Dal palco dove si sta tenendo il comizio del Primo Maggio a Bologna, il primo da leader della Cgil, è andato giù pesante Maurizio Landini che, nella giornata della Festa dei Lavoratori, ha attaccato il Governo a trazione leghista. Assieme ai numeri uno di Cisl e Uil, Anna Maria Furlan e Carmelo Barbagallo, l’ex Fiom ha auspicato l’unità delle tre sigle sindacali e una guerra senza quartiere ai cosiddetti contratti pirati, prima di rivolgersi direttamente a Matteo Salvini: “Vorrei ricordare al ministro che se vuole rispettare la costituzione su cui ha giurato non deve chiudere i porti ma le sedi di CasaPound” ha ammonito Landini che poi, pur ammettendo che Lega e Movimento 5 Stelle sono molto diversi tra loro, ha sottolineato quelle che a suo dire sono le “connivenze” del Governo in carica con forze di estrema destra. “Oggi do un voto negativo ai primi mesi dell’esecutivo perché è guidato dalla Lega con politiche molto pericolose: penso alle coperture che vengono date a CasaPound piuttosto che ad altri elementi che sono chiaramente ritorni di fascismo”. (agg. di R. G. Flore)
LE REPLICHE DEL COLLE E DI DI MAIO
Dai tempi in Fiom quando Landini chiedeva la piena autonomia dalla Cgil alla proposta di oggi 1 maggio 2019, con il “sindacato unitario Cgil-Cisl-Uil per i lavoratori” di acqua ne è passata sotto i ponti: «Il sindacato deve allargare gli spazi della sua rappresentanza, dobbiamo sempre più far entrare nelle nostre sedi e nelle nostre piattaforme rivendicative i nuovi lavori, le differenze di genere, l’attenzione per l’ambiente», ha ripetuto nel suo discorso da Bologna il segretario generale della Cgil, creando non poche critiche nel Governo con Di Maio in primis che si è detto disponibile al dialogo ma senza per questo venir meno alla convinzione che serva un interlocutore affidabile, che sia unitario o no poco importa per il Ministro del Lavoro. «La nostra Carta Costituzionale riconosce il lavoro come bene sociale e impone alle istituzioni, a tutti i livelli, di compiere ogni sforzo per ampliare le opportunità occupazionali, per rimuovere le cause degli squilibri tra territorio, per accrescere le conoscenze, le competenze, gli investimenti necessari a uno sviluppo sostenibile» ha poi spiegato Mattarella nel suo discorso per la Festa del Lavoro al Quirinale. «Serve un’Europa dei diritti» hanno invece ripetuto gli altri due segretari, Barbagallo (Uil) e Furlan (Cisl) dopo l’intervento di Landini e in vista delle imminenti Elezioni Europee. (agg. di Niccolò Magnani)
LA PROPOSTA DI LANDINI SUL SINDACATO UNICO
Maurizio Landini invoca un sindacato unico per i lavoratori, messaggio diretto al ministro del Lavoro Luigi Di Maio. Intervistato da Repubblica, il leader della CGIL ha spiegato: «Le ragioni storiche, politiche e partitiche che portarono alla divisione tra i sindacati italiani non esistono più. Oggi possiamo avviare un nuovo processo di unità tra Cgil, Cisl e Uil». Prosegue Landini nel giorno della Festa del lavoro: «Penso che i tempi siano adesso. È ora che c’è una richiesta perché nel lavoro e nella società si costruisca una risposta alla frantumazione dei diritti e dei processi produttivi. In questo quadro va rafforzato il ruolo del sindacato e della contrattazione nei luoghi di lavoro. Il sindacato deve allargare gli spazi della sua rappresentanza, dobbiamo sempre più far entrare nelle nostre sedi e nelle nostre piattaforme rivendicative i nuovi lavori, le differenze di genere, l’attenzione per l’ambiente».
LE PAROLE DI DI MAIO
E’ arrivata a stretto giro di posta la replica del vice premier Luigi Di Maio, che ha invocato un interlocutore affidabile: «Ho un atteggiamento laico riguardo questo tema, cioè non tifo nè per una cosa nè per un’altra. L’importante è avere un interlocutore affidabile, il dialogo con i sindacati è indispensabile. Negli Stati dove il sindacato non è unitario non è che si sta per forza meglio, è un modo di fare rappresentanza e ognuno si sceglie come». Landini ha inoltre aggiunto: «Sulla nostra tripartizione sindacale ha pesato enormemente la divisione del mondo nel secolo scorso in blocchi contrapposti. Oggi non c’è più nulla di quella stagione, non ci sono più i partiti, il Pci, la Dc e il Psi, che avevano tra le loro ambizioni anche quella di rappresentare il lavoro. Quello è un mondo antico. Cgil, Cisl e Uil hanno conquistato una propria autonomia e per questo possono andare oltre l’unità di azione. Abbiamo proposte condivise sul fisco, sulla sanità, sulle pensioni, sul Mezzogiorno, sulla contrattazione, sulle politiche per gli investimenti pubblici e per valorizzare il lavoro nella pubblica amministrazione».