Con l’avvento del Governo tecnico, lo scorso novembre c’è stato un evidente assopimento di quell’insostituibile strumento che dona senso alla democrazia e permette al popolo di essere parte integrante del processo decisionale del Paese: la politica. Allo stesso tempo è difficile non riconoscere che Mario Monti in questo momento storico rappresenti una necessità per l’Italia. Il comportamento responsabile, ma affatto rinunciatario, dei maggiori partiti politici in Parlamento sta a dimostrare una vitalità positiva che contribuirà presto al risveglio della democrazia e della partecipazione popolare.



Il dibattito, talvolta molto acceso, che sta tenendo banco a Roma sulla questione del lavoro è segno che i partiti e la politica restano il cardine di ogni momento della vita pubblica italiana. Altro segnale incoraggiante viene dalla stagione dei congressi che si è appena conclusa. Il maggiore partito italiano, il Popolo della libertà, oltre al buonsenso nel supporto al Governo tecnico in Parlamento, ha coraggiosamente iniziato la fase di rinnovamento che tutti gli elettori di centrodestra moderati chiedono a gran voce da diverso tempo.



Queste sono premesse fondamentali per avvicinarci al voto in maniera discontinua con il passato. Spero davvero sia finita la stagione in cui ogni tornata elettorale era un sondaggio a favore o contro il Governo in carica. I cittadini italiani non si sono progressivamente allontanati dalla politica in maniera casuale. Si sono allontanati da un clima politico che non faceva altro che far venir meno la fiducia nei confronti di chi gestisce la cosa pubblica e uccidere la speranza per il futuro.

Due giorni fa Napolitano ha espresso “il suo vivo apprezzamento per l’impegno manifestato dal Pdl, dal Pd e dal Terzo Polo a collaborare per avviare senza indugio, incardinandole parallelamente, un insieme di modifiche della Costituzione e la revisione della legge elettorale”. A prescindere dal contenuto, pur fondamentale per il futuro del Paese, della nuova legge elettorale, e a prescindere dalle tensioni di cui si parla in questi giorni, le parole del Presidente della Repubblica sono da considerarsi un invito ad affrontare i prossimi mesi con la stessa propensione al bene comune dimostrata in quella sede.



Manca poco più di un mese alle elezioni amministrative. Saranno più di mille i Comuni coinvolti. Le grandi città di cui verrà rinnovata l’amministrazione non sono in realtà molte, ma in ognuno di quei comuni, anche il più piccolo, c’è il destino del nostro Paese. I cittadini non chiedono altro che un clima operoso, dentro al quale possano riconoscere la soluzione migliore per governare la propria comunità. Il voto servirà per legittimare lo sforzo di questi ultimi mesi.

Mi auguro quindi che le elezioni amministrative del 6 e 7 maggio possano dare ragione a chi non ha voluto sfruttare il momento di profonda crisi politica ed economica per lucrare voti sparando contro il Governo tecnico e contro chi lo sostiene. Capire le ragioni e l’importanza di queste elezioni significa comprendere e voler affrontare l’emergenza nel modo migliore. Attraverso cioè l’educazione alla responsabilità e alla passione per la cosa pubblica che sono insite nell’esperienza di chi è chiamato al servizio del popolo. La sola ragione per cui valga la pena votare e non solo, forse anche candidarsi nei consigli comunali alle prossime elezioni.