Per tutta la giornata di ieri è continuato il braccio di ferro a distanza tra Salvini e Di Maio su Armando Siri, indagato per corruzione. Dopo il surreale Consiglio dei ministri di martedì, che ha approvato il “decreto crescita” e ha fatto segnare un punto a favore di Salvini sul provvedimento salva-Roma, il vicepremier leghista ha usato parole durissime contro Di Maio, senza citarlo: “si sciacqui la bocca” chi accosta la Lega alla mafia. Nei fatti il patto di governo è già rotto, dice Stefano Folli, editorialista di Repubblica. Diversamente da una settimana fa, per Folli oggi il voto anticipato è un’ipotesi concreta.
Salvini continua a difendere Siri. È la scelta giusta?
Ho l’impressione che restare abbarbicato a questa linea sia solo un puntiglio, ma che politicamente non sia la scelta più saggia. È vero, non c’è una prova giudiziale e le indagini sono in corso. C’è però una questione di opportunità politica.
Dove starebbe?
L’accusa a Siri è piuttosto pesante, legata a un reato grave come la corruzione e non credo che a Salvini convenga condannarsi a fare la campagna elettorale sotto questa spada di Damocle.
Cosa dovrebbe fare?
Liberarsi di questo peso, naturalmente d’intesa con il diretto interessato, e lasciare che l’indagine si concluda.
I Cinquestelle ne approfittano, anche se i guai di Virginia Raggi offrono a Salvini il destro per rintuzzare Di Maio e M5s nei loro problemi.
I Cinquestelle restano in una situazione di forte difficoltà e di grande nervosismo. È evidente che sul caso Siri stanno ricattando Salvini, ma questo è un motivo in più che dovrebbe indurre il vicepremier della Lega a sgomberare il campo dalla vicenda del suo sottosegretario.
Diceva delle difficoltà di M5s.
Sono un partito che sta cercando disperatamente di evitare il tracollo e questo è l’altro dato che emerge prepotentemente in questa vicenda. Quello di Salvini non è un partito in difficoltà, nonostante il caso Siri. M5s invece resta in difficoltà pur potendo usare Siri contro Salvini.
Per quale motivo?
I pentastellati non riescono più a reggere il patto di governo, ma non hanno il coraggio e la forza di romperlo perché hanno paura delle elezioni anticipate. Avrebbero assoluto bisogno di restare a Palazzo Chigi e nello stesso tempo vedono che stare al potere li sta condannando a un lento soffocamento.
Le elezioni anticipate sono ancora un’ipotesi dell’irrealtà?
No, sono diventate un’ipotesi da prendere in considerazione. Questa maggioranza e questo governo di fatto sono già in crisi e qualunque altro governo in queste condizioni si sarebbe già dimesso. Poiché non ci sono alternative a portata di mano, finora M5s e Lega sono riusciti a evitare l’apertura formale della crisi.
Insomma non resta che aspettare.
La rottura potrebbe avvenire dopo o anche prima delle europee. Se invece il governo dovesse rimanere in piedi e si andasse prima alle europee, la tensione continuerebbe a salire e dopo il 26 maggio ci sarebbe la resa dei conti. In questo quadro, un’ipotesi è senz’altro il voto politico anticipato.
Qualcuno è convinto che Di Maio e Salvini stiano recitando per ragioni elettorali, certo osando molto, ma confidando di trovare un nuovo accordo.
No, io non lo credo. Si può forse immaginare che per una serie di opportunità reciproche aspettino fino alle europee, ma non c’è dubbio che siamo già in una situazione di pre-crisi.
Ma Mattarella sarebbe disposto a sciogliere le Camere?
Una domanda cui è difficile rispondere. Dipende dalle condizioni che ci saranno nel momento in cui il governo Conte dovesse decidere di dimettersi. Direi però che l’ipotesi di sciogliere la legislatura è contemplata dal Capo dello Stato.
L’ipotesi di un governo tecnico?
E chi lo appoggia?
(Federico Ferraù)