Decreto sicurezza bis, il monito di Matteo Salvini al Movimento 5 Stelle palesa la tensione presente tra i due partiti di Governo. Una presa di posizione netta quella del ministro dell’Interno, stuzzicato ieri dal collega vice premier Luigi Di Maio nell’intervista rilasciata a Sky Tg 24: «Se il Ministero dell’Interno e il ministro hanno sentito l’esigenza di fare un dl sicurezza bis è perché è stato dimenticato qualcosa nel primo». Il leader grillino ha poi evidenziato: «Credo che c’è una cosa da mettere nel secondo decreto sicurezza, ovvero i rimpatri: in Italia oggi abbiamo un grande problema, che non sono i migranti che arrivano ma chi è rimasto qui. C’è chi può restare e chi deve essere rimpatriato: chi può stare qui deve essere ricollocato in Europa, mentre chi deve essere rimpatriato necessita di accordi internazionali tra Italia e Paesi di provenienza. Ci aspettiamo che ci siano queste cose nel dl sicurezza, altrimenti è uno spot elettorale». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
DECRETO SICUREZZA BIS, SALVINI AVVISA IL M5S
Decreto sicurezza bis, nuovo terreno di scontro tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Dopo la tensione sulla manovra, Lega e Movimento 5 Stelle pronti a battagliare anche sul dl firmato dal ministro dell’Interno. Ecco le parole di Salvini nel corso di una diretta Facebook: «Nel decreto sicurezza, che spero il Consiglio dei ministri approvi lunedì, ci sono norme forti contro la camorra, contro gli spacciatori, contro i trafficanti di esseri umani e contro i violenti che usano lo sport e il calcio per fare casino. Mi auguro che nessun ministro dei 5 Stelle perda tempo, questo sarebbe grave: non mi offendo per insulti personali, menzogne, bugie e minacce, ho le spalle larghe. Mi arrabbierei molto se il Consiglio dei ministri di lunedì non approvasse per calcolo elettorale il decreto sicurezza bis, perché si occupa di vita vera».
SALVINI: “I NO INIZIANO AD ESSERE TANTI”
Protagonista ieri a Napoli, dove sono stati registrati scontri tra centri sociali e polizia, Salvini è poi intervenuto al Forum LaPresse: «Se lunedì non si approva, il punto di rottura è giunto? No, il governo va avanti, non sono qui a minacciare. Mi stupirebbe il fatto che quando si parla di camorra, di spaccio di droga e immigrazione clandestina qualcuno dica no. O è un no motivato, “perché no” non si dice neanche ai bambini di tre anni. Se lunedì qualcuno mi dice “così no” perché “A, B e C”, va bene e parliamone, ma non vado lì a fare saltare tutto. I no però iniziano ad essere tanti: no al decreto sicurezza bis, no all’autonomia, no alla flat tax, no allo sblocca cantieri. Avevamo concordato di portare a 1 milione la soglia sugli appalti per procedere in maniera spedita, ma adesso pare che abbiano cambiato idea abbassando la soglia. La ferrovia tra Brescia, Verona, Vicenza e Padova è cantierizzabile e può partire, ma anche qua il Ministero dei trasporti dice no: i no iniziano ad essere tanti e con i no il Paese si ferma, io non voglio governare un Paese fermo».