Fluttuazioni in atto nel quadro elettorale, giudizi aspri e crollo in vista soprattutto per il Movimento 5 Stelle, dice Roberto Weber, presidente dell’istituto di sondaggi Ixè. “I 5 Stelle hanno fatto promesse troppo ambiziose, promesse economiche di rottura degli equilibri esistenti, promesse le cui ali sono tutte o quasi tarpate dalla realtà. Stanno pagando questo atteggiamento e lo pagheranno in modo pesante alle prossime elezioni. Ma fin quando i guasti provocati dalla crisi economica non saranno risolti, non spariranno”.
Quali sono al momento le intenzioni di voto per M5S, Lega e Pd?
La Lega dai nostri ultimi dati è al 29,8%, Forza Italia 8% e Fratelli d’Italia 4,2%. Il che dà una ipotetico centrodestra riunito al 43,9% che non è poco.
Il Pd?
Il Pd è al 17,5, i 5 Stelle al 25,9%.
Ecco, un M5s che continua a scendere nei sondaggi: lei pensa che gli elettori abbiano capito che la trattativa con l’Unione Europea porterà a una decurtazione delle promesse del governo, in particolare reddito di cittadinanza e quota 100? E quindi a un calo di consensi?
Il governo ha già perso dei punti, dal 60% è adesso al 55,7%. Il problema dell’Europa è che contiene più fattori diversi. I 5 Stelle si rivolgevano a un elettorato di provenienza diversa, più vario di quello di Salvini che si rivolgeva invece alla sua area. Il livello di promesse economiche di rottura degli equilibri esistenti è stato troppo elevato da parte M5s e adesso pagano. Poi c’è stata la grandissima abilità di Salvini: davanti a lui i 5 Stelle non ci fanno una bella figura, sembrano sempre in affanno, sembrano i numeri due: la partita sull’Europa, sull’ordine, sull’emigrazione le ha giocate tutte Salvini e le ha vinte.
Che consenso riscuote oggi questa Unione Europea?
Da febbraio del 2017 a oggi i pro Europa sono aumentati. Preferisco usare la domanda su chi vuole restare nell’euro e chi ne vuole uscire, perché anche qui si va incontro a moltissimi argomenti diversi. In questo senso dallo scorso anno quando i pro euro erano il 52% oggi sono diventati circa il 70%. E’ una strana contraddizione che ci dice che gli italiani sono filo europei ma votano per due partiti tendenzialmente antieuropei. Non è un caso che la posizione di Salvini sull’Europa si sia fatta più moderata.
Ha detto che non vuole uscire dall’Europa, ma cambiare l’Europa.
Vedremo se ci riuscirà.
Conte risente o no delle fluttuazioni del M5s? E’ associato idealmente con il M5s o è ritenuto un indipendente?
Questi sono affari che conoscono solo loro. Il dato di fatto vero è che i 5 Stelle sono in calo e continueranno a esserlo. Alle prossime regionali e alle europee saranno sonoramente sconfitti. Questo non significa che un solo voto del M5s possa tornare al Pd. Sono voti che possono andare agli astensionisti o alla Lega, come già sta succedendo, ma non in direzione Pd. Al di là del ridimensionamento bisognerà comunque fare i conti ancora con i 5 Stelle.
In che senso?
Gli astenuti non voteranno Forza Italia o Pd, ricordiamoci gli ultimi vent’anni in cui se ne sono date di santa ragione. Tutti tendono a rimuovere che questo governo non nasce per caso, ma perché la politica non riesce a sanare le devastazioni causate dalla crisi. Che siano inadeguati o no, finché non si risolvono i guasti economici i 5 Stelle continueranno a esistere.
C’è un calo di consenso per la Lega al Nord? E per M5S al Sud? Da cosa è determinato?
Per la Lega direi proprio di no, per i 5 Stelle sicuramente. E il rischio è che il Sud subisca quello che sta succedendo adesso in Francia: rivolte di strada, insofferenza sociale molto forte che sfocia negli scontri.
Secondo un sondaggio di Swg, il 53% degli italiani darebbe una valutazione negativa della manovra. Le risulta?
Io non ho dati freschi in proposito, ma è plausibile. Quando ancora in campagna elettorale facevamo le rilevazioni, si poteva constatare come le singole ricette proposte agli elettori, reddito di cittadinanza, flat tax, stop all’immigrazione eccetera non fossero i veri elementi centrali del discorso. A domanda diretta, risultava che ognuno di questi item poteva esserlo, ma solo se funzionale al vero unico obiettivo, quello dello sviluppo economico. Se la manovra, a torto o a ragione, appare comprometterlo, non è sorprendente che essa sia “sfiduciata” dai cittadini.