“Io penso a lavorare e la mia parola vale più dei sondaggi: il Governo durerà altri 4 anni e agli italiani non frega niente di quello che titolano i giornali o i telegiornali che rincorrono polemiche inutili. È per questo che vendono sempre meno e i dibattiti televisivi perdono ascolti”. Lo ha detto il vicepremier Matteo Salvini. “I giornalisti sono liberi di scrivere quello che vogliono ma poi non si devono lamentare se i giornali vendono sempre meno. Io la sera preferisco guardare Peppa Pig con mia figlia”.
“Qui si tratta semplicemente – gli risponde Di Maio – di smettere di fare le vittime e rimettersi a lavorare. Il Movimento 5 Stelle vuole che il governo vada avanti per altri 4 anni, rispettando i punti di un contratto che può cambiare davvero il Paese. Si chiama responsabilità. Quando ci prendiamo un impegno lo portiamo avanti”.
Ma qualcuno che vuole la crisi alla fine c’è veramente e non per finta. Basta sentire le dichiarazioni della controfigura del Commissario Montalbano: “Io penso che quando si arriverà alla crisi bisognerà arrivare al voto, solo gli italiani potranno decidere come rimediare ai danni del governo. Se venissi convocato dal presidente della Repubblica chiederei elezioni anticipate”. Lo ha detto il segretario del Pd Nicola Zingaretti, ospite di Skytg24, escludendo qualsiasi accordo con il M5s in caso di crisi.
Ma Zingaretti vuole crisi ed elezioni non per cambiare l’Italia, più semplicemente per cambiare i parlamentari del Pd e sostituire Renzi ed i renziani con i suoi pretoriani. Proprio per questo a scongiurare la crisi in Parlamento ci penseranno, se quelli della maggioranza non bastassero, i più agguerriti esponenti delle opposizioni targate Pd e Forza Italia, terrorizzate dall’idea delle urne. Più grideranno contro il governo, più lo puntelleranno con assenze mirate ed un disciplinato disimpegno nei momenti cruciali.
E Renzi, più furbo di tutti, per non perdere la faccia si è ritirato nel deserto, coccolato dalle agenzie di conferenze a pagamento, con l’intento di provocare una crisi ed una frattura dopo le europee. Ma non quella del governo. Quella del Partito democratico.