Le Elezioni europee ci costringono ad allargare lo sguardo, a guardare oltre l’orizzonte delle singole nazioni, per quanto le vicende interne di ogni Paese dell’UE siano ingombranti e tocchino più direttamente la vita di ciascuno di noi.
In passato esistevano delle certezze condivise, nelle quali tutti in qualche modo si riconosceva- no. Oggi non è più così. Stiamo vivendo una fase completamente nuova della storia, caratterizzata da un affievolirsi sempre più vistoso dell’interesse per la realtà e in molti casi da una passività che paralizza. L’esperienza quotidiana è segnata da interrogativi ricorrenti: come convivere con chi è diverso da noi? Perché fare famiglia, stabilire rapporti duraturi? Come educare i figli? Che senso ha impegnarsi per il bene comune?
Non pochi sono disorientati e si domandano come superare quella insicurezza esistenziale che uccide la speranza e blocca la capacità di incontro, di dialogo e di iniziativa, a tutti i livelli.
Da dove possiamo ripartire?
C’è un dato che ci accomuna tutti: malgrado le paure e le insicurezze, il cuore dell’uomo non riesce ad arrendersi del tutto. «Possiamo sorprenderlo nei più svariati tentativi, talvolta confusi ma non per questo meno drammatici e in qualche modo sinceri, che gli europei di oggi fanno per raggiungere quella pienezza che non possono non desiderare» (J. Carrón).
Allora proviamo a guardare alcuni di questi tentativi, per ricavare da essi i suggerimenti per affrontare la situazione in cui siamo. È solo da esperienze di cambiamento in atto che possono venire indicazioni per il futuro.
Alcune di queste storie sono raccontate diffusamente dalla rivista Tracce del mese di aprile, dedicata alle Europee.
# IN ITALIA un centro culturale organizza un ciclo di incontri sull’Europa e invita un noto economista a parlare. Durante la cena gli organizzatori gli fanno qualche domanda sulla politica. E lui: «Non c’è speranza, gli italiani sono finiti in un abisso, andremo in default». Si fatica a dialogare, perché chiude in fretta ogni discussione. Arrivati all’incontro, l’economista vede la sala piena di gente; soprattutto vede persone realmente interessate, che fanno domande, e questo lo appassiona al dialogo. Alla fine della serata dice agli organizzatori: «Avete visto che non sono stato così pessimista come lo ero stato a cena?». Quel pubblico, così stranamente attento e curioso, aveva messo in discussione la sua certezza granitica.
# IN OLANDA una mamma musulmana in cerca di una scuola per la figlia, che ha una malattia seria e richiede attenzioni particolari, chiede l’iscrizione a una scuola cattolica appena nata. Quando il preside le domanda perché proprio lì – scuola piccola e poco attrezzata per esigenze del genere –, lei risponde: «Ho capito che qui mia figlia può essere voluta bene». Mesi dopo, quando in Consiglio comunale si discute se finanziare o meno la scuola, la mamma è lì, con tutti gli altri genitori, davanti ai politici che «non hanno mai visto una mobilitazione del genere», a chiedere che quel luogo possa esistere, perché è un bene per tutti.
# IN LITUANIA una Ong inizia ad occuparsi di orfani e famiglie a rischio. Realtà complessa, in un Paese dove il modello, prima di entrare nella UE, era ancora l’internat sovietico, l’orfanotrofio statale. Con il suo lavoro, e dialogando con la politica, quella Ong ha aiutato a far nascere nuove leggi sull’affido, l’accoglienza, il sostegno alle famiglie in difficoltà. «Ha contribuito al cambiamento della mentalità», dicono al Ministero dei servizi sociali. Il metodo? «Quando incontriamo gente in difficoltà, non partiamo dall’analisi dei problemi, ma cerchiamo le loro risorse positive. Relazioni, capacità, desideri. La gente non si rende conto del positivo che c’è nella sua vita. Se glielo fai notare, cambia atteggiamento e prova a ripartire».
# IN SPAGNA di fronte alla crisi economica, un gruppo di famiglie di un piccolo comune decide di aiutare coloro che non arrivano alla fine del mese raccogliendo generi alimentari e portandoli in coppia a casa loro. In questo modo, non solo si va incontro a un bisogno materiale: si creano legami di affetto e amicizia tra famiglie. Il bisogno materiale, che potenzialmente poteva essere occasione di violenza, diventa un’opportunità per stringere legami tra i vicini. Il Comune ne prende atto e concede loro un locale per favorire e allargare la loro attività.
Che cosa hanno incontrato tutte queste persone per arrivare a cambiare atteggiamento sulla realtà, superando paure e chiusure?
Non è forse vero che, prima ancora di trovare una soluzione ai mille problemi quotidiani, ciò di cui tutti abbiamo bisogno è qualcosa che sia capace di cambiarci lo sguardo, di farci riassaporare il gusto del vivere, ridestando la voglia di fare?
Ricordando l’inizio del suo insegnamento al Liceo Berchet di Milano, a metà degli anni Cinquanta, don Giussani osservava: «Noi non siamo entrati nella scuola cercando di formulare un progetto alternativo per la scuola. Vi siamo entrati con la coscienza di portare Ciò che rende umano il vivere e autentica la ricerca del vero».
Non abbiamo anzitutto bisogno dell’ennesima teoria politica né di una nuova strategia organizzativa, ma di incontrare una vita; una vita che abbia la forza di riaprirci alla speranza, di riaccendere in noi l’interesse per l’esistenza nostra e dei nostri familiari, amici, colleghi, concittadini, fino a lasciarci provocare dalle Elezioni del prossimo maggio.
Condividendo le ansie e i problemi di tutti, papa Francesco ci invita a realizzare una «amicizia sociale», per un dialogo e un incontro in cui ciascuno offra il contributo della propria esperienza alla vita comune.
Perciò guardiamo alle Elezioni europee come a una grande occasione, innanzitutto per una verifica e ci domandiamo:
Come l’esperienza che vivo mi desta una passione per il bene comune?
Quale contributo sto dando alla vita sociale e politica del luogo in cui vivo?
Dove vedo che i valori fondanti l’Europa sono incarnati di nuovo in esperienze condivise?
Che mossa ha fatto nascere in me e che iniziativa mi sta suggerendo la scadenza elettorale?
Quali criteri mi guidano rispetto ai contenuti della campagna elettorale e alla scelta elettorale?
Comunione e Liberazione | APRILE 2019