Risultati elezioni comunali: è caos in Sicilia, soprattutto a Palermo. Gli uffici elettorali, secondo una notizia diffusa oggi in tarda mattinata avrebbero sbagliato a calcolare i voti. Per un certo periodo di tempo ci si è chiesti anche se il voto espresso per il candidato sindaco di Palermo fosse valido. Poi si è materializzato lo “spettro” del riconteggio dei voti. Questo per una errata interpretazione della legge stessa del calcolo dei voti che in Sicilia è differente dal resto dell’Italia. Le preferenze dei voti ai sindaci sarebbero state calcolate sulla base dei voti totali espressi solo per i sindaci questo perché nel conteggio la legge siciliana prevede il voto disgiunto. Per procedere in modo corretto al calcolo dei voti bisogna considerare come base elettorale anche le schede in cui è stato espresso solo il voto di lista e non quello per il sindaco. Un tale errore avrebbe fatto precipitare le preferenze ottenute dal candidato sindaco Leoluca Orlando dal 47 al 30, 35%, mentre quelle del suo avversario al futuro ballottaggio Fabrizio Ferrandelli al 10%. Uno scenario che avrebbe messo in dubbio l’intera votazione e costretto a procedere al riconteggio. Non solo Palermo: in altri quattro comuni siciliani altrettanti sindaci che ieri sera risultavano eletti al primo turno adesso devono andare al ballottaggio. Una notizia dell’ultimissima ora dice invece che non si andrà al riconteggio, ma sarà tenuto valido l conteggio effettuato fino ad adesso, confermando l’alta percentuale di voti ottenuta dal sindaco Orlando. IlSussidiario.net ha contattato il professor Tarli dell’Università di Firenze esperto in questo campo: “Questa problematica nasce tutta dalla legge elettorale siciliana che è diversa da quella nazionale, in quanto la Regione ha totale autonomia in materia elettorale”. Secondo Trani però lo scenario è comunque fumoso e problematico perché se si dovesse procedere con il riconteggio dei voti il ballottaggio andrebbe quanto meno rimandato. Questo perché, spiega il professore in caso uno dei due candisti al secondo turno dovesse cambiar,e si troverebbe svantaggiato rispetto all’altro. In conclusione per il professor Tarli “è auspicabile che la legge elettorale siciliana venga rifatta al più presto perché quella attuale è assolutamente discutibile”.



Professore, vorremmo cercare di capire da dove arriva tutto questo caos nel voto siciliano.

Il caos arriva da una legge elettorale che diversamente da quella nazionale non consente la trasmissione automatica dalla lista al candidato sindaco del voto espresso dal cittadino.

Questo perché? Colpa del voto disgiunto?

Esattamente, il voto disgiunto viene da lì, da questo meccanismo elettorale. Nel momento in cui il voto non si trasferisce dalla lista al candidato questo fa sì che l’elettore tenda a votare il sindaco e la lista del candidato sindaco. Ma siccome il meccanismo va al di là delle intenzioni si finisce per favorire il voto disgiunto. In altre parole questa legge separa le due arene, quella del sindaco e quella del consiglio comunale. Questa valanga di  voti messi in discussione  fa dubitare di errori. Pensiamo a quanto successo in Basilicata nel 2000:esso ha moltiplicato sicuramente gli errori nella trascrizione dei voti e quindi ha falsato il risultato elettorale.



Si è detto che il candidato Leoluca Orlando avrebbe potuto passare dal 47% dei voti al 30, 35%. U dato molto significativo.

Un dato enormemente significativo. In queste proporzioni è da domandarsi: le indicazioni di voto rimangono quelle espresse? E” davvero difficile da dire.  Si tratterebbe di un errore enorme, un errore massiccio. Io avrei molti dubbi che si possa andare al ballottaggio con un voto così massicciamente errato nella interpretazione dei verbali.

La Sicilia ha un ordinamento legislativo elettorale tutto suo, giusto?

La Sicilia ha una competenza  legislativa esclusiva in materia elettorale. La legge siciliana è uno strano compromesso tra due soluzioni che sarebbero state molto più intelligenti, da applicare. La prima è quella  nazionale, cioè l’elezione del sindaco nella lista per cui un cittadino che si riconosce in un partito o in una coalizione del candidato sindaco non deve indicare il sindaco, ma barrando il simbolo trasmette automaticamente il voto anche al candidato sindaco.



L’altra?

L’altra soluzione che  la Sicilia ha peraltro già avuto con una legge elettorale molto discutibile dal 1992 al 1997 è dare agli elettori due schede una per il sindaco e una per il consiglio comunale. A quel punto lì l’errore non si presentava più ma c’era un rischio.

Quale?

Separare le arene elettorali significa fare una scelta differenziata sul piano del governo, avere una soluzione compenetrata che consente facilmente di identificare la maggioranza in favore delle liste che appoggiano il sindaco. Ma separare le due elezioni rende assai più difficile identificare il premio di maggioranza, diventano cioè due identità diverse.

Dunque il riconteggio in tutta questa situazione sarebbe statala scelta più giusta. 

La domanda da farsi è: cosa succederebbe se qualora dal riconteggio andasse al ballottaggio un candidato diverso da quello identificato al primo momento? Bisogna infatti consentire ai candidati una par condicio, altrimenti uno avrebbe una sola settimana di tempo per fare campagna elettorale trovandosi svantaggiato. Il minimo dunque è che ci sarebbe uno slittamento del ballottaggio.

Il consiglio dunque è che la Sicilia faccia al più presto una nuova legge elettorale?

Assolutamente sì. La legge attuale non è ne carne ne pesce, è assolutamente discutibile.