa tra “istituzionalisti” (a difesa delle vecchie istituzioni comunitarie e atlantiche) e sovranisti/pupulisti (contro la Ue e per un ritorno agli stati nazionali), la Cina rischia di essere il capro espiatorio per entrambi. Quindi può diventare ciò che ridà unità all’Europa. La stessa cosa è avvenuta in America, dove la spaccatura tra repubblicani e democratici è profonda su tutto, ma sulla Cina c’è unità di visione.
Non solo. La trattativa commerciale tra Cina e Usa forse potrebbe arrivare a un accordo nelle prossime settimane. Poi gli Usa cosa faranno? In teoria potrebbero aprire un’altra controversia commerciale, non meno pesante di quella con la Cina, contro l’Europa a cuore germanico. La Germania è accusata dagli Usa di concentrarsi sulle esportazioni e di non volere spendere per la Nato. Questo contrasto Usa-Ue forse avrebbe potuto distrarre l’America dalla Cina, e magari anche fare trovare un asse di riferimento a Ue e Cina di fronte agli Usa.
Ciò però poteva valere prima del recente accordo tra Pechino e Roma. Oggi Washington che guarda l’Europa vede sì Berlino con i cordoni della borsa chiusi sugli armamenti Nato, ma vede ancor di più la Cina che, mediante l’accordo con l’Italia, ha oggettivamente tentato di spaccare l’Europa e rivoltarla in parte o in tutto contro gli Usa. Il segretario di stato Usa Mike Pompeo la settimana scorsa è stato chiarissimo al riguardo.
Insomma, di fatto, la Cina rischia di diventare l’avversario di Usa e Ue a livello strategico, e l’Italia è stato il suo giocattolo.
La lezione, dolorosa per me, per l’Italia, paese dove sono nato, e per la Cina, paese dove ho vissuto la maggior parte della mia vita, è una: mai anteporre i propri interessi a quelli del mondo. Italia e Cina, da sole o insieme, non ne hanno la forza. Viceversa occorre allineare i propri interessi a quelli del mondo e in ciò trovare un proprio ruolo.