Lo scorso lunedì 24 maggio si sono accese le luci della ribalta su Marie Stopes International a causa degli spot pubblicitari abortisti andati in onda sulla rete televisiva britannica Channel 4. Per capire di più chi siano questi signori che amano ispirarsi al razzismo eugenetico di Marie Stopes, è sufficiente dare un’occhiata al sito ufficiale della fondazione.

Sono rimasto letteralmente basito, infatti, quando ho scoperto che i seguaci della paleobotanica di Edimburgo, foraggiati dal governo britannico a fior di milioni di sterline, hanno una prestigiosa ed elegante sede a Pechino, presso il quartiere Chao Yuan, al n.172 della Bei Yuan Road.

Sono già cinque le cliniche di MSI che si vantano di avere come “major partner” strutture pubbliche cinesi, tra cui le Commissioni della Pianificazione Demografica dello Jiangsu, dello Xian, dello Henan, nonché il Centro Distrettuale per il Controllo delle Malattie di Qingdao Shinan, l’Ufficio Sanitario della città di Baoshan, l’Ufficio Provinciale per l’Educazione e la Prevenzione dell’Aids del Guangxi e l’Ufficio Provinciale per il Problema dell’HIV dello Yunnan.

I programmi futuri di MSI prevedono, tra l’altro, l’apertura di tre nuove cliniche nel Dongsuan e nello Zhengzhou, la consulenza alle cliniche gestite dalla Commissione della Pianificazione Demografica del Guizhou, e l’organizzazione di corsi di educazione sessuale nelle scuole per bambini di lavoratori immigrati nella città di Pechino.

Quale sia il core business di Marie Stopes International in quello che fu il Celeste Impero è presto detto: jihua shengyu, ovvero programma di pianificazione delle nascite. MSI nel suo sito traduce il termine cinese con “family planning”, ma è mera mistificazione. In Cina è lo Stato che pianifica le nascite e non le famiglie. E lo jihua shengyu in quel Paese ha un suono sinistro perché è sinonimo di sterilizzazione e aborto forzati.

Mentre Amnesty International denuncia al mondo civilizzato gli orrori della politica demografica cinese e le relative violazioni dei diritti dell’uomo, Marie Stopes International si vanta di essere la prima Ong presente in Cina per cooperare con il governo comunista alla piena realizzazione della sua disumana politica demografica.

Mentre dal 1998 una legge degli Stati Uniti, promossa grazie all’iniziativa del deputato repubblicano Chris Smith, vieta l’ingresso negli USA ai funzionari del partito comunista cinese addetti alla pianificazione delle nascite, in quanto persone non gradite, Marie Stopes International li annovera fra i suoi “major partner”. Mentre quella stessa legge statunitense prevede permessi speciali di asilo politico per le vittime degli aborti e delle sterilizzazioni forzate, Marie Stopes International si pregia di essere coprotagonista di quelle aberrazioni eugenetiche. In piena sintonia, peraltro, con lo spirito della fondatrice.

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Non c’è abbastanza spazio per descrivere le atrocità della politica demografica cinese. A chi voglia approfondire il tema consiglio caldamente il libro intitolato Strage di Innocenti, scritto da Harry Wu, che ho avuto l’onore e il piacere di incontrare personalmente durante la scorsa edizione del Meeting di Rimini.

 

Il titolo originale del libro è Better Ten Graves Than One extra Birth (Meglio dieci tombe che una nascita fuori piano), uno degli slogan in voga nella provincia di Henan, la cui Commissione per la Pianificazione Demografica è considerata, con vanto, da Marie Stopes International una “major partner”. Del resto, non abbiamo dubbi sul fatto che la stessa MSI concordi, in linea di principio, con gli altri slogan governativi del tipo «Alleva meno bambini e più maiali», «Un altro bambino significa un’altra tomba», e amenità simili.

 

L’ultimissima atrocità è stata denunciata dal londinese Times lo scorso 17 aprile con un articolo di Jane Macartney intitolato «La Cina tenta di sterilizzare 10.000 genitori in virtù della legge sul figlio unico». Lo scenario descritto in quell’articolo è impressionante.

