TECNÈ (21 MARZO): LE INTENZIONI DI VOTO
Un crollo ancor più roboante di quello registrato in altri ultimi sondaggi politici per il Movimento 5 Stelle, quello visto nelle intenzioni di voto prodotte da Tecnè per le Reti Mediaset del 21 marzo scorso: in sostanza, Di Maio crolla sotto il 20% addirittura, con il relativo sorpasso del Partito Democratico di Zingaretti al 21% appena un anno dopo le Elezioni politiche che videro trionfare Di Maio e Di Battista. In 12 mesi è cambiato tutto, sono al Governo ma soprattutto sono divenuti “subalterni” della Lega di Salvini che ha invece raddoppiato alla perfezione i voti: nelle intenzioni di voto analizzate dai sondaggi Tecnè si scorge il Carroccio al 33,1%, saldamente in testa, seguita a distanza dai dem e per l’appunto dal Movimento 5 Stelle che in attesa delle Regionali in Basilicata di oggi si prepara a vivere altre settimane difficili verso le Europee. Le batoste elettorali non hanno certo giovato ma sono “figlie” del malcontento sul metodo di gestione al Governo dei grillini: per gli altri partiti, Forza Italia risale all’11,7% mentre Fratelli d’Italia rimane “saldo” al 4,5% davanti a tutti gli altri partiti che assieme non raccolgono più del 9% dell’elettorato nazionale.
IPSOS (18 MARZO): VIA DELLA SETA, ACCORDO ITALIA-CINA UN RISCHIO?
Giorni di Elezioni ma anche di accordi commerciali quelli in corso: Di Maio è impegnato da un lato ad evitare il “tracollo” di voti in Basilicata ma dall’altro ha tenuto assieme al Premier Conte il delicato dossier della Via della Seta tra Italia e Cina con la firma ieri a Villa Madama a Roma del Presidente cinese Xi Jinping. È stato chiesto nei sondaggi politici promossi da Ipsos lo scorso 18 marzo cosa pensano gli italiani elettori intervistati in merito all’accordo economico-commerciale che il Governo italiano avrebbe firmato di lì a pochi giorni con Pechino. Ebbene, il 35% teme e parecchio accordi del genere rispecchiando i dubbi sollevati da Salvini sul «libero mercato» che manca in Cina: il 36% è invece convinto che l’accordo con la Cina non potrà che giovare le nostre imprese nei prossimi anni a venire. Una larga fetta, il 29% degli intervistati dice sostanzialmente di non sapere e dunque non indica un particolare giudizio in merito.