Matteo Salvini si schiera al fianco di Armando Siri e si scaglia contro il M5s: no ai processi in Parlamento e no alle dimissioni del sottosegretario. Ecco le parole del leader della Lega a Rtl: «I processi si fanno nei tribunali e non sui giornali o in Parlamento. Se invece decidiamo che uno si alza la mattina e dice questo è colpevole e questo no, questo è antipatico e questo è simpatico, allora chiudiamo i tribunali e diamo in mano a qualche giornale la possibilità di fare politica. Non faccio il giudice o l’avvocato e non ho gli elementi, dico solo che non è da Paese civile che ci siano sui giornali fatti non a conoscenza degli indagati nè dagli avvocati». Da Varsavia il collega vice premier Di Maio si era espresso così: «L’autosospensione non esiste. Esistono dimissioni o restare in carica. L’idea è ben chiara, chiediamo un passo indietro a Siri e si metta in panchina finché l’inchiesta non sarà conclusa, mi auguro che sia innocente, ma su corruzione e mafia c’è una questione morale da rispettare, è una questione fondamentale per il Movimento, ci siamo battuti per anni e non si può pensare che il Movimento faccia un passo indietro, è un tema centrale per come il tema dell’immigrazione per la Lega, è la stessa importanza e la Lega deve comprendere. La Lega non ha questa sensibilità sul tema della corruzione, noi ce l’abbiamo», riporta Rai News. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
NO ALLE DIMISSIONI
E’ slittato l’incontro tra Conte e Siri, il premier fa melina dopo la fumata nera con Salvini: no alle dimissioni del sottosegretario indagato per corruzione e si allontana l’accordo sull’autosospensione. Come riporta Agi, il presidente del Consiglio avrebbe deciso di accogliere le richieste formulate dalla Lega e di consentire all’esponente della Lega di visionare le carte e incontrare I magistrate della Procura di Roma. Nessun incontro in vista oggi tra I due, come confermato da fonti governative di Movimento 5 Stelle e Carroccio, summit possibile nella giornata di domani. E c’è di più: fonti leghiste hanno smentito le indiscrezioni che vorrebbero l’ideologo della flat tax pronto a farsi da parte, «Pur provato dalle pressioni mediatiche, Siri non prende in considerazione questa ipotesi in alcun modo». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
SLITTA L’INCONTRO SIRI-CONTE
Spetterà a Giuseppe Conte dirimere una volta per tutte il caso Siri che in questi ultimi giorni ha segnato una netta divisione tra MoVimento 5 Stelle e Lega. Il premier ha detto che prima di assumere qualsiasi tipo di decisione incontrerà il sottosegretario Siri ma che il suo non sarà un approccio “da giudice”. Per la resa dei conti, però, bisognerà aspettare ancora qualche giorno: a differenza di quanto emerso in un primo momento, infatti, Conte non incontrerà Siri nella giornata di domani. Lo riferiscono fonti di Palazzo Chigi:”Il presidente Conte rientrerà da Pechino domenica notte e martedì ripartirà per la Tunisia. È molto probabile dunque che l’incontro con il sottosegretario Armando Siri non avvenga lunedì ma nei giorni successivi”. Le stesse fonti definiscono poi “destituiti di fondamento” il ragionamento e il virgolettato attribuiti in un articolo del Messaggero a Giuseppe Conte titolato: “Siri, Conte: lasci o salta tutto”. Da Palazzo Chigi ribadiscono che il Presidente del Consiglio ha espresso in più di un’occasione la sua posizione sul caso Siri e che questa non è cambiata. (agg. di Dario D’Angelo)
DI MAIO SUL CASO SIRI
Il caso Siri continua a tenere banco nel governo e ad alimentare tensioni tra MoVimento 5 Stelle e Lega. Se Giuseppe Conte ha sottolineato che sarà lui a scegliere, dopo averlo incontrato, se l’esponente della Lega dovrà o meno rinunciare al suo ruolo da sottosegretario dopo la messa sotto indagine per corruzione, Luigi Di Maio non sembra nutrire dubbi sull’esito che questa vicenda dovrà avere. Così da Varsavia, dov’è impegnato per la convention di Kukiz’15, come riportato da L’Huffington Post, il vicepremier M5s è netto:”Ci deve essere un chiarimento ai cittadini. Certamente Siri sarà riconosciuto innocente ma si metta in panchina. Ci aspettiamo un passo indietro”. Nella forma, in ogni caso, il capo politico grillino è stato accorto a non scavalcare Conte, cui ha ribadito fiducia personale e nel suo “ruolo di responsabilità”.
DI MAIO, “PORTE CHIUSE ALLA MAFIA”
Eppure dopo questa nuova presa di posizione sul caso Siri da parte di Luigi Di Maio è chiaro che la vicenda rischierà di lasciare degli strascichi pesanti. Soprattutto per la Lega, alla luce degli ultimi passi del vicepremier pentastellato, la rinuncia del sottosegretario sarebbe vissuta come una concessione troppo grande all’alleato M5s. Di Maio intanto da Varsavia ha lasciato intendere come i presunti legami tra Siri e Arata, il faccendiere che avrebbe fatto da contatto con Vito Nicastri, punto di riferimento della mafia nel settore dell’eolico, rappresentino uno scoglio difficilmente superabile: “La nostra idea è portare a livello europeo un’unica legislazione antimafia per contrastare questi criminali che non esisterebbero se non ci fosse una politica corrotta. In Italia si parla tanto di porti chiusi, va bene, ma a me sta più a cuore avere porte chiuse alla mafia, in Italia e in Ue”. Se non è una stoccata a Matteo Salvini questa…