Le elezioni amministrative del 6 e 7 maggio 2012 pian piano si avvicinano. I toni si alzano e la “tregua” tra i partiti, che aveva accompagnato le primissime fasi del governo Monti, sembra ormai conclusa. Palermo, Genova e Verona non sono solo i comuni più importanti al voto, ma forse anche quelli politicamente più interessanti. Nel capoluogo siciliano ci sono infatti le prime prove di una possibile riedizione del centrodestra Pdl-Udc, la crisi del Terzo Polo e un candidato di centrosinistra scelto al di là delle indicazioni di segreteria di Pd, Sel e Idv. A Genova la sinistra invece proverà a tenere, nonostante il “terremoto” delle primarie che hanno incoronato Marco Doria, mentre nel capoluogo scaligero il sindaco uscente, il leghista Flavio Tosi, proverà a confermarsi senza il Pdl e con una lista personale poco gradita a Umberto Bossi. Anche Como, Monza, Parma, Piacenza, Lecce e molti altri comuni comunque torneranno alle urne. «In un contesto in cui il premier Monti continua a veleggiare come un calabrone attorno al risultato stratosferico del 62% di fiducia (Obama per intenderci è al 49%) direi che per quanto riguarda i partiti le tendenze nazionali non sono molto dissimili da quelle locali – spiega a IlSussidiario.net Nicola Piepoli, presidente dell’omonimo istituto di ricerca –. Forse le varie forze politiche si stanno ancora interrogando sul fatto che un vespide non dovrebbe avere facoltà di volo, ma dovrebbero concentrarsi su altro. Da destra a sinistra sono infatti in atto delle disgregazioni che possono decidere l’esito delle singole partite. L’esempio più eclatante riguarda il defunto asse Pdl-Lega. Il fatto che i due partiti molto probabilmente si presenteranno divisi crea senza alcun dubbio numerose occasioni di vittoria per la sinistra in tutto il Nord, nelle sue varie tipologie. Ovviamente se si presenterà compatta».
E quali sono le tendenze nazionali? «Il Pdl viaggia intorno al 24%, la Lega Nord al 9% nazionale, che si traduce in un 24% locale. Basterebbe già questo dato spannometrico per capire come si possono mettere le cose per questi due partiti, se andranno divisi.



Passando al centro, il Terzo Polo potrebbe raccogliere un buon 15,5% (Udc al 9,5%, Fli al 4%, Api al 2%). Non è poco, ma non può bastare per ottenere delle vittorie, se non si stringono delle alleanze. Infine la sinistra: il Pd è il primo partito, al 29%, il Sel è dato al 6,5, l’Idv al 5%. La situazione non è omogenea, ma a macchie di leopardo. Anche se, ripeto, le alleanze e le divisioni saranno decisive». Solo nelle “roccaforti”, come a Verona, si possono tentare delle corse solitarie? «Senza esagerare però. A Tosi direi che quando si vuol correre contro tutti, compreso il proprio partito, si rischia anche di perdere…».

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