Come per lo sblocca-cantieri, anche il decreto crescita, al termine di un Consiglio dei ministri durato più di tre ore, viene approvato con la formula “salvo intese”. Ancora una volta, sui temi delicati dell’economia e delle ricette per alleviare una pesante recessione in arrivo, M5s e Lega non riescono a trovare un accordo. Spazio alle norme su Alitalia, sì a 500 milioni messi a disposizione dei Comuni per avviare progetti di sostenibilità, ma nessuna intesa sui rimborsi ai risparmiatori truffati. C’è il rischio che questa incapacità ad affrontare i nodi economici con efficacia e con tempestività possa scalfire la tenuta dei consensi verso il governo giallo-verde? “Sì, è così – risponde Arnaldo Ferrari Nasi, sondaggista e sociologo – ed è un problema che questo governo si trascina da quando si è insediato nel giugno dell’anno scorso, come abbiamo visto anche con il lungo tira-e-molla con la Ue sulla legge di bilancio che ha tenuto il Paese paralizzato per due o tre mesi. Proprio i temi economici potrebbero frenare la corsa di Salvini, che alle prossime europee difficilmente riuscirà a raccogliere il 32-33% di consensi che oggi gli accreditano i sondaggi: a mio avviso, potrebbe fermarsi intorno al 22-25% al massimo”.



Quali sono i temi economici che più preoccupano gli italiani: la crescita, il lavoro, le tasse?

Il lavoro e la crescita economica vanno di pari passo: dove c’è crescita, c’è lavoro. Ovviamente, lo Stato dove li prende i soldi? Dalle tasse. Chi le paga le tasse? Il lavoro e l’impresa, che crea il lavoro. Se non c’è crescita, non ci sono né impresa né lavoro e a quel punto le tasse diventano un peso insopportabile.



Ieri il Consiglio dei ministri non è riuscito a varare il provvedimento sui rimborsi ai risparmiatori truffati dalle banche. Potrebbe essere una misura elettoralmente gradita dagli italiani?

Difficile rispondere. E’ giusto aiutare chi è stato truffato, ma così, ancora una volta, è lo Stato, cioè i contribuenti, che mette una pezza su un’inefficienza proprio dello Stato, che non si è dimostrato capace di vigilare e controllare. E poi c’è una grossa differenza: se le banche rispondono delle proprie responsabilità, pagano le banche; se lo Stato risponde per la responsabilità delle banche – e già questo non va – paghiamo noi!



Il gradimento della Lega è stabile o comincia a risentire un po’ di fiacchezza?

Suppongo non possa più crescere. Andare oltre il 32-33% è molto difficile. Tra l’altro, secondo me è un dato drogato quello odierno della Lega di Salvini.

Perché drogato?

Storicamente il nucleo duro della Lega vale il 4% a livello nazionale, che ha veleggiato fino all’8% nei momenti migliori della propria offerta politica. Adesso, però, si è creata una contingenza fantastica.

Determinata da quali fattori?

Abbandono del campo da parte di Forza Italia e drastica riduzione, in conseguenza dell’azione di Fini, della destra politica italiana, anche se oggi, con grande impegno dei nuovi dirigenti di FdI, sta riconquistando i suoi spazi. Questo ha lasciato spazi immensi non presidiati in tutta l’area del centrodestra. Anche nella parte più moderata, quella vicino al centro, ex Dc, che a volte poteva avvicinarsi addirittura al centrosinistra. Ma anche il Pd ha lasciato campo libero, per le ragioni che tutti conoscono: politiche errate, diatribe interne. Non penso che Zingaretti potrà far molto per recuperare il terreno perso. E gli stessi 5 Stelle sono in costante regressione, ça va sans dire.

In questo scenario cosa ha azzeccato Salvini?

Salvini ha fatto esattamente ciò che si aspettava la gente. Non capisco perché tutti se ne stupiscano. Io ho dieci anni di sondaggi pubblicati in cui l’80% degli italiani diceva che il problema era l’immigrazione. E allo stesso modo chiedeva sicurezza, ad esempio, e di comportarsi con mano ferrea contro gli zingari. Salvini è stato bravo a rispondere a queste attese, e trovo strano che non ci abbiano pensato prima gli altri partiti del centrodestra. Avendo campo totalmente libero, la Lega è arrivata a questi livelli di consenso. Ma prima o poi, non so quando, il panorama di centrodestra si riassesterà, con un partito moderato, forse anche uno di ispirazione cattolica e uno di destra politica che ritornerà sui livelli che gli competono, che dal dopoguerra variano tra il 7% e il 12%. Chiaro che Salvini non tornerà certo al 4%, rimarrà il leader dell’area di centrodestra. Ma già alle europee dubito che prenderà il 30%; potrà arrivare tra il 20 e il 25%.

Che cosa può frenare la galoppata della Lega? L’economia che sta andando male?

La situazione economica pesa di sicuro. E’ vero che sono i grillini a far da freno, dicendo no a tutto, e quindi non è colpa di Salvini. Però Salvini governa con loro. La gente pazienta per un po’, poi, come si dice: “chi va con lo zoppo, impara a zoppicare”.