 

Alcuni medici nel sud della Cina hanno lavorato giorno e notte per soddisfare l’obiettivo del governo di sterilizzare – con la forza se necessario – quasi 10 mila uomini e donne che avevano violato le politiche di controllo delle nascite. Le autorità addette alla pianificazione delle nascite sono arrivate al punto di fermare le coppie che avevano messo al mondo più figli rispetto a quanto previsto dalla legge, e a trattenere i familiari di coloro che resistevano alla sterilizzazione.

 

Circa 1.300 persone sono state rinchiuse in spazi angusti nella città di Puning, nella provincia del Guangdong, mentre i funzionari locali hanno fatto pressioni sulle coppie che avevano avuto figli illegali, per costringerli a sottoporsi al processo di pianificazione demografica. La campagna è durata 20 giorni, nei quali si è proceduto alla sterilizzazione di 9.559 persone nella sola Puning. Per avere un’idea di cosa sia successo, il Times racconta di un medico del villaggio di Daba che, assistito dal proprio team, è stato costretto a operare, quotidianamente e a pieno regime, a partire dalle 8 del mattino fino alle 4 del mattino del giorno successivo.

 

Lizhao Zhang, trentottenne, padre di due figli di età compresa tra 6 e 4 anni, ha raccontato di essersi precipitato a casa per sottoporsi alla sterilizzazione verso tarda notte, dopo un giro d’acquisti di nespole per la sua impresa di frutta all’ingrosso, e di aver saputo che il proprio fratello maggiore era stato trattenuto dalle forze dell’ordine. Sua moglie si era già presentata ai poliziotti per consentire che il fratello venisse liberato.

 

Zhang ha raccontato: «Mia moglie mi ha chiamato e mi ha detto che la stavano costringendo a farci sterilizzare oggi. Ha supplicato la clinica di attendere perché aveva il ciclo mestruale, ma le hanno riferito che non avrebbero aspettato un solo giorno. Ho chiamato e chiesto loro di pazientare, ma hanno replicato con un secco no. Così mi sono affrettato a tornare. Sono fortunato perché ho due figli».

 

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Migliaia di altri sfortunati cittadini di Puning hanno rifiutato di presentarsi e i funzionari hanno continuato a tenere in ostaggio i loro parenti, compresi i genitori anziani, per costringere i riluttanti a sottoporsi ad intervento chirurgico. Gli ostaggi, tra l’altro, sono stati obbligati ad ascoltare le lezioni sullo jihua shengyu e sulla normativa in materia di pianificazione demografica.

 

Lo scorso 10 aprile il quotidiano cinese The Southern Countryside Daily ha riferito che circa 100 persone, per lo più anziani, sono state trattenute in un locale malsano non più grande di 200 metri quadri. Il giornale ha così descritto la scena: «C’erano alcune stuoie sul pavimento, ma l’ambiente era troppo piccolo per tutte le persone e non vi era sufficiente spazio per sdraiarsi e dormire, così i giovani hanno dovuto stare in piedi o accovacciati. A causa della mancanza di coperte, molti si rannicchiavano per combattere il freddo». Tra queste persone trattenute vi era il padre sessantottenne di Ruifeng Huang, che ha tre figlie e che si era rifiutato di presentarsi per la sterilizzazione obbligatoria.

 

Un funzionario dell’Ufficio di Pianificazione demografica di Puning, che si è coperto dietro l’anonimato, ha riferito al Times: «Non è raro che l’autorità della pianificazione demografica adotti alcune tattiche dure». A volte si utilizzano anche altri metodi dissuasivi. Per esempio, le coppie con figli illegali e i loro parenti che richiedono i permessi per costruire una casa vedono le loro pratiche respinte, mentre per i figli illegali è prevista la mancata registrazione all’anagrafe, con la conseguente perdita del diritto all’assistenza sanitaria e all’istruzione. Le autorità sul controllo demografico – quelle con cui Marie Stopes International si vanta di collaborare – hanno scoperto, tuttavia, che tali metodi dissuasivi sono assai meno efficaci del sequestro dei parenti.

 

Ecco, questo è il contesto in cui meglio opera, a proprio agio, Marie Stopes International. Un’organizzazione che riceve contributi dall’erario britannico, la quale ha realizzato uno spot pubblicitario pro-aborto con fondi dell’erario britannico, e che ha utilizzato per tale reclame una rete televisiva sovvenzionata dall’erario britannico. Se fossi un contribuente di Sua Maestà avrei certamente qualcosa da ridire.