Gigi De Palo, ex assessore alla Famiglia del Comune di Roma, è oggi il Presidente nazionale del Forum delle Associazioni familiari e in quanto “esperto in materia” ha commentato con positività la bozza del Def che in queste ore è discussa al Consiglio dei Ministri di Palazzo Chigi. Dopo le recenti parole di critica per il Congresso Mondiale delle Famiglie a Verona – «la Lega? Per il nostro popolo ha fatto poco di più di Gentiloni e Renzi, a Verona mancava il Paese reale» – De Palo guarda invece con maggiore positività gli elementi inseriti dal Governo gialloverde all’interno del Decreto di Economia a Finanza. «Alle novità positive nel linguaggio, che avevamo registrato nei mesi scorsi, sembra finalmente che i parlamentari stiano affiancando anche un impegno e un’azione condivisa per il bene delle famiglie. Registriamo, in particolare, uno stile partecipato nei lavori in vista del varo del Def», scrive in una nota riportata dall’AgenSir il presidente del Forum delle Famiglie.



LA FAMIGLIA “AL CENTRO DEL VILLAGGIO”

Per De Palo la stessa bozza del Def da varare entro domani presenta dei punti specifici che – se confermati – potrebbero portare a sviluppi positivi per la società italiana: «Non possiamo non constatare, con soddisfazione, che quando c’è la volontà seria di mettersi tutti attorno a un tavolo, senza polemiche, divisioni o distinguo ideologici, con il solo obiettivo concreto di far crescere il Paese, le famiglie, specialmente quelle numerose, non possono che essere riportate al ‘centro del villaggio», aggiunge ancora il Presidente del Forum evidenziando come il clima sereno che il suo organismo istituzionale richiedeva da tempo «si è visto nelle discussioni politiche in merito. Tutti insieme con l’obiettivo di un “Patto per la natalità”». In una lunga e interessante intervista rilasciata a marzo sul mensile “Tracce” era ancora De Palo a suggerire un nuovo “metodo” non solo per le riforme politiche ma per l’intero agire in vista di un bene comune “pubblico” che nasce dall’esperienza sempre rivendicata della sua fede cattolica: «il bene comune è un salto di qualità. Questa divisione, invece, emerge sempre di più in tanti ambiti, anche in quello cattolico. Da una parte, ci sono quelli che chiamo “cattolici moralisti”, più bravi a fare esegesi del pensiero altrui che proposte; dall’altra, i “cattolici socialoni”, disposti a far sconti su tutto: “Ma sì, anche la Chiesa cambia…”. In mezzo, i cattolici senza aggettivo, che comprendono la complessità del periodo, anche nel vivere la fede nella quotidianità e con le persone che non la pensano come loro, e non si riconoscono nelle fazioni. Gente che pensa che la vita sia “degna” nella pancia della mamma come su un barcone… Le ideologie cadono, ma ne tornano di nuove con una faccia diversa. E non è un problema di chi governa».

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