Lunedì Salvini presenterà a Milano il suo manifesto sovranista in vista delle Europee. Il sovranismo è ancora una carta che può far presa sugli elettori?

Anche gli elettori di centrodestra, compresi quelli che votano Salvini, verso l’Europa chiedono una politica più moderata e più attenta. Questa affermazione è sostenuta dai risultati di diverse mie ricerche. Va bene che l’Italia sia tra i protagonisti della Ue, perché è uno dei fondatori dell’Unione Europea ed è un Paese che conta economicamente e culturalmente; l’Italia deve stare sul podio, ma non sgomitando, bensì trattando con chi sul podio già c’è, cioè Germania e Francia. L’Italia deve stare con i vincenti, con chi siede al tavolo buono, e deve farsi valere con loro, i grandi Paesi, senza stare in un’altra squadra.

Veniamo ai 5 Stelle, ancora in caduta. Per quali ragioni?

Alcuni sondaggi li danno stabili, altri ancora in calo. Hanno perso 10 punti secchi, ma non è che scompariranno. Il loro problema, che per il centrodestra è una goduria, è che il Pd non è ancora sufficientemente forte per riprendersi la sua fetta. Quell’area di sinistra se la contendono in due, appunto M5s e Pd. E’ un po’ come la guerra di posizione nel primo conflitto mondiale: alpini italiani e cacciatori delle Alpi austriaci si sono affrontati per 4 anni a 200 metri di distanza, combattendo nelle trincee, senza muoversi di un passo, immobili nella stessa area.

Solo questo?

Il M5s ha altri due problemi: uno, la gente non capisce più i no ideologici sulla Tav e sulle grandi opere. Due, non sono più “vergini”: si fanno le guerre intestine, si cambiano le regole, salvano Salvini con metodi che hanno sempre denunciato. Qualcuno è stato pure arrestato per corruzione. Sono percepiti come gli altri, ma a differenza degli altri, loro dicevano di essere diversi.

La disaffezione, quindi, è destinata a durare?

Sì. E i litigi governativi, utili ai due partiti per piantare i propri paletti presso i rispettivi elettorati, sono un grosso problema per l’elettorato fluttuante, quello che non si sente grillino, ma ha votato M5s perché li considerava una novità e voleva metterli alla prova.

E ora che li ha visti in azione?

Il M5s è un partito che ha dieci anni di vita, è arrivato da zero al 30% in fretta, la sua base elettorale è sostanzialmente formata da simpatizzanti non convinti… Non hanno uno zoccolo duro, se non i delusi dei vecchi partiti, a cui Grillo aveva dato un contenitore.

La leadership di Zingaretti sembra aver rianimato il Pd, tanto che secondo qualche sondaggio i dem sono ormai a un’incollatura dal M5s. Continuerà l’effetto Zingaretti?

Intanto diciamo che nell’ultimo mese Zingaretti ha guadagnato un punto e i 5 Stelle ne hanno persi altri due, dopo quelli lasciati sul campo nei mesi scorsi, perciò adesso i due partiti sono molto vicini. Zingaretti, secondo me, ha già fatto delle uscite poco convincenti, sta dando l’idea di vecchio regime, di vecchia politica: nessuna proposta innovativa, “stuzzicante”. Il suo problema è che deve accontentare la base elettorale non contenta del Pd. Zingaretti, da un lato, ha ottenuto un buon risultato ricompattando finalmente il partito, ma dall’altro con la politica che intende fare non credo andrà lontanissimo.

Forza Italia è attraversata da fibrillazioni continue, a partire dalle provocazioni di Toti. Che ne pensa?

Toti ha ragione, se l’avessero ascoltato ci sarebbe stata, forse, una via d’uscita per Forza Italia. Adesso è in atto una guerra fra poveri e Toti forse andrà da un’altra parte.

Berlusconi?

Non ha più capitale politico spendibile. E poi penso che pagherà l’aggressività di alcune sue ultime esternazioni sugli italiani matti perché hanno votato M5s. Spero sia una ponderata strategia di comunicazione, altrimenti è pura follia.

Il Congresso di Verona ha suscitato un grande dibattito e un vespaio di polemiche. I temi della famiglia, della vita e dei diritti, nell’imminente campagna elettorale, sposteranno consensi, visto che alle europee si vota con il sistema proporzionale?

Alle europee di solito si vota la figura del leader. Potrebbe essere che questi temi, non tipicamente “europei”, vadano a influire in qualche modo. Fermo restando, però, che i temi etici passano trasversalmente tutti gli schieramenti, perché interpellano le coscienze e la libertà di poter assumere scelte personali. E’ sbagliato ideologizzarli, sono proprio le persone, gli elettorati che non lo vogliono. Sui temi etici i dati sembrano sempre contrastanti, ma è proprio la loro attenta lettura, che ci dà la direzione in cui si muove la società.

(Marco Biscella